Attualità | 29 giugno 2024, 08:50

Lo aveva già detto Luciano Cheles ad Aosta, 'l'inno di Gioventù Nazionale è filonazista'

Il volume 'Iconografia della destra. La propaganda figurativa da Almirante a Meloni' è stato presentato dall'autore al pubblico valdostano in un dialogo con Roberto Louvin, Professore Associato di Diritto pubblico comparato all’Università di Trieste; con Patrik Vesan, Professore Associato di Scienza Politica all’Università della Valle d’Aosta; con il sindaco di Aosta, Gianni Nuti e con il docente e cantautore Davide Mancini

Lo aveva già detto Luciano Cheles ad Aosta, 'l'inno di Gioventù Nazionale è filonazista'

Il melodico e apparentemente romantico inno di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di FdI finito in questi giorni sotto i riflettori dei media per l'inchiesta di Fanpage, è in realtà un autentico slogan per l'estrema destra radicale e violenta di tutti i Paesi occidentali. S'intitola 'Il domani appartiene a noi' e si è diffuso a livello internazionale: lo hanno adottato gruppi nazi-rock e suprematisti bianchi europei e americani. La fonte dell’inno è una melodia tratta dal film 'Cabaret' di Bob Fosse, ambientato nella Repubblica di Weimar. La canta un giovane della Hitlerjugend (Gioventù Hitleriana) in uniforme nazista.

"Si tratta di un’ulteriore conferma che la destra postfascista non è affatto intenzionata a recidere i legami col passato", ha detto ad Aosta, nel Salone Ducale dell'Hotel de Ville, Luciano Cheles, professore ordinario di Studi Italiani all’Università di Grenoble e autore del volume 'Iconografia della destra. La propaganda figurativa da Almirante a Meloni'. Il libro è stato presentato (foto sopra e in basso) dal professor Cheles al pubblico valdostano in un dialogo con Roberto Louvin, Professore Associato di Diritto pubblico comparato all’Università di Trieste; con Patrik Vesan, Professore Associato di Scienza Politica all’Università della Valle d’Aosta; con il sindaco di Aosta, Gianni Nuti e con il docente e cantautore Davide Mancini (evento patrocinato dal Comune di Aosta e dall’Università della Valle d’Aosta). 

A partire da un’ampia gamma di fonti iconografiche (tessere, manifesti, cartoline, giornali, siti web ecc), Luciano Cheles ricostruisce l’evoluzione della propaganda figurativa della destra italiana dal 1946 a oggi, interrogandosi sugli elementi di continuità e discontinuità fra il fascismo e i tre partiti che nel corso degli anni si sono passati il testimone della destra: dal Movimento Sociale Italiano a Fratelli d’Italia, passando per Alleanza Nazionale.

Il volume mostra come, sotto la sua apparente 'normalità', la propaganda della destra postfascista celi spesso allusioni e precisi riferimenti rivolti a un pubblico di nostalgici capaci di riconoscerli, abituando allo stesso tempo gli italiani a una versione moderna dei valori del regime.

"Un’analisi dettagliata della comunicazione figurativa di Alleanza nazionale (partito fondato da Gianfranco Fini) e di Fratelli d'Italia (manifesti, opuscoli illustrati, siti web, ecc.) rivela che il legame con il Ventennio fascista non solo non è stato reciso, ma è sistematicamente e orgogliosamente promosso - ha spiegato Cheles - e la volontà di conservare il legame con il passato è attestata prima di tutto dai simboli dei due partiti. Il logo di AN e quello di FdI rinchiudono il motivo missino della fiamma tricolore, simbolo del messaggio del Duce che scaturisce dalla sua cassa mortuaria, e della sigla MSI che allude al monogramma mussoliniano nonché alle iniziali dei qualificativi della Repubblica Sociale Italiana: SI. Il logo di Azione Giovani (federazione giovanile di Alleanza nazionale) – una mano che impugna una torcia dalla fiamma tricolore – imita fedelmente quello dei movimenti giovanili dell’MSI, e ha come fonte comune un’opera del pittore futurista Tato, spesso riprodotta perché amata da Mussolini".

Ciò che afferma il professore è attestato da un manifesto del 2009 che commemora la morte di due giovani militanti missini, vittime del terrorismo rosso degli anni di piombo: per rappresentare il tema della continuità ideologica, è stato riprodotto a destra, assieme ai loghi dei movimenti giovanili, il motivo della mano che impugna il fascio. Perché il riferimento al Ventennio non risulti palese si è provveduto a citare solo una parte del motivo. Il logo del movimento universitario di AN si ispira anch’esso ad un simbolo littorio: riprende con qualche opportuna modifica quello dei Gruppi Universitari Fascisti, GUF. Il moschetto posto di sbieco sul libro aperto, che traduceva il motto 'Libro e moschetto fascista perfetto', è stato sostituito dalla feluca.

Anche i manifesti utilizzati per pubblicizzare le diverse edizioni della manifestazione giovanile Atreju rimandano frequentemente alla cultura del fascismo. Il motivo principale è stato per anni un pupazzetto che assume pose diverse. Nelle immagini questo omino stilizzato compare spesso con il braccio teso e una mano aperta di dimensioni sproporzionate.

"Molte altre - ha sottolineato Cheles -  sono le espressioni mutuate dalla propaganda fascista che compaiono nella pubblicistica di AN e Fd’I. Il verbo 'Credere', che allude al noto imperativo 'Credere, obbedire, combattere' è tra quelle più frequenti. A volte non ci si contenta di un’unica citazione. Il manifesto diffuso dalla sezione senese di Azione Universitaria nel 2008 riporta due slogan: il primo – 'Credere, combattere, vincere' – combina 'Credere, obbedire, combattere' con 'Vincere!', un altro noto slogan mussoliniano;  il secondo –  'Siamo l’eterna gioventù che conquista l’avvenir' – riprende versi dall’incipit dell’inno degli universitari fascisti. Nella pubblicistica dei movimenti giovanili si trovano a volte citazioni tratte da testi di autori filofascisti e filonazisti  – citazioni non firmate perché non risultino riconoscibili ai più. Un autoadesivo del 2004 riproduce un ritratto marmoreo dalle forti connotazioni mussoliniane assieme alle parole 'Non programmi dobbiamo creare, ma uomini, uomini nuovi'. Questa frase è ripresa da 'La Guardia di Ferro' del leader fascista romeno Corneliu Codreanu (1936), che nel testo originario è seguita dal commento antisemita 'Perché gli uomini, come sono oggi, allevati dai politicanti e infettati dall’influenza ebraica, comprometterebbero anche il più splendido programma'. Un’altra citazione priva dell’indicazione della fonte si trova riprodotta su un manifesto della sezione comasca di AG diffuso nel 2007. Lo slogan 'In piedi tra le rovine', riecheggia il titolo del volume di Julius Evola Gli uomini e le rovine (1953). Va notato che la militante porta sulla manica sinistra della camicia nera una fascia da braccio che ricorda quella delle uniformi naziste e che la sigla del movimento, le iniziali AG, è stata stilizzata in modo da evocare sia la Croce celtica sia la svastica".

Ma è soprattutto Mussolini a essere presente nella grafica di AN e Fd’I. Questa presenza assume varie forme. Nel manifesto diffuso nel 2003 per annunciare un convegno sulla produttività a cui sarebbe intervenuto Fini l’operaio con elmetto protettivo è stato modellato su un noto ritratto del Duce, mentre il vigoroso braccio teso è probabilmente un saluto romano mimetizzato. Inoltre la parola 'produce' è stata spezzata da un asse diagonale per generare il gioco di parole 'pro/Duce'. A Mussolini alludono spesso i principali leader postfascisti facendosi ritrarre nelle posture e con la gestualità che lo caratterizzavano – un’imitazione che ha intenti celebrativi, ma ci invita anche a considerarli come gli eredi ideologici del Duce. In alcune immagini Fini e Meloni appaiono di profilo, in atteggiamento composto e solenne, davanti ad un ampio pubblico: quest’iconografia, che ricorreva anche nella pubblicistica di Almirante, ha per modello quella di Mussolini davanti alla sua 'folla oceanica'. Le braccia incrociate con cui Fini si è fatto ritrarre nel manifesto elettorale del 1996 riprendono l’atteggiamento che Mussolini assumeva per apparire determinato e intransigente, atteggiamento che ritroviamo in numerose foto ufficiali. Tuttavia l’atteggiamento corporale fascista che ricorre con maggior frequenza nelle raffigurazioni dei vari leader è indubbiamente il saluto romano. Per mascherarne il significato politico, il braccio alzato, la mano aperta sono presentati ambiguamente, come gesti di saluto, argomentazione o giubilo.

Ufficialmente AN e Fd’I hanno sempre insistito sull’idea di riconciliazione, arrivando a esigere la parificazione delle opposte cause dei partigiani e dei repubblichini. Di qui il rifiuto di associarsi alle commemorazioni del 25 Aprile, ritenute divisive. In realtà il tema del revanchismo occupa un ruolo centrale nella cultura della destra postfascista. Di recente ha trovato espressione anche nella scelta dei candidati alle elezioni. La designazione del pronipote del Duce Caio Giulio Cesare Mussolini alle Europee del 2019 e quella della nipote Rachele Mussolini alle amministrative del 2021 vogliono ricordarci che il Duce è geneticamente presente, e che quindi il fascismo è più vivo che mai. Ed è significativo che per promuovere il loro lancio si sia voluto ritrarli associandoli ad opere architettoniche del Ventennio: il Colosseo Quadrato dell’EUR per Caio Giulio Cesare, e la 'torre littoria' del municipio di Sabaudia, una delle città nuove, per Rachele. Per esprimere il concetto di rivincita si ricorre anche a simboli e metafore erudite. Si veda per esempio la foto che documenta la partecipazione di Meloni a un dibattito che si è tenuto alla festa nazionale del movimento giovanile di FdI a Taranto nel 2018. Va notato per cominciare che i partecipanti portano tutti una T-shