Interamente girato in Valle d'Aosta, ambientato a Lignan nella valle di Saint-Barthélemy con alcuni residenti in veste di attori, il film italo/svizzero 'Segnali di vita' dell'agrigentino Leandro Picarella (foto sotto, Triolaka - TheThree Gifts of Nature, 2015; Divinazioni, 2018) era stato presentato con successo domenica 22 ottobre, nella sezione 'Freestyle' della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Ora finalmente arriva in Valle d'Aosta: le proiezioni aperte al pubblico sono in programma venerdì 1 e domenica 3 marzo al Cinema de la Ville di Aosta (orari da definire), sabato 2 marzo, alle 17,30, al cinema di Cogne, giovedì 7 marzo al Cinema Auditorium di Saint-Vincent (orario da definire) e venerdì 8 marzo, alle 20,30, al Courmayeur Cinema. Queste date saranno anticipate da una proiezione a inviti, giovedì 29 febbraio, alle 20.30, presso il Cinema de la Ville di Aosta.
"Siamo davvero felici di presentare al pubblico valdostano questo film che racconta il nostro territorio attraverso una narrazione originale, profonda e creativa”, spiega Alessandra Miletto, Direttrice della Film Commission Vallée d’Aoste. “Abbiamo voluto condividere la prima serata con tutti coloro che hanno dato il loro contributo alla realizzazione del film, ma tutto il pubblico avrà la possibilità di vederlo nelle serate successive, un’occasione da non perdere”.
Il film è una produzione QooMoon con Rai Cinema, realizzato in coproduzione con Soap Factory, in associazione con DBW Communication, con il contributo di Film Commission Vallée d'Aoste e con la produzione esecutiva di L'Eaubage.
'Segnali di vita' racconta la storia dell'astrofisico Paolo Calcidese, che in autunno si trasferisce nell’Osservatorio astronomico della Valle d’Aosta come unico custode e abitante per portare avanti le proprie ricerche scientifiche e sperimentare nuove tecnologie. Teso tra l’infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, il protagonista si serve di telescopi e microscopi per vedere la realtà, prigioniero di un orizzonte solitario in cui la visione soggettiva si presenta come unica forma di conoscenza.
A causa di un incidente tecnico, però, è costretto a mettere da parte gli astri e la solitudine per dedicarsi ad altre forme di vita finora non considerate: gli esseri umani. Al cuore del film c’è l’importanza dell’incontro con l’altro. Sono infatti gli incontri con Silvia, Severino, Gabriele e Agata, i reali abitanti di Saint-Barthélemy per la prima volta davanti alla macchina da presa, a spingere il protagonista a riscoprirsi umano tra gli esseri umani, in un percorso in cui la consapevolezza ha il rumore del silenzio, i gesti sono più eloquenti delle parole e l’altro è il vero orizzonte della ricerca e della conoscenza.
Come evidenzia il regista Leandro Picarella, "Segnali di vita è un film sull’empatia, sul bisogno degli altri per comprendere noi stessi. Partendo dal lavoro di un astrofisico incaricato di realizzare un questionario sulle false concezioni scientifiche, il film si concentra sul suo bisogno di relazioni, di contatto e di comunità".
La centralità dei rapporti umani è tema ancor più urgente in un’epoca storica come quella odierna, segnata dalla supremazia dell’io e dal sentimento di diffidenza nei confronti dell’altro incalzato dalla pandemia.
Come osserva Luca Scarabelli di QooMoon, produttore del film insieme a Rai Cinema, "l'idea e la produzione di questo film nascono nel 2018. Sono passati cinque anni, il mondo è cambiato e siamo cambiati noi. Ci sono mancati e contemporaneamente abbiamo avuto paura dei rapporti umani e abbiamo preferito, per una parte non irrilevante della nostra vita, rimanere distanziati. Con questo film sono nati temi che ai nostri occhi si sono rivelati premonitori di un sentimento che il Covid ci ha lasciato: nonostante tutto, nonostante le difficoltà, i rapporti umani vanno cercati e coltivati, non sono scontati e sono essenzialmente l'unica cosa che ci distingue dalle altre forme di vita. La produzione di questo film mi ha permesso di esplorare queste tematiche e di crescere insieme alla consapevolezza di Paolo, che non è sullo schermo per rappresentare le nostre scelte sbagliate, ma quelle che non abbiamo avuto il coraggio, o forse il tempo di prendere, perché impegnati a guardare altrove".
