Religio et Fides | 09 aprile 2023, 07:00

Con 'Hallelujah' di Mike Moyers, Auguri di Buona Pasqua dalla redazione de LAPRIMALINEA.IT

Oggi, domenica della Santa Pasqua, la lettura d'arte di don Paolo Quattrone ci rammenta il meraviglioso mistero della risurrezione di Cristo

Con 'Hallelujah' di Mike Moyers,  Auguri di Buona Pasqua dalla redazione de LAPRIMALINEA.IT

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.

Così inizia il Vangelo che leggiamo nella splendida liturgia della Veglia pasquale.

Per essere maggiormente fedeli al testo greco si dovrebbe tradurre così: "andarono ad osservare la tomba"; quest’ultima è inequivocabilmente simbolo di morte ma anche di chiusura, di buio e di silenzio in essa si seppellisce il cadavere che viene chiuso e sigillato.

Ecco però che vi fu un gran terremoto e un angelo del Signore si avvicinò e rotolò la pietra rivelando alle donne che Gesù non era più lì ma che era risorto!Erano partite da casa per vedere un luogo chiuso e trovano il sepolcro aperto, avevano il buio e l’angoscia nel cuore e trovano la luce e la speranza, la morte del Maestro le aveva lasciate senza parole è lì odono l’annuncio dell’angelo: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto”.

Hallelujah (2017) è un dipinto del pittore contemporaneo statunitense, il titolo rimanda alla parola ebraica composta da HALLELU (sia lode) e YAH (prima parte del tetragramma sacro YHWH) usata per rendere gloria alla grandezza di Dio ma per noi cristiani possiede un ulteriore significato in quanto allude a Cristo risorto che sconfigge il peccato e la morte uscendo dal buio e dal silenzio del sepolcro!

Pasqua è il trionfo dell’apertura su ogni forma di chiusura! Gesù risorto ci dona la forza e l’esempio per uscire dai nostri sepolcri, dalle tombe dei nostri egoismi, pregiudizi, paure, diffidenze, zone di comfort e campanilismi per affacciarci alla vera vita, alla vera gioia, alla vera fede, perché la nostra vera natura consiste nell’aprirci a Dio, agli altri, alle nuove opportunità e sfide che la vita ci offre per creare relazioni e bellezza.

Ogni forma di chiusura in noi e tra di noi, nel mondo, nella società e nella Chiesa ci conduce alla morte, ad una vita imbruttita perdendo di vista la nostra vera essenza che viene evocata nella prima lettura della Veglia pasquale tratta dal racconto della Creazione dove ad un certo punto Dio dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”.

Noi gli somigliamo perché la Trinità è Padre e Figlio e Spirito Santo, Dio non è solitario perciò se noi siamo a sua immagine vuol dire che la nostra vera natura consiste nel creare relazioni, come si legge in un passaggio del secondo capitolo della Genesi: “Non è bene che l’uomo sia solo”.

La solitudine è una tomba, nessuno è chiamato ad essa, siamo fatti invece per aprirci, per l’amicizia, per collaborare, per camminare insieme ed amarci.

Per innumerevoli motivi possiamo cadere nei sepolcri dell’isolamento, dell’individualismo e dell’egoismo, il peccato stesso è chiuderci ed allontanarci da tutto ciò che è felicità e allora Gesù risorto ci ricorda che la vera vita sta nell’uscire da ogni forma d iripiegamento e di malsana solitudine. La stessa fede può trasformarsi in tomba quando la usiamo per rintanarci, per sentirci al sicuro, migliori, riducendola a vuoti e sterili tradizionalismi o fissazioni perdendo così di vista la sua bellezza, freschezza, attualità e luminosità che si mantengono soltanto se diventa un’occasione per aprirci a Dio e agli altri, vivendola con gioia, con una sana leggerezza, da figli e non da sottomessi o da oppressi.

L’aspetto però che più di tutti ci rende somigliantissimi a Dio è la creatività, ogni qualvolta la coinvolgiamo per schiuderci e costruire il bene e il bello attorno a noi, ecco che siamo nella gioia perché riusciamo a dare espressione alla nostra più profonda natura.

Tornando al quadro di Moyers, notiamo che Cristo risorto invade con una luce intensissima tutta la scena conferendo un senso di apertura, di libertà, di gioia e la folla che lo acclama; sembra voler abbracciare e cogliere tutta l’essenza e l’energia della resurrezione quasi tuffandovisi dentro.

Celebrare e vivere la Pasqua vuol dire lasciarci trascinare dalla travolgente vitalità ed energia della risurrezione per essere persone sempre in uscita mai ripiegate su loro stesse, pronte a lasciarsi incontrare da Dio e a seguirlo per le strade che propone, disponibili a costruire relazioni significative con gli altri, mettendosi in gioco, in discussione, sempre sollecite ad aprirsi a ciò che la vita pone davanti mettendovi creatività. Pasqua è davvero il trionfo dell’apertura su ogni forma di chiusura, non a caso Gesù risorto si congederà dalle donne dicendo loro:

“Non temete; andate”.

A cura di don Paolo Quattrone

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta.

Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte.

Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito.

Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.

 

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it