Politica | 11 maggio 2023, 07:38

L. Distort (Lega VdA) 'basta tabù, 'il 25 Aprile è molto più di Bella Ciao' INTERVISTA

LAPRIMALINEA è 'una cosa piccola ma seria', che fonda il proprio operato sugli stessi valori di Liberta e Democrazia su cui poggia la nostra Costituzione, Carta figlia della sacra lotta di Liberazione. Ed è proprio per non venir meno a questi valori che non ci siamo sottratti a un confronto aperto con il consigliere regionale del Carroccio primo firmatario di una interpellanza con cui si chiede alla Giunta regionale i motivi che hanno indotto gli organizzatori delle celebrazioni per la Liberazione svoltesi lo scorso 25 aprile ad Aosta a far suonare 'a più riprese' la popolarissima 'Bella Ciao' universalmente riconosciuto inno partigiano di Resistenza

Il consigliere regionale Luca Distort

Il consigliere regionale Luca Distort

In poche strofe racconta amore, dolore, impegno civico, morte, libertà e spirito patrio. Per decenni è stata una delle canzoni più cantate in Italia; da qualche anno lo è in tutto il mondo. Eppure, sembra incredibile ma sulle origini di Bella Ciao e sull'aderenza del testo alla sola guerra partigiana nel Nord Italia ancora oggi si discute. E' stata scritta (e cantata) prima o dopo il 25 Aprile? Da chi e perché? Domande che sempre ottengono risposte diverse e che inevitabilmente generano polemiche da fronti avversi. 

L'iniziativa della Lega VdA di portare all'attenzione del Consiglio Valle l'inserimento 'ripetuto' di Bella Ciao nella scaletta del repertorio della Banda musicale di Aosta per le celebrazioni di Resistenza e Liberazione lo scorso 25 aprile ha suscitato perplessità in gran parte dell'opinione pubblica valdostana, perchè Bella Ciao è ben più di una semplice canzone: è un simbolo universale o, come quasi provocatoriamente sostiene Luca Distort, primo firmatario dell'interpellanza, un 'tabù' intoccabile da cui, senza rinnegarne in alcun modo il valore e anzi a suo dire proprio per ridarle nuova linfa, ci si dovrebbe 'liberare' una volta per tutte.

Laprimalinea: Consigliere Distort, che cosa le dà fastidio di Bella Ciao?

Luca Distort: Il fastidio è una sensazione che non riesce minimamente a mettere in moto le mie reazioni, tanto più in Consiglio regionale. Sarò all'antica, ma ciò che mi muove è il senso di giustizia e la possibilità di migliorare sempre. Nello specifico, delle recenti celebrazioni del 25 Aprile ho percepito più la celebrazione di una canzonetta che il senso storico, istituzionale e valoriale di una festa nazionale.

LPL: Ma Bella Ciao è il simbolo del 25 Aprile. Un simbolo universale. Per quanto riguarda la nostra redazione, vorremmo fosse insegnata a memoria nelle scuole...

LD: Il 25 Aprile è infinitamente di più: si connota come Festa nazionale della Repubblica Italiana, per commemorare la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazifascista e si celebra dal 1946, su proposta del presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi e secondo il decreto legislativo luogotenenziale n. 185 del 22/04/1946 emanato da Umberto II di Savoia, principe e luogotenente del Regno d'Italia, il 22 aprile 1946, 'Disposizioni in materia di ricorrenze festive', che all'articolo 1 stabiliva la festività del 25 Aprile per quell'anno 'A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale'. Seguirono, poi, decreti per celebrare la ricorrenza anche nel 1947, nel 1948 e nel 1949 la ricorrenza venne istituzionalizzata stabilmente quale giorno festivo, insieme con la festa nazionale italiana del 2 Giugno. Queste informazioni storiche, cosa ci fanno capire in modo inequivocabile? Che la Festa della Liberazione costituisce un simbolo celebrativo che riveste il carattere di rappresentazione dell'intera nazione, delle sue istituzioni, dei corpi sociali che la compongono, sino ad ogni cittadino che si riconosce nella volontà di opporsi ad ogni forma di totalitarismo e, quindi, la celebrazione deve per sua natura possedere i caratteri di universalità di rappresentanza di un'intera nazione e dei suoi valori. Motivo per cui, anche quest'anno, ad Aosta, la celebrazione della Festa della Liberazione era patrocinata dall'Esercito, dalla Regione Valle d'Aosta, dalla Città di Aosta e dall'ANPI; parliamo di organismi istituzionali, non di qualunque sponsor.

LPL: Dunque, alla luce della sua esposizione, qualcosa secondo Lei non ha funzionato ad Aosta il 25 Aprile scorso?

