Editoriale | 28 maggio 2023, 08:35

Il profumo della carta dei libri in risposta all'Intelligenza Artificiale

Il profumo della carta dei libri in risposta all'Intelligenza Artificiale

"Hanno provato a salvare qualcosa, nell'impossibilità di salvare tutto. Consapevoli che la natura sarebbe stata più forte. E così è stato". E' un passaggio di un'emozionante cronaca di Niccolò Zancan (La Stampa) all'indomani della catastrofe reggio-emiliana.

Ha spesso il potere di emozionarmi, di commuovermi nel profondo (e come a me penso che accada a tanti suoi lettori) questo grande giornalista a cui però, con grande umiltà, rispetto a quel mirabolante 'pezzo' del 19 maggio scorso mi permetto di evidenziare che anche loro - anche le donne e gli uomini con le gambe nel fango, dentro le loro case tra i mobili e il televisore galleggianti come in un incubo, con le mani a frugare affannosamente sott'acqua alla ricerca dei propri ricordi - anche loro sono 'natura'; anche noi siamo natura sì, carne, sangue e peli come qualunque altro animale. E quando lottiamo contro le calamità del pianeta ricordiamoci che siamo Natura che lotta contro se stessa.

Noi siamo l'intelligenza naturale, che si perpetua e tramandandosi sopravvive alla morte e alla decomposizione del corpo. Siamo il nostro vero 'capitale', etico ancor più che economico, culturale piuttosto che politico. Siamo il territorio dove viviamo, la nazione dove viviamo, il continente dove viviamo, il pianeta dove viviamo. Siamo sapienza fatta di esperienza, studio, ricerca, ricordi, passioni, dolore.

Non siamo algoritmo, niente di artificiale, insomma. Nulla a che vedere, tanto per fare un esempio, con ChatGPT, il software basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico che simula ed elabora le conversazioni umane consentendoci di interagire con i dispositivi digitali come se stessimo comunicando con una persona reale e che da qui si sviluppa sino a scrivere per noi elaborazioni contabili, testi di saggistica, romanzi, tesi di laurea e poi va oltre a cercare per noi il look più adatto per un'evento, l'arredo più consono per una nuova casa e tanto altro.

Invadente è dir poco: è invasiva, questa Intelligenza Artificiale (che chiamiamo ormai confidenzialmente I.A.) che vuole sostituirsi alle sane fatiche del nostro lavoro, cambiare volto e direzione all'economia, rendere anonima la cultura e sorpassare l'autonomo ragionamento, eliminare quel 'luogo del pensiero' magistralmente descritto da Giorgio Gaber che è e deve essere il nostro rifugio e il nostro intimo luogo di culto.

Tutto lo scibile umano che umano a questo punto non sarà più, racchiuso in chip tridimensionali e per nulla emozionali a uso e consumo per qualunque scopo, nobile e meno nobile.

I.A. vuole impedirci di sbagliare, di commettere quegli errori di percorso che sono il fondamento dell'esperienza e della ricerca, imprescindibili per una vera crescita personale e sociale. Non mi sembra una buona soluzione alle grandi crisi del secolo, che paiono invece chiederci di fermarci e ragionare, di rallentare e metterci in ascolto, di elaborare una sorta di 'capitalismo dal basso' molto più 'local' che 'global'. Capace di tornare ai veri valori dell'Uomo minacciati da più parti o meglio da grandi, epocali menzogne. 

Non che si debba tornare a viaggiare sui carretti e a scrivere sulla selce, per carità; a meno di cataclismi su scala mondiale, dalla tecnologia di cui ci nutriamo ogni giorno (e che mi permette in questo momento di scrivere queste righe e diffonderle tramite un sistema editoriale informatico) difficilmente si tornerà indietro e non sarebbe nemmeno più giusto. Ma diamoci un limite, diamoci il senso del limite. Prendiamo in mano un libro, apriamolo, annusiamone con intensità le pagine: quell'odore, anzi quel profumo così particolare, unico che si sprigiona dalla carta fa parte di noi, della nostra Storia. Non ha nulla di artificiale, è natura, I.A. non può riprodurlo.

Guardiamoci attorno nella nostra stessa casa: in tutto ciò che di costruito dall'uomo ci circonda c'è studio, progettazione, sperimentazione, esperienza fatta di sbagli e ripartenze, manualità, abilità diverse di migliaia, milioni di persone. I.A. non sa nemmeno cosa significhi tutto questo e non lo saprà mai. Chi la sta creando e sempre più perfezionando, invece, lo sa bene. E questo un po' dovrebbe preoccuparci.

patrizio gabetti