E' sotto processo nell’aula bunker di Lamezia Terme dopo il rinvio a giudizio nell’inchiesta 'Alibante' condotta dalla Dda di Catanzaro in Calabria e in Valle d'Aosta sulle infiltrazioni mafiose della cosca Bagalà nel medio Tirreno Catanzarese. Eppure il manager contabile Antonio Gedeone è stato recentemente scelto dalla giunta regionale toscana a guida PD del Presidente Eugenio Giani in qualità di membro del collegio dei revisori dei conti che deve vigilare sui bilanci della Regione. Il professionista è stato estratto da una terna di nomi.
Nato a Cosenza e ora residente a Cortona, Gedeone avrebbe avuto per i magistrati antimafia coordinati da Nicola Gratteri stretti rapporti con il clan di Carmelo Bagalà, al punto da essere "intestatario di beni patrimoniali della consorteria".
Secondo l’accusa avrebbe assunto "la nomina di amministratore delle società Calabria turismo srl e della Sole srl" sulle attività delle quali vigilava l'avvocato del foro aostano Maria Rita Bagalà, figlia del boss Carmelo.
Venerdì scorso la Regione Toscana ha diramato un comunicato per spiegare che la selezione è "avvenuta secondo quanto stabilito dalla legge. Non si tratta in alcun modo di una nomina di carattere politico o che può essere imputata ad alcun partito come oggi riportano strumentalmente alcuni organi di stampa ma di un procedimento di natura del tutto tecnica di fronte al quale la politica non ha, né può avere, alcun elemento di discrezionalità se non procedere a un sorteggio pubblico. Tutti i passaggi si sono svolti in modo assolutamente trasparente coinvolgendo come da regolamento l’intero Consiglio fino al sorteggio avvenuto in aula e, come sempre accade a fronte di ogni nomina, a seguito di approfondite istruttorie da parte degli uffici competenti. In ogni caso, per scrupolo e per garantire ancora di più la massima tutela dell’ente, ho già chiesto che venga fatta una ulteriore verifica tecnica per ribadire l’assoluta correttezza di una nomina che, ripeto, non ha alcun carattere di natura politica".