LD: Riporto i fatti così come si sono svolti: il momento celebrativo tra la deposizione della corona al Giardino della Rimembranza, in via Festaz e il trasferimento, in corteo, in piazza Chanoux si è svolto in accompagnamento musicale, da parte della Banda municipale, esclusivamente sul tema, ripetuto a più riprese, di Bella Ciao. Questo avverbio 'esclusivamente' è il cuore dell'interpellanza che ho depositato in Consiglio: in tutta la durata del corteo si è intonata, ripeto, esclusivamente e a più riprese, una canzone introdotta artificialmente nel repertorio partigiano, con vari passaggi cronologici, tra il 1953 e il 1964. Durante il corteo al quale erano presenti tutti gli organismi e le figure istituzionali che rappresentavano il senso della Festa nazionale, non si è dato nessuno spazio ad altre intonazioni di ambito tematico: questa indubbiamente è stata la scelta di una precisa impronta celebrativa. Una normale logica di protocollo, di cerimoniale, prevede che l'accompagnamento musicale di un corteo a carattere istituzionale meriti una selezione di temi coerente all'istituzionalità della cerimonia, rappresentando, per il particolare evento del 25 Aprile, l'universale carattere patriottico, in onore a quell'attività militare che ha condotto alla Liberazione nel 25 aprile 1945.

LPL: Lei qui sta dunque affermando che l'interpellanza non muove da un'avversione a Bella Ciao, bensì voi contestate il fatto che tutta l'attenzione musicale si sia incentrata su questa canzone senza dare spazio ad altro repertorio?

LD: Esattamente; se si tratta di una celebrazione istituzionale, il carattere di universalità è un requisito fondamentale. Ricordo che questa canzone non ha mai fatto parte del repertorio partigiano ma è un prodotto musicale ufficializzato nel 1964 al Festival di Spoleto, quindi non è direttamente rappresentativo nemmeno delle brigate partigiane. Poi la festa della Liberazione, in una società sana e matura deve costituire il momento di rimarginazione di una ferita sociale che, con la guerra civile ha mostrato la sua più grande lacerazione. Una ferita di questo tipo si cura con il rigore della verità, quella stessa verità che ci ricorda che tra gli attori italiani della Liberazione compaiono, in primis, i reparti dell'Esercito Italiano, a cui si è affiancata l'attività delle formazioni di matrice monarchica, liberale, cattolica, oltre che socialista e comunista: in Valle d'Aosta, le formazioni partigiane hanno beneficiato del contributo dato dall'addestramento proveniente dalla Scuola Militare Alpina e dai reparti del Battaglione Aosta. Questa è storia della nostra comunità: mi sembra di maggior risalto rispetto a una canzone ufficializzata in un festival.

LPL: Consigliere, in tutta verità, quanto incide la sua precisa connotazione politica con questa interpellanza?

LD: La mia posizione politica è frutto di un percorso critico, non di adesione passiva e, nello specifico di questa interpellanza, non mi interessa fare una lettura politica sul protagonismo di una canzonetta, nella celebrazione del 25 Aprile: a me interessa la dignità storica e istituzionale della celebrazione. Mi interessa l'organizzazione di un cerimoniale, la condivisione costruttiva dei simboli.

LPL: Con questa presa di posizione si è attirato le critiche di molti e per un politico il giudizio degli altri è determinante; di questo cosa ne pensa?

LD: Potrò peccare di presunzione, ma l'unico giudizio che mi interessa è la voce della mia coscienza: come diceva don Bosco: "quando credi che qualcosa sia giusto, costi quel che costi, fallo"

LPL: In buona sostanza cosa chiede al governo regionale, con questa interpellanza?

LD: Se la scelta dell'intonazione esclusiva e a più riprese della canzone 'Bella Ciao' sia stata condivisa con gli enti patrocinanti; se si ritiene che la scelta di tale tema, esclusivo e ripetuto, costituisca la formula più corretta per rendere onore all'universalità degli attori della Liberazione, tra cui compaiono, in primis, i reparti dell'Esercito Italiano, con la partecipazione delle formazioni di matrice monarchica, liberale, cattolica, socialista e comunista; quali siano le intenzioni in merito ai suggerimenti da esprimere, in quanto patrocinante, per le scelte future della celebrazione della Festa della Liberazione.

LPL: E cosa vi aspettate che risponda il governo regionale?

LD: Ci aspetteremmo la condivisione dei presupposti istituzionali e universali che abbiamo evidenziato, per future celebrazioni dal tenore di rappresentatività di più ampio respiro.

LPL: Scusi ma la domanda era 'cosa vi aspettate', non 'cosa vi aspettereste'...

LD: Accetto la provocazione: se fossi incline al gioco, potrei scommettere che la risposta sarà una sorta di slalom tra i paletti di un tabù ideologico, evidenziando l'autonomia di gestione degli organizzatori, sostenendo la narrazione che "Bella Ciao" sia ormai un'icona della Resistenza, che l'inno del Piave, l'inno d'Italia e Montagnes Valdotaines hanno comunque avuto il loro spazio. Tanti ci crederanno ma tanti altri capiranno che la liberazione dai tabù sulla Festa della Liberazione ha ancora tanta strada da compiere.

Patrizio Gabetti