Cultura | 16 ottobre 2022, 09:17

'Spread', 1924 - James Turrel; lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

"Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra" Salmo 120

Spread 2003 di James Turrel

Spread 2003 di James Turrel

 

Io sono una persona costante o volubile? Tanto più occorre chiedercelo guardando alla nostra vita spirituale.

Gesù racconta una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai perché ci conosce bene e sa che spesso siamo scostanti e questo accade per diverse ragioni: perché ci facciamo prendere dalla pigrizia e  rimandiamo nascondendoci dietro alla scusa che non abbiamo tempo, perché pensiamo di pregare solo quando ci sono le condizioni ideali (cioè mai) , perché è inutile farlo in quanto mi distraggo, perché prima viene tutto il resto e poi forse Dio e molte volte anche perché stufi del fatto che Lui non esaudisca le nostre richieste. Altre volte cadiamo nella terribile tentazione del sentimentalismo e spontaneismo affermando con fierezza “io prego solo quando mi sento!”.

Seguire solo  ciò che sento è pericoloso per la vita in generale, così come per la nostra vita spirituale. Alla base però della nostra incostanza risiede la certezza  che ci illudiamo di cavarcela sempre da soli perciò non riteniamo importante sintonizzarci quotidianamente con Dio. Confidiamo solo in noi stessi; i risultati non tardano ad arrivare in quanto ci ritroviamo ad essere persone smarrite che ne provano di ogni  pur di far fronte alle difficoltà dell’esistenza ma non provano ad affidarsi alla preghiera .

La vedova della parabola chiede con insistenza per sé giustizia, perché si sente minacciata da un avversario. Cosa sta domandando davvero la donna? Qual è il suo nemico?

Noi spesso viviamo un’esistenza complessa e da chi andiamo per ricevere sostegno? Sono di grande ispirazione le parole con le quali si apre il salmo 120: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra”.

Spesso guardiamo ovunque, ricorriamo a mille espedienti pur di riacquisire un po’ di forza e di pace per reagire alla complessità della vita ma mai ci rivolgiamo a Dio. La giustizia nella Bibbia non riguarda questioni legali o processuali ma indica un giusto rapporto con il Signore fondato sulla verità. L’avversario simboleggia innanzitutto il demonio che ne inventa di ogni pur di tenerci a distanza da Dio e farcelo dimenticare. L’avversario sono poi tutte quelle svariate forme di fatiche che ci riserva la vita e per questa ragione, proprio come insegna la parabola, non dobbiamo cedere nella tentazione di smettere di pregare perché questa azione ci permette di sintonizzarci con Dio e con il suo Santo Spirito che ci dona vita ossia quella vitalità necessaria per reggere ai ritmi e alla sfide quotidiane.

Il Signore però non è "chissà dove" ma abita nel centro della nostra anima, non devo cercare lontano ma è sufficiente ritornare e riabitare  me stesso, pregando, per avvertire la sua presenza.

Alla fine del brano di Vangelo Gesù lancia un interrogativo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Se Cristo dovesse tornare oggi che umanità troverebbe? Credo molto disorientata, come lo è stata anche in altre epoche e questo perché perseveriamo nel solito errore: confidare solo in noi stessi, nei nostri mezzi e forze. La vita però è impegnativa e se la affrontiamo da soli ci ritroviamo persi, smarriti e deboli.

James Turrell (1943) è un artista contemporaneo statunitense che ha fatto della luce lo strumento per creare luoghi e spazi “mistici”, come lui stesso afferma: “Non mi ha mai interessato dipingere la luce, ma utilizzarla come strumento percettivo. Credo che la luce sia una sostanza forte e potente, ma la sua presenza fisica sembra fragile, quasi impalpabile. Per far percepire la sua potenza l’ho trasformata in un’esperienza”, come nel caso di Spread (differenza) del 2003,un'ambientazione di 400 mq di luce blu, creata appositamente per il Museo Turrell di Colomé in Argentina: un'ampia scalinata conduce in un parallelepipedo di luce azzurra.

Preghiamo ogni giorno non per paura che Dio ci punisca ma perché abbiamo scoperto la bellezza e l’importanza di farlo anche se in certi momenti può costare fatica, sforzo e impegno. Alla fine percepiremo qualcosa di stupendo: non siamo disabitati e soli nell’affrontare quanto viviamo ma al contrario siamo amati, cercati, attesi, sostenuti e avvolti dall’amore del Signore; questo fa la differenza.

Incontrando spesso le persone e ascoltando le loro storie mi convinco sempre più che se ci affidassimo ogni giorno a Dio affronteremmo tutto con un altro spirito.

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it