La petizione popolare 'Salviamo il Vallone delle Cime Bianche' è stata depositata in Consiglio il 28 ottobre 2022 ed è accompagnata da 2335 firme.
E' stata esaminata dalle Commissioni 'Assetto del territorio' e 'Sviluppo economico' che hanno concluso l'istruttoria approvando a maggioranza una relazione, che è stata illustrata in Aula dal Presidente della Terza, Albert Chatrian (AV-VdAU).
"Le Commissioni ritengono che il punto 4 della petizione (mettere da parte ogni proposito di realizzazione di nuovi impianti di risalita nel Vallone) - ha detto Chatrian - sia in contrasto con le determinazioni assunte dal Consiglio Valle nella seduta del 30 gennaio 2020, nel corso della quale è stato approvato il DEFR contenente la decisione di procedere con lo studio di fattibilità del collegamento intervallivo Cime Bianche".
Il Consiglio sarà pertanto chiamato "a valutare gli studi propedeutici che abbiamo ricevuto qualche giorno fa ed effettuati congiuntamente dalle società concessionarie Cervino Spa e Monterosa Spa, con l'obiettivo di giungere ad una decisione basata sulle analisi di realizzabilità del collegamento intervallivo in termini di sostenibilità finanziaria, ambientale, urbanistica e sull'applicabilità delle previste deroghe al decreto ministeriale del 17 ottobre 2007 e più in generale alla vigente normativa in materia".
"Con riferimento ai punti 2 e 3 della petizione (predisposizione di uno specifico piano di gestione del Vallone ed elaborazione di un programma di studio e valorizzazione dell'estrazione della pietra ollare ad Ayas e nel Vallone delle Cime Bianche) - ha proseguito Chatrian - le Commissioni ritengono che le attività proposte non siano in contrasto con l'eventuale realizzazione del collegamento intervallivo Cime Bianche (...) Avremo ora anche modo di entrare nel merito dello studio ricevuto da Monterosa e Cervino Spa e che è preliminare alla valutazione di fattibilità del collegamento: lo studio ci permetterà di affrontare serenamente questo percorso, approfondendo se è utile al sistema Valle d'Aosta, se può far crescere la nostra regione, accompagnare le sfide future, creare le condizioni per allungare le stagioni, creare posti di lavoro e dare nuove opportunità a tutti coloro che vivono e credono nella montagna, sapendo che l'ambiente è il nostro bene più prezioso".
Il dibattito in Aula
La vicecapogruppo di PCP, Chiara Minelli, ha ricordato che "la petizione deriva dalla mancata risposta a una diffida alla nostra Regione da parte di molte associazioni ambientali. Avevo chiesto un parere all'Avvocatura quando ero assessora all'Ambiente che, dopo varie sollecitazioni, è giunto senza chiarire, se in base ai divieti previsti dalla normativa nazionale, fosse possibile realizzare impianti da sci nella zona speciale in cui è inserito il Vallone. A tutt’oggi non si è affrontato compiutamente il nodo del divieto, che è una questione centrale, imprescindibile e che si poteva affrontare con una consulenza giuridica specifica".
"L'Avvocatura - prosegue Minelli - dice che occorre tener conto della normativa regionale, ma il dato di fatto è che la delibera di Giunta 1087/2008, derivante dalla legge regionale, riporta esattamente gli stessi divieti del decreto: quindi normativa statale e regionale portano alle stesse conclusioni: in quella ZPS è vietata la costruzione di impianti di risalita! Del resto la conferma ci viene da un dato clamoroso che finora non è stato evidenziato. La Regione nel corso del 2021 ha esaminato un progetto di impianto a fune nel Vallone, la sostituzione della sciovia di Gran Sometta con un'altra seggiovia. Gli Uffici della Regione si sono dimostrati ben consapevoli del divieto previsto dalla normativa statale. La sostituzione ha ricevuto parere favorevole perché non si trattava di una nuova costruzione. Diversamente non sarebbe stato possibile realizzarla".
