Non si tratta del remake del film di Nicholas Stoller, ma di un caso che per certi versi ha dell'incredibile.
L'ultimo episodio in ordine di tempo risale esattamente a un mese fa, il 17 febbraio, quando i vicini confinanti di una famiglia composta da madre e figlio, residenti a Brissogne in un'abitazione di proprietà, hanno abbattuto un'antica scala in pietra che da terra conduceva all'ingresso della loro casa.
Peccato che quella scala fosse da sempre anche l'unico accesso al piano superiore del contiguo fabbricato di cui sono legittimi proprietari la donna e il ragazzo, che quella mattina "esasperati e sconfortati", hanno chiamato i carabinieri e pochi giorni dopo hanno sporto denuncia in procura, all'aliquota di polizia giudiziaria del Corpo Forestale.
Perché quello compiuto dai loro vicini, anche in questo caso una madre, anziana, con due figli "è stato l'ultimo di una lunga serie di soprusi, danneggiamenti e atti di violenza privata, alcuni dei quali secondo noi in aperta violazione urbanistica eppur commessi sotto gli occhi di un'Amministrazione comunale che sembra non avere occhi per vedere - affermano -. Soprusi ai quali non possiamo più sottostare, sono anni che sopportiamo torti e stalking, così non riusciamo a vivere".
Tutto è iniziato alcuni anni fa, quando la donna e il figlio all'epoca poco più che ventenne acquistarono quella casetta in un frazione di Brissogne. I problemi con i loro dirimpettai iniziarono pochi mesi dopo, quando quest'ultimi decisero di installare un reticolato da cantiere per delimitare la loro proprietà dove presto sarebbero iniziati lavori edili; uno sbarramento che finì per restringere e ridurre drasticamente lo spazio di accesso alla porta d'ingresso dei loro nuovi confinanti: il passaggio tra il reticolato e il muro della casa di madre e figlio è poco più largo di 60 centimetri: non ci passano una carrozzella per disabili, una persona adulta con due borse della spesa né una persona di corporatura particolarmente robusta. Incredula, la donna andò a chiedere conto alla sua vicina di quell'iniziativa ma in risposta ebbe, sostiene, "l'inizio di una serie di vessazioni, minacce e intimidazioni, oltre a palesi violazioni della nostra vita privata. Sembra incredibile, assurdo, perché non siamo nel Far-West dell'Ottocento ma in Italia democratica e costituzionale negli anni Duemila, eppure è andata così".
Dopo quell'episodio tra i figli delle due donne si verificarono violenti scontri verbali: "dovete smontare quella rete e consentirci di passare liberamente, se non volete essere denunciati..."; "Fate quello che volete, denunciate pure, noi il reticolato non lo togliamo, siamo autorizzati dal Comune...". Di lì in avanti, è stato un crescendo di insulti reciproci "e minacce da noi passivamente subìte senza praticamente reagire, nella speranza che la Legge ci desse quanto prima ragione", oltreché di iniziative al limite di legge, come l'installazione, da parte della donna più anziana e dei suoi figli, di videocamere di sorveglianza puntate direttamente nella proprietà privata dei confinanti, mentre intanto quel reticolato è stato tolto per piazzare una vera e propria solida staccionata in legno che rende ancora più difficoltoso il passaggio.
Forse ve ne sono state oppure sono segretamente in corso ma non risultano, attualmente, azioni neppure ispettive dell'Amministrazione municipale di Brissogne.
"Chiunque riesca a passare a fianco della staccionata viene anche ripreso dalle videocamere dei vicini, così come chi staziona nello spazio antistante il cancello e la porta di casa: una situazione che ha superato i limiti del tollerabile". Tutto quanto è finito in circostanziate denunce che però ad oggi non hanno trovato sbocco positivo per madre e figlio.
Poi, sabato 17 febbraio 2024, la distruzione con uno scavatore di quel suggestivo manufatto in pietra, in pieno centro storico, risalente a oltre cent'anni fa. "Siamo stati autorizzati dal Comune di Brissogne, lunedì 19 scade la Scia e per evitare di rifarla abbiamo deciso di eliminare oggi quella scala; presto chiederemo l'autorizzazione per costruirne una nuova", si era giustificata l'anziana residente con i carabinieri chiamati dai vicini perché fermassero i lavori. I militari del Radiomobile quel giorno hanno acquisito documenti e atti amministrativi, stessa cosa han fatto gli investigatori della Forestale che ora indagano su quanto accaduto.
"Non vogliamo guerre, è uno stile di vita che non ci appartiene - dicono madre e figlio sulla soglia di casa e sotto l'occhio a tutt'oggi ancora acceso delle videocamere dei vicini - vogliamo solo Giustizia, quella Giustizia che anni fa credevamo ci sarebbe data presto e senza difficoltà".