Religio et Fides | 09 luglio 2023, 09:00

'Mezzogiorno, riposo dal lavoro' (1890) - Vincent Van Gogh

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'Mezzogiorno, riposo dal lavoro' (1890) - Vincent Van Gogh

A volte non sappiamo proprio dove posare il cuore, spesso appesantito, disorientato e turbato. Gesù, però, dal brano di Vangelo della XIV domenica del tempo ordinario ci offre dei suggerimenti preziosi.

Nella prima parte il Figlio loda il Padre perché ha rivelato il suo messaggio ai piccoli, mentre a quanti si credono dotti e sapienti le cose sono rimaste nascoste. Il nostro cuore spesso è appesantito perché troppo pieno del nostro io e questo non ci consente di accogliere ciò che Dio ha da suggerirci per il nostro bene; siamo sempre e soltanto in ascolto di noi stessi.

Il Signore ancora oggi ci cerca, ci viene incontro ma spesso noi siamo troppo presi dai nostri ragionamenti e calcoli mentre ogni tanto, meglio ogni giorno, dovremmo imparare ad ascoltare anche Lui ma non solo con le orecchie ma anche con il cuore, facendogli spazio. E’ Dio che ci cerca per primo ma spesso noi siamo altrove, occupati a fare altro, presi da noi stessi ed ecco che il nostro animo poco per volta si appesantisce, i pensieri si accumulano mentre dovremmo far entrare le parole e i pensieri di Gesù che donano nuova vitalità e prospettiva.

Quando non sappiamo dove posare il cuore perché pesante mettiamolo davanti a Dio ed alla sua Parola, smettiamo di ascoltare soltanto noi stessi. Nella seconda parte del brano Gesù sottolinea il profondo legame che c’è tra Lui e il Padre ma questo vale anche per noi poiché siamo figli di Dio. Impariamo a posare il cuore davanti al Signore consapevoli che Lui ci ama, è dalla nostra parte, ci accoglie, ci tiene a noi.

A tal proposito mi viene alla mente questo stupendo passaggio del salmo 10 riferito a Dio: “Eppure tu vedi l'affanno e il dolore, tutto tu guardi e prendi nelle tue mani”. Sovente invece posiamo il cuore in molti posti ma senza trovare pace perché lo poggiamo su cose terrene, provvisorie, precarie; ci appoggiamo anche sugli altri e un po’ va bene ma dobbiamo pur sempre essere consapevoli che le persone hanno dei limiti. Se posiamo il nostro cuore su Dio è come fondarlo su una roccia che niente e nulla può sgretolare.

La terza ed ultima parte del Vangelo di Matteo ci offre questa frase confortante di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Dove posare il nostro cuore quando abbiamo bisogno di ricaricarci, di ritrovare entusiasmo, gioia e pace? Andando da Colui che è energia, entusiasmo, gioia e pace allo stato puro! Pregare quotidianamente non è altro che posare tutti i giorni il nostro cuore in quello del Signore, come quando agganciamo un elettrodomestico alla sua stazione di ricarica. In concreto vuole dire ricordarci che Dio è Padre e noi siamo suoi figli, sempre amati, pensati, preziosi perciò non dobbiamo temere perché Lui ci accoglierà sempre con il sorriso e a braccia aperte, confidando che qualsiasi cosa accada vi è sempre un rifugio sicuro, un luogo dove siamo attesi e accolti.

Mettere il nostro cuore in Dio significa non fare la fine dei dotti e dei sapienti di cui parla Gesù nel Vangelo, cioè quegli scribi, farisei e sacerdoti che confidavano soltanto nei loro ragionamenti per saperci aprire a Dio ed alle sue Parole che ci offre per il nostro bene e la nostra salvezza.

Mettere il nostro cuore in Dio è credere che quando siamo stanchi, oppressi, 'scarichi' è Lui che ci ricarica, ci ristora, ci ridona vitalità interiore.

Mezzogiorno, riposo dal lavoro è un quadro realizzato nel 1890 dal celebre artista olandese Vincent van Gogh (1853-1890). L’opera si ispira ad un dipinto di Jean-François Millet del 1865. Due contadini, un uomo ed una donna, riposano dopo il duro lavoro nei campi, l’artista amava spesso trarre spunto per le sue opere dal mondo agricolo, vi intravedeva qualcosa di sacro.

Entrambi sono sdraiati sul fieno, l’uomo ha il cappello posato sugli occhi e la donna è posata al fianco del contadino ed entrambi riposano. Riposare è una parola che deriva da pausa, è fermarsi nuovamente, è posarsi per fermarsi.

Per riposarci non basta buttarci su un divano, una sdraio o coricarci a letto, per quanto sia importante farlo in determinati momenti, ma dobbiamo trovare quelle situazioni che ci aiutano a tuffarci in Dio, a buttarci su di Lui per posare il nostro cuore in un posto sicuro ed accogliente che ristora davvero.   

 

 

  ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta.

Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte.

Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito.

Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.

 

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it