"Un'aspetto che non è stato ancora evidenziato è quello della necessità di un raddoppio non solo del tunnel del Monte Bianco e non solo a fini commerciali, ma anche per garantire una continuità di rapporto tra le varie comunità. Un'aspetto culturale che è nato 60 anni fa con il tunnel del Monte Bianco e che continua tutt'oggi con le collaborazioni che abbiamo con i territorio limitrofi soprattutto con i progetti Interreg che portano valore aggiunto al nostro territorio".
Lo ha detto il Presidente della Giunta, Renzo Testolin, intervenuto al festival 'L'Italia delle Regioni', in programma fino a domani a Torino, per sottolineare la necessità di raddoppiare il collegamento tra Francia e Italia, anche alla luce dell'importante ruolo svolto dal tunnel del Monte Bianco durante il periodo di chiusura ai tir del traforo del Fréjus per via della frana caduta il 27 agosto scorso in Savoia, nella zona della Maurienne.
Per arrivare a dotare il traforo del Bianco di una seconda galleria "purtroppo non è sufficiente il collegamento e le interazioni che ci sono tra i popoli che conoscono e hanno le stesse esigenze di transito sotto una montagna che le accomuna- ha spiegato Testolin, durante la tavola rotonda 'Le grandi infrastrutture motore del Paese'-, ma è necessario un intervento statale molto più importante e un via libera da parte di due comunità internazionali, che possano trovare una sintesi anche magari attraverso il Trattato del Quirinale che tra Italia e Francia ha tracciato una linea di condotta molto importante per arrivare a risolvere un problema che non è solo della piccola Valle d'Aosta, ma di un intero paese".
Il presidente della Giunta si è soffermato anche sul rinnovo delle concessioni per le grandi derivazioni d'acqua. "Sul nostro territorio, che è un'isola in mezzo alle montagne, l'acqua è l'elemento fondamentale sottoforma di ghiacciai e nevai con la possibilità di poterla catturare per poi produrre energia elettrica- ha detto -. Noi potremmo, se ci fossero le giuste autorizzazioni e le giuste attenzioni sulle concessioni e sulla loro proroga, fare degli investimenti importantissimi senza chiedere un centesimo a nessuno, perché abbiamo una società idroelettrica totalmente di proprietà regionale che ha ipotizzato e sta avanzando un piano di investimenti di poco meno di un miliardo di euro per infrastrutturare la nostra regione, e coprire quel gap tra necessità di acqua dovuta alla siccità e la necessità di fare energia elettrica".
L'assessore Caveri ha centrato il proprio intervento sul ruolo europeo delle Regioni "che parte dal motivo stesso per cui oggi le stesse si riuniscono a Torino: nella logica di evitare il 'Divide et impera', è molto importante che le Regioni abbiano tra di loro una forte solidarietà e coesione contro le tentazioni centraliste. E in scala europea è importante che il Comitato delle Regioni assuma un ruolo determinante. Come altrettanto importante è la fase ascendente che possa portare ad una realtà nella quale in alcuni tavoli a livello europeo, accanto ai Ministri possano sedersi i rappresentanti delle Regioni che sono più vicini alle realtà e devono tutelare le competenze e i poteri regionali".
Parlando del ruolo della montagna, per il quale ha le deleghe anche nell’ambito della Conferenza delle Regioni, l’assessore Caveri ha sottolineato che da questo punto di vista "siamo molto europeisti, nel senso che molti di noi partecipano a diverse istanze, quali quelle delle Euroregioni, della macroregione alpina, dell’Interreg, che ci permettono di guardare a geometrie diverse. Dal semplice regionalismo italiano ci spingiamo molto più in là, per vedere le questioni in maniera diversa, da un’altra angolatura, su temi che sono importanti perché sono momenti in cui si esportano idee e ci si confronta con Regioni che hanno gli stessi problemi. Penso alla differenza dell’applicazione del patto di stabilità in altre Regioni europee, il cui utilizzo noi abbiamo subito perché non era così coincidente con le democrazie locali, come invece era in altri Paesi europei. Penso al Pnrr e ai fondi strutturali su cui Roma tenta un eccesso di dirigismo".