Il Vallone, ricorda Minelli, "ha un valore naturalistico e paesaggistico che sarebbe irrimediabilmente compromesso dalla costruzione di impianti. Anche immaginando di arginare vincoli e divieti la scelta sarebbe valida? Per noi no, si tratta di una scelta sbagliata. I due comprensori hanno peculiarità da far valere evitando una omogeneizzazione. Il progetto funiviario non creerebbe osmosi tra la conca del Breuil e la Val d'Ayas ma genererebbe una omologazione di offerta, puntata solo a portare gente in quota. La propaganda parolaia e immaginifica a cui abbiamo assistito non ha mai citato le bellezze del Vallone ma si è limitata a parlare di chilometri di piste da percorrere sci ai piedi. Non è il carosello di impianti ma i servizi connessi che favoriscono l'attrattività. Si vuole il collegamento per destagionalizzare: e in caso di mancanza di neve e di impossibilità di usare l'innevamento programmato nella parte bassa come si potrebbero collegare le due località? Il collegamento favorirà il ciclo di escursionismo? In Valle abbiamo già 1000 km di piste dedicate, su cui bisognerebbe chiarire il problema delle responsabilità. La funivia avrebbe come unica conseguenza quella di creare una sorta di pista di down-hill. È davvero questo che si immagina? Non si è avvertita l'esigenza di sentire la voce dei turisti, degli sciatori. Molti si sono pronunciati nel senso di fare degli investimenti 'verdi' e meno impattanti. Parliamo di un sito che presenta spettacolari peculiarità che deve rientrare in un apposito Piano di gestione e non dissipare questo patrimonio irripetibile. Dobbiamo ripensare il nostro modello di turismo e le proposte di valorizzazione dei promotori della petizione sono più che valide".
Il vicecapogruppo della Lega VdA, Stefano Aggravi, ha auspicato che "quella di Cime Bianche sia l'occasione per rilanciare una visione d'insieme, strategica e coerente degli investimenti regionali, delle strategie di sviluppo delle singole zone, del ruolo di Finaosta e della Regione, del rilancio della presenza dei privati nel settore, dell'inesorabile evoluzione climatica che ci condizionerà nel futuro e non necessariamente in maniera negativa. Facciamolo, però, in senso propositivo, proattivo e sganciato da totem e ideologie politiche che in realtà nascondono soltanto la veduta corta dell'interesse del consenso elettorale, costruito su paura e falso moralismo da masochisti chic da salotto (...) Lo studio sulla fattibilità del collegamento di Cime Bianche è stato fatto in una certa maniera, ma la sua genesi è chiara: occorreva trovare una quadra tra le forze politiche della maggioranza autonomista-progressista riguardo, da una parte, alla sua fattibilità e, dall'altra, sulla sostenibilità ambientale. E il varo della nuova maggioranza si giocherà anche su questo dossier".
Il fondamento della petizione "è il timore che il Vallone Cime Bianche venga deturpato - ha commentato il Capogruppo di FI, Pierluigi Marquis - si tratta certamente di una zona importante sotto il profilo naturalistico, geologico e culturale. Il compito della politica è quello di cercare di far convivere tante esigenze: la salvaguardia del bene ma anche lo sviluppo della collettività. Noi crediamo che bisogna fare di tutto per valorizzare questa zona ma riteniamo anche che le collettività abbiano la necessità di acquisire maggiore competitività, attraendo un numero crescente di turisti. Abbiamo sentito molta preoccupazione per gli effetti del turismo di massa ma bisogna studiare rimedi per evitare lo spopolamento della montagna. In questo senso, si inserisce il ragionamento sulla destagionalizzazione: le presenze turistiche ormai si sono accorciate così come anche gli afflussi in bassa stagione. Questi sono momenti in cui la popolazione vive difficoltà oggettive. Bisogna quindi creare misure economiche per mantenere in vita il territorio. Questa iniziativa porterà benessere non solo alle comunità locali ma contribuirà a valorizzare l'immagine dell'intera regione, dandoci un nome da spendere all'esterno per rendere più appetibile tutto il territorio. Questo progetto dà nuove aperture grazie ai collegamenti che consentiranno di raggiungere comuni, regioni e nazioni diverse".
"L'analisi della petizione è stata approfondita e ricca di spunti anche di carattere giuridico, spaziando tra regolamenti comunitari, leggi regionali, direttive e delibere - ha dichiarato il Capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier - il DEFR 2020-2022 aveva previsto la valutazione della realizzabilità del collegamento intervallivo e con lo studio, ora pervenuto, siamo approdati alla sua analisi, a un punto in cui non è stato deciso ancora nulla, ma abbiamo un semplice riscontro alla richiesta di approfondimento. Lo studio di fattibilità è, infatti, molto complesso, presenta una documentazione corposa che va analizzata. È dunque necessaria una verifica puntuale e specifica in capo a soggetti esperti che possano tradurre alcune parti in modo chiaro a tutti e comprensibile per affrontare le scelte future. Nelle audizioni in Commissione alcune questioni sono apparse immediatamente chiare: la necessità di collegare i due versanti della valle di Ayas; sostenere lo sci in alta quota; aumentare il turismo non solo di passaggio e giornaliero, ma un turismo che faccia tappa nelle varie località. In contrapposizione, sono state evidenziate anche le necessità legate alla difesa di un comprensorio naturale, delle sue bellezze, dei suoi ritrovamenti disseminati in quota, delle potenzialità ambientali e di eventuali sviluppi sostenibili. Ambedue le scelte poggiano su uno sviluppo estivo e destagionalizzato per coprire periodi con flussi turistici attualmente meno importanti. Tuttavia diventa difficile, al momento, esprimere un parere complessivo che faccia delle scelte definitive".