Il tema della relazione con l’altro è intimamente connessa a quello del tempo, da intendersi non tanto in chiave scientifica come grandezza fisica misurabile, quanto più come orizzonte che prende forma nel delinearsi di consapevolezze, emozioni e sentimenti interiori. "Il tempo cambia molte cose nella vita", canta Franco Battiato in Segnali di vita, canzone che dà il titolo al film e che ne accompagna la sequenza conclusiva, che riunisce gli sguardi di tutti i personaggi verso il cielo.
Come osserva Paolo Calcidese soffermandosi sul rapporto tra il Paolo reale e quello in scena, la dimensione viva e agente del tempo è soprattutto la molla che ha acceso reciproche influenze tra la trama narrativo-emotiva del film e quella della vita attorno alla realizzazione dello stesso: "Il Paolo del film sono io nella quotidiana normalità, o meglio, mi hanno chiesto di calarmi in situazioni anche particolari nella quali ho reagito come avrei fatto se fosse capitato a me. Non avevo un copione vero e proprio, ma rispondevo agli input della scena come avrebbe fatto realmente Paolo Calcidese. Proprio perché non dovevo recitare una parte predefinita è stato divertente, emozionante e coinvolgente. Il film ha cambiato in un qualche modo le relazioni con le persone del luogo: le frequento tutt'ora molto più di prima anche se le conoscevo già da anni. In particolare Silvia e Gabriele sono stati i due segnali di vita che mi hanno colpito maggiormente".
Per lo stesso regista Leandro Picarella, alter-ego di Paolo in quanto esterno ed estraneo che è penetrato all’interno di una comunità, il tempo declinato nella forma dell’attesa e dell’ascolto è stato una risorsa essenziale per preparare il terreno del film. Solo dopo aver maturato un sentimento di fiducia reciproca con gli abitanti del luogo, il regista ha infatti cominciato a immaginare percorsi narrativi e si è trasferito a Lignan: "L'idea non era di iniziare subito le riprese, ma provare a costruire, senza forzature, dei rapporti innanzitutto umani. In questo nuovo ambiente ho potuto portare avanti la mia ricerca sul cinema del reale e sulla mescolanza di realtà e finzione, partendo da una profonda connessione con il luogo. Ho sempre sostenuto l'importanza dei luoghi nella fase di ideazione di un film perché, seppur invisibile, al loro interno esistono già delle storie. Connettersi a un luogo significa connettersi alla sua essenza, alle sue storie. Vivere tanti mesi in un luogo, per coglierne l'essenza e restituirla in immagini è un'esperienza che ti cambia profondamente. Si creano delle relazioni con le persone e i luoghi e si instaurano legami sinceri. Partecipando alla vita di una comunità si diventa parte integrante della stessa".
Ad affiancare Leandro Picarella nella stesura del soggetto, Nora Demarchi, moglie di Paolo Calcidese nella vita reale e madre dei suoi figli, ma assente nel film: "Leandro ha fatto quello che gli antropologi chiamano 'esperienza sul campo', immergendosi completamente nella realtà locale e vivendo a 1700 metri per molti mesi, fra il sole, la neve e il ghiaccio. Io ho fatto per lui il lavoro del mediatore culturale, traducendo per lui la realtà nella quale si era immerso, di modo da poterla rappresentare senza travisamenti. Abbiamo entrambi capito subito che Paolo avrebbe potuto essere il pivot per questa storia, ma doveva essere svincolato dai legami affettivi di moglie e figli. Così è nato questo Paolo nuovo, non così diverso, allo stesso tempo, dal Paolo della vita reale".
Con 'Segnali di vita' alla Festa del Cinema di Roma, la Valle d’Aosta sul grande schermo oltrepassa ancora una volta i confini regionali e schiude al mondo la storia autentica di un piccolo luogo che, con le sue poche persone dalla grande profondità d’animo, emette bagliori di luce e di vita nell’esistenza di chi la incontra e ascolta: "Il contesto della Valle è un valore aggiunto che permette al pubblico di scoprire il nostro territorio da un punto di vista nuovo e creativo - dice Alessandra Miletto, direttore di Film Commission VdA - in grado di unire mondi apparentemente così lontani come l'Osservatorio astronomico e il contesto rurale circostante, in un ritratto che si sposta dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo con grande fluidità e profondità, in grado di raccontarne la bellezza senza mai cadere nel facile espediente delle immagini convenzionali e da cartolina. Segnali di vita è un film che aspettavamo con curiosità e che ha soddisfatto tutte le nostre aspettative, con la sua poeticità e lo sguardo intimo su personaggi che attraverso le loro storie, profondamente umane e calate nella realtà valdostana ma con un respiro universale, toccano un pubblico ampio e diversificato".