Cronaca | 24 settembre 2023, 08:30

Una lettera svela la querelle tra membri dell'aristocratica famiglia fondatrice del Casino de la Vallée

Una lettera svela la querelle tra membri dell'aristocratica famiglia fondatrice del Casino de la Vallée

La spogliazione di una sontuosa e moderna villa di Saint-Vincent. Un'insospettabile, intricata e ambigua querelle tra i membri dell'aristocratica famiglia romagnola del fu Conte Alberto Zorli di Bagnacavallo, dinastia del 1200, tra i fondatori del Casino de la Vallée di Saint-Vincent.

Tutto emerge da una lettera, pervenuta alla nostra redazione da fonte più che certa e attendibile, scritta da Alberto Papini Zorli, 71enne nipote dell'omonimo conte e diretta all'ufficio legale di una Casa d'aste che, a detta dello scrivente, sta vendendo alcuni importanti beni della famiglia Zorli.

Alberto è figlio di Camilla Zorli e di Renzo Papini, che fu Presidente del Grand Hotel Billia e della società di gestione Saiset. Ha una sorella, Ilaria, medico in Lombardia e un fratello, Tristano, imprenditore. Un quarto fratello, Ruggero, era impiegato al Casino ed è deceduto l'anno scorso.

Di seguito il testo della missiva, non perfettamente chiaro ai più, almeno per ora, ma certamente 'trasparente' a chi della vicenda è partecipe.

"All'attenzione della responsabile Ufficio Legale Casa D’Asta Ponte;

Gentilissima Signora Francesca Conte; come le ho precedentemente comunicato telefonicamente, Le confermo brevemente con questa mail quanto da me già a Lei  riferito circa la  'vendita impropria' da parte di mia madre Camilla Zorli-Papini, su istigazione di altri, dei beni di mio nonno Conte Alberto Zorli.

Al momento ho constatato che le vendite fanno parte dei beni dell’arredamento della villa sita in Saint Vincent (Aosta) che fu realizzata e abitata dalla mia famiglia e sono certo che  in futuro Le sottoporranno in vendita anche beni dell’ex appartamento, sempre della famiglia Zorli-Papini sito in Monza, via Ponchielli 44  e lasciato verbalmente da mio padre a tutti i propri figli. 

Tra l’altro alcuni di questi beni sono segnalati alle Belle Arti di Milano e sono stati spostati senza segnalazione all’ufficio di Milano preposto, come ben sapete meglio di me. In passato era stata richiesta, purtroppo, per mia madre - oramai novantenne e non certamente in grado di seguire traslochi e vendite dei beni di famiglia - un amministrazione di sostegno che per vari motivi al momento non ha avuto seguito.

La prematura morte di mio Fratello Ruggero Papini Zorli (ritengo che uno dei motivi del suo infarto fatale sia stata l’alienazione dei beni e della villa), mi costringe a proseguire singolarmente questa causa di rivendicazione patrimoniale e non solo, direi anche affettiva e umana, coinvolgendo tante persone interessate ai beni e all’eredità economica e culturale della famiglia Zorli.

Ci stiamo chiedendo, io e i professionisti da me incaricati di seguire questa vicenda, per quale motivo mia madre, la quale ha ereditato immensi beni da suo Padre Alberto Zorli (capitali esteri e appartamenti a Montecarlo), ora viva in un bilocale in corso Lodi a Milano, adducendo la vicinanza alla figlia Ilaria, mia sorella, la quale si dice 'responsabile' in quanto è anche medico di famiglia ma ma non fa incontrare a nessuno, nemmeno a me, nostra madre. 

Per non parlare di mio fratello Tristano, che insieme ad altra persona di Vostra conoscenza, un residente di Saint-Vincent, ha portato a Voi lotti di beni della nostra famiglia, mentre loschi figuri che paiono a lui vicini seguono assai interessati le vendite. Persone di cui farò i nomi in sede appropriata.

Su tutto ciò ho presentato una denuncia dettagliata alla Guardia di Finanza di Milano e non soltanto; anche se la Giustizia ha i suoi tempi, non credo che a un nome prestigioso qual'é il Vostro convenga partecipare quali attori primari in questa triste storia. Confido nella Vostra lungimiranza e serietà per sospendere tutte le vendite future da Voi programmate in relazione ai beni della famiglia Zorli-Papini. Distinti saluti, Alberto Papini Zorli".

Una verifica ha permesso di accertare che la denuncia penale indicata nella lettera e altre sono realmente pendenti in alcune sedi giudiziarie. 

pa.ga.