Il capogruppo dell'UV, Aurelio Marguerettaz, ha sottolineato: "Questo progetto, che creerà il comprensorio più grande d'Europa, per essere sviluppato, va a insistere su delle aree che hanno dei vincoli e noi dobbiamo chiederci: dal punto di vista sostanziale, questi interventi devastano un territorio? Dalla narrazione fatta in quest'Aula, sembra che il Vallone delle Cime Bianche venga totalmente cementificato, invece il progetto presentato qualche giorno fa vede quattro piloni inseriti nella zona protetta del vallone. Io mi chiedo: quattro piloni devastano un'area dal punto di vista ambientale? Un impianto funiviario disturba la fauna selvatica? Sotto le cabine di Skyway pascolano camosci e stambecchi. Noi dobbiamo applicare con buon senso le disposizioni esistenti. Convengo che la questione centrale sia il divieto, ma sono prudente e le varie sentenze lo confermano. Chiediamo poi: non fa sorgere dei dubbi il fatto che le comunità locali, gli operatori turistici e commerciali si siano espressi a favore di questo collegamento? Ritenete che siano tutti dei dementi, accecati dal "dio denaro" a breve termine, cercando di distruggere il patrimonio più importante che abbiamo, ossia l'ambiente? Si continua a parlare di diversificazione, dimenticando che senza lo sci non ci sarebbero le altre attività. Noi crediamo che la valorizzazione delle Cime Bianche e dei suoi punti di forza non sia in contrasto con l'industria dello sci: è l'esatto contrario, si tratta di attività che possono tranquillamente coesistere. L'impianto di sci deve essere considerato non solo come una componente di un'azienda, ma come una infrastruttura - al pari di una strada - che porta valore aggiunto ad una comunità".
"La petizione è una delle tante iniziative spontanee che sono nate rispetto alla questione del Vallone delle Cime Bianche portando all'attenzione del Consiglio regionale una tematica che, altrimenti qui, non sarebbe mai arrivata - ha ricordato la Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz - la Regione, però, si è concentrata solo sulla realizzazione o meno degli impianti e ha bypassato tutte le altre questioni: il Comitato promotore della petizione ha presentato una serie di proposte per la valorizzazione del Vallone che non sono neanche state prese in considerazione. Ricordo che è proprio la Regione che ha voluto inserire questa area nell'elenco delle zone da tutelare per il suo valore ambientale e oggi dice l'opposto. Dal punto di vista legale, poi, il Consiglio avrebbe dovuto aver chiara la percorribilità giuridica della realizzazione degli impianti di risalita. Come si pensa di derogare ai decreti previsti dal decreto ministeriale del 2007? La nota dell'Avvocatura non risponde a questa domanda e il nodo legale non è ancora sciolto. Il Consiglio Valle avrebbe dovuto giocare un ruolo centrale per definire il futuro del Vallone, ma lo studio di fattibilità, prima di arrivare a questa Assemblea, era già in mano al Presidente del Comitato Cervino Monterosa Paradise e a quello della Cervino Spa, che lo hanno ampiamente divulgato. La questione del Vallone è in mano a una maggioranza improntata a ragionamenti di stampo novecentesco e manca di capacità di visione innovativa che tenga conto dei cambiamenti climatici e della diversificazione turistica. Come si può pensare che l'unica soluzione sia quella di realizzare impianti da sci senza cercare altre vie per sviluppare il turismo? Non si può ragionare a compartimenti stagni ma serve, invece, una visione generale che noi non vediamo. Inoltre, ancora una volta è evidente che, di progressista, questa maggioranza non ha più nulla. Come si può approvare un programma politico che vuole valorizzare e tutelare l'ambiente e ora dire l'opposto? Comunque sia, vogliamo ribadire ancora una volta che questo progetto approdato in Consiglio non è realizzabile fino a che non sarà sciolto il nodo sulla legittimità".