Cronaca | 25 marzo 2024, 08:44

'Non spegnete la luce sulla morte di Janira'

L'accorato appello di Didier Perrier, fidanzato di Janira Mellé, 25enne maestra di sci di La Thuile morta per un infezione contratta in una clinica, a pochi giorni dall'udienza per l'opposizione alla richiesta di archiviazione del fascicolo per omicidio colposo

Didier Perrier e Janira Mellé

Didier Perrier e Janira Mellé

"Non si può perdere una figlia di 25 anni in questo modo, chiediamo tutti nel nostro piccolo che mercoledì 27 marzo sia fatta Giustizia". A dirlo, anzi a scriverlo in un accorato post sulla sua pagina Facebook è Didier Perrier, il fidanzato di Janira Mellé, 25enne maestra di sci e atleta di La Thuile deceduta il 10 giugno 2023 all'ospedale Parini di Aosta, dove si era recata due giorni prima con febbre alta e una forte cefalea. A ucciderla è stata una meningite batterica contratta quattro giorni prima in fase di anestesia in una clinica privata a Torino in cui era stata operata per una banale frattura a una caviglia. Lo aveva stabilito l'autopsia effettuata dal medico legale Roberto Testi, su incarico del pm di Aosta Francesco Pizzato che aveva aperto un fascicolo contro ignoti con l'ipotesi di omicidio colposo e che poi lo aveva trasferito alla procura di Torino per competenza territoriale. La procura piemontese, però, lo scorso novembre dopo un solo mese di accertamenti ha chiesto l'archiviazione del fascicolo, non rilevando colpe nemmeno nei medici della clinica. Una decisione alla quale i familiari di Janira si sono opposti con ricorso: l'udienza per l'opposizione al decreto di archiviazione sarà celebrata mercoledì  27 marzo al tribunale di Torino.

"Questi siamo noi, Didier e Janira - spiega il giovane pubblicando una fotografia a corredo del post - Una coppia come tante in una vacanza come tante. Eravamo soliti finita la stagione invernale o estiva dedicarci una settimana almeno di puro relax, divertimento, sole e mare. Come tante coppie della nostra giovane età. Nel giorno di questa foto però, alla sera, succede un qualcosa di puramente inaspettato, Janira cade in bici fratturandosi la caviglia. Era il 20 maggio. Rientriamo in Valle d'Aosta dove abitavamo per poter avere tutti i mezzi a disposizione per gestire questo grave infortunio, una macchina, ospedali e centri che conoscevamo un po' meglio, i suoi genitori e mio fratello che potessero darci supporto. Il 6 giugno Janira si opera (in una clinica privata ndr), eravamo felici, contenti e finalmente di nuovo spensierati ma concentrati affinché lei potesse recuperare il prima possibile e al meglio per ritornare sugli sci, a fare la maestra e insegnare la sua passione".

L'operazione tecnicamente va a buon fine, come racconta lo stesso Didier: "Janira (nella foto sotto sorridente dopo l'intervento) ha di nuovo una caviglia quasi perfetta. Con qualche vite e qualche placca. Il 7 giugno rientriamo da Torino. In macchina inizia l'inferno. Janira inizia ad avere nausea, forte mal di testa fino all'arrivo a casa dove iniziano convulsioni e crisi epilettiche davanti ai miei occhi, quelli dei suoi genitori e di mio zio che è arrivato ad aiutarci visto che Janira senza forze (l'ho dovuta portare in casa in braccio) non rispondeva più. All' arrivo del 118 Janira viene portata di corsa in ospedale, sedata e intubata nel reparto di rianimazione".

Il giorno successivo la giovane maestra di sci deve essere operata d'urgenza alla testa "perché il cervello stava gonfiando come spesso succede nelle meningiti (diagnosticatale anche a lei). Janira muore il 10 giugno. A settembre riceviamo l'autopsia dove viene confermata la causa della sua morte, meningite batterica contratta durante l'anestesia spinale praticatale nel nosocomio torinese. A novembre il giudice (sostituto procuratore ndr) di Torino richiede l'archiviazione del caso alla quale l'avvocato si oppone prontamente".

Didier ricorda che "il 27 marzo ci sarà la sentenza per fare si che questa terribile vicenda non venga archiviata, per fare si che i sogni di una venticinquenne non possano andare in fumo così per una banale frattura alla caviglia, perché i sogni di due genitori di diventare nonni, di vedere la loro figlia sposarsi e vedere un futuro roseo con il suo fidanzato non svaniscano in un batter d'occhio e perché il suo fidanzato non si trovi dall' oggi al domani senza i suoi progetti di vita coltivati in otto anni insieme a lei. È vero che per Janira, per il suo sorriso, per la sua voglia di vivere noi ci impegneremo ad andare avanti per lei, cercare di realizzare in qualche modo i suoi sogni, proveremo a vivere come era lei con rispetto, riservatezza, timidezza ma con una gioia di vivere che sprizzava dai suoi profondi occhi neri e con la serenità che aveva nelle vele della sua vita. Anche se dal 10 giugno nella nostra vita le vele sono un po' più contro vento".

Nell'invitare alla condivisione del post, Didier Perrier chiede anche "comprensione e che il 27 marzo non sia solo una data importante per noi ma un pochino anche per chi legge questo post. Che l'ipotetico fidanzato di una ipotetica Janira possa ragionare su ciò che è successo, immedesimarsi e attraverso la non archiviazione di questo dramma possa sperare che alla sua Janira non succeda mai questo sentendosi poi dire tra le righe 'doveva andare così', che l'ipotetico genitore possa ragionarci su e capire che non si può perdere una figlia di 25 anni in questo modo". 

 

pa.ga.