Religio et Fides | 12 marzo 2023, 09:00

Lettura d'arte domenicale: 'Donna al pozzo', 1866 -Jean Francois Millet (1814-1875)

Lettura d'arte domenicale: 'Donna al pozzo', 1866 -Jean Francois Millet (1814-1875)

Gesù incontra una samaritana al pozzo di Giacobbe nella città di Sicar e tra i due nasce un dialogo sul tema della sete e di un’acqua diversa da tutte le altre.

Entriamo anche in questa terza domenica di Quaresima nel nostro giardino interiore ed esplorandolo, scopriamo che in esso vi è un pozzo dal quale possiamo attingere ogni giorno, ogni ora, ogni istante un’acqua viva che è in grado di soddisfare le nostre seti più profonde.

Si tratta dello Spirito Santo che, come recitiamo nel Credo, è Signore e dà la vita.

In commercio vi sono tanti tipi di acque con diverse proprietà ma questa è davvero speciale! Spesso ci dimentichiamo o peggio ignoriamo di possedere un pozzo che ci consente di attingere quella vitalità che sovente ricerchiamo in mille modi (spesso anche sbagliati) e che ci è stato donato con il battesimo.

Sono convinto che nel sottosuolo di ognuno, credenti e non, appartenenti anche ad altre religioni, scorra l’acqua dello Spirito Santo; vi è una falda acquifera sotterranea dove fluisce la vita di Dio che ci attraversa e ogni tanto quell’acqua fuoriesce dove meno ce lo aspettiamo.

Per questo lo Spirito Santo può agire in tutte le persone in modalità e forme diverse.

Con il sacramento del battesimo accade però qualcosa in più: Dio ci dota di un pozzo che Lui stesso costruisce e dal quale vi possiamo attingere in qualsiasi momento l’acqua vivificante dello Spirito.

In quanto cristiani e battezzati siamo coscienti di possedere questo luogo così importante?

L’evangelista Giovanni precisa che il pozzo era stato donato da Giacobbe al figlio Giuseppe. Si tratta di un regalo prezioso poiché vivevano in una zona arida. All’inizio del dialogo Gesù dice alla donna: “Se tu conoscessi il dono di Dio…”.

Troppo spesso ignoriamo il dono che Dio ci ha consegnato con il battesimo e cioè quel pozzo dal quale possiamo attingere a un’acqua viva in grado di soddisfare le nostre seti più profonde che si manifestano in diverse circostanze: quando ricerchiamo il vero senso della vita, quando non sappiamo quale scelta compiere, sete che si produce perché la vita di ognuno è impegnativa e di conseguenza ci prosciughiamo interiormente e abbiamo bisogno di energie nuove.

Spesso, invece di andare al pozzo del nostro giardino interiore, andiamo a bere altrove, accontentandoci di acque che dissetano poco o male, in pozzi che si esauriscono, in pozzanghere che non offrono un’acqua viva e pura bensì stagnante; sono tutti quei modi che ci inventiamo per sopperire alla secchezza interiore buttandoci nello 'sballo', nella superficialità o negli eccessi per dimenticare la sete che ci portiamo dentro. Divertirsi e svagarsi non è un male ma dipende con quale animo lo facciamo.

Se siamo coscienti che ciò che ci disseta davvero non è un’ubriacatura ma recarci ogni giorno al pozzo per bere l’acqua dello Spirito Santo, allora sapremo vivere bene anche la festa.

Donna al pozzo (1866) è un dipinto di Jean Francois Millet (1814-1875).

Uno dei più importanti esponenti del realismo francese. Egli traeva ispirazione per i suoi soggetti da scene del mondo contadino poiché in esso vi scorgeva la profondità e la poeticità dell’umanità.

Una donna ha preso dell’acqua dal pozzo e la sta versando dentro due anfore che saranno sufficienti forse per una giornata o meno... anche noi quotidianamente e forse anche più volte al giorno dovremmo andare al pozzo che Dio ci ha donato per prendere l’acqua vivificante dello Spirito Santo.

Quella donna sa dove andare per rifornirsi mentre noi spesso vaghiamo in mille direzioni per tentare di dissetare il nostro animo pur avendo un pozzo inesauribile a portata di mano.

Non so voi ma ogni volta che passo nei pressi di una fontana dalla quale si può bere mi piace sorseggiare un po’ d’acqua, non farlo sarebbe come non apprezzare quel dono, quella presenza.

Impariamo a frequentare quel luogo, quel pozzo dal quale sgorga l’acqua vivificante dello Spirito Santo, vi possiamo andare a qualsiasi ora e in qualsiasi situazione ci troviamo.

Come vi si accede? Tutte le volte che ci accostiamo ad un sacramento, quando ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, quando preghiamo e in particolare tutte le volte che invochiamo lo Spirito Santo.

Ogni giorno spendiamo e consumiamo energie interiori, per questo quotidianamente abbiamo bisogno di recarci al nostro pozzo interiore per attingere all’acqua vitale e rinfrescante dello Spirito. 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta.

Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte.

Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito.

Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.

 

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it