Ambiente | 22 agosto 2023, 17:34

Al di là delle cause, l'emorragia dei ghiacciai impone un approccio diverso al clima

L'andamento dello scioglimento dei bacini glaciologici è sempre più attentamente monitorato dalla Carovana dei Ghiacciai, che oggi ad Aosta ha presehtato i dati relativi alla fronte del Rutor

Al di là delle cause, l'emorragia dei ghiacciai impone un approccio diverso al clima

La fronte del ghiacciaio del Rutor, da sempre uno dei più estesi della Valle d'Aosta, si è ritirata di sei metri nell'ultimo anno. Il dato, diffuso questa mattina in una conferenza stampa al CSV di Aosta, è stato rilevato dal monitoraggio effettuato ogni anno dalla Carovana dei Ghiacciai, l'iniziativa organizzata da Legambiente e dal Comitato glaciologico italiano per testimoniare il costante ritiro dei ghiacciai. La Carovana, giunta alla sua quarta edizione, ha fatto da domenica tappa ad oggi in Valle e concluderà il suo viaggio il 10 settembre sul ghiacciaio del Morteratsch, nei Grigioni, in Svizzera.

Il ritiro di sei metri del ghiacciaio del Rutor "è tutto sommato modesto se comparato con quello degli altri ghiacciai, in particolare delle Alpi Occidentali, che lo scorso anno hanno misurato frequentamente ritiri a due cifre, di decine di metri, fino ad arrivare al caso emblematico del Gran Paradiso che, nel momento in cui si è staccato un intero settore frontale del ghiacciaio, di colpo la fronte è arretrata di 300 metri", ha spiegato Marta Chiarle, ricercatrice Cnr-Irpi e Cgi, durante la presentazione dei risultati del monitoraggio della tappa valdostana. Chiarle ha ricordato che il 2022 "è stato un anno terribile per i ghiacciai", con "scarsi accumuli nevosi, temperature elevate e prolungate nel tempo". In particolare, dal 1865 ad oggi, il ghiacciaio del Rutor ha registrato una perdita di superficie di circa quattro chilometri quadrati, di cui 1,5 negli ultimi 50 anni. Dagli anni '70 ad oggi la fronte del lobo destro si è ritirata di 650 metri mentre quella del lobo sinistro di 750 metri.

Il dato misurato viene monitorato ogni anno e ciò avviene per tanti ghiacciai. È l'insieme dei dati che provengono da tanti ghiacciai a restituirci come un puzzle ciò che che sta succedendo nell'ambiente glaciale italiano. Per la ricercatrice, "il dato deve essere il punto di partenza di ogni riflessione e di ogni decisione successiva. Sarebbe veramente importante che ogni scelta ogni decisione si basi sui dei dati altrimenti rischiamo di prendere delle strade sbagliate e di fare scelte non corrette". Chiarle ha evidenziato che "non ovunque c'è questa attenzione alla criosfera che vediamo qui in Valle d'Aosta, regione che è sempre stata abituata a convivere nel bene o nel male con i ghiacciai. Questa stessa attenzione sarebbe bellissimo ci fosse su tutto l'arco alpino, proprio per consentire poi delle scelte e delle decisioni informate".     

Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia, la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, ha ribadito che "la notizia del nuovo record italiano dello zero termico raggiunto alla stazione di radiosondaggio Novara Cameri a 5.328 metri testimonia l'aumento senza precedenti delle temperature e l'inesorabile destino dei nostri ghiacciai alpini, in piena emorragia, per effetto della crisi climatica". 
"Neanche il Rutor nonostante l'ultimo modesto ritiro è fuori pericolo - ha proseguito Bonardo- e non sono bastate le nevicate dello scorso maggio a scongiurare il probabile bilancio di massa negativo". Per Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano e docente dell'Università di Torino, il ghiacciaio valdostano, il terzo per estensione nella nostra regione, "è emblematico perché le condizioni geologiche e geomorfologiche consentono di conservare traccia dell'evoluzione ambientale, nel breve e nel lungo termine".

Marco Cappio Borlino, direttore tecnico dell'Arpa Valle d'Aosta, intervenuto durante la conferenza stampa ha detto che "in linea di massima, se questo caldo anomalo non proseguirà per molte settimane, ci aspettiamo una situazione migliore rispetto a quella dell'anno scorso, che però era catastrofica. Quindi ci aspettiamo una situazione comunque 'brutta' ma non catastrofica".

"I dati di quest'anno - ha aggiunto - non li abbiamo ancora perché l'annata è ancora in corso, certo questa ondata di calore di fine agosto non promette nulla di buono, ma rispetto all'anno passato partiamo da un accumulo avvenuto tra la fine dell'inverno e la primavera, tra marzo e maggio, decisamente più importante di quello dell'anno scorso". Il direttore tecnico dell'Arpa ha ricordato che "lo scorso anno c'è stata una perdita di massa per alcuni bacini glaciologici incredibile". Ad esempio "il ghiacciaio del Timorion, che è un piccolo ghiacciaio che teniamo sotto controllo da più di vent'anni, lo scorso anno ha perso il quadruplo della massa che perdeva normalmente in un anno".

Chiarle ha ricordato che "i ghiacciai stanno subendo una trasformazione che sta andando oltre la rapidità, la modalità e l'intensità con cui si trasformavano nei decenni scorsi" e lo stesso sta accadendo per i rischi naturali, che "stanno assumendo una frequenza e una distribuzione sia nel tempo che nello spazio diversa rispetto al passato".

Ricordando il crollo del ghiacciaio della Marmolada della scorsa estate, che "ha interessato un ghiacciaio di cui noi non avevamo notizie in relazione a possibile eventi di quel genere"; la ricercatrice ha sostenuto che "questo ci impone un cambio di mentalità e di approccio sia nello studio dell'evoluzione dei ghiacciai e della criosfera in generale sia per quel che riguarda i rischi naturali collegati a questi speciali elementi della natura che stanno così soffrendo e reagendo ai cambiamenti climatici".

Ciò significa "modificare sia l'approccio mentale sia le tecniche di analisi dei dati che vengono analizzati" ma anche, in tutti gli altri settori, "rendersi conto che quelli che erano i paradigmi che funzionavano bene nel passato adesso potrebbero non più funzionare tanto bene", perché "ci troviamo di fronte a delle situazioni che in passato non eravamo abituati ad affrontare. Dobbiamo veramente essere disponibili a cambiare il nostro modo da approcciarci ai problemi".

pa.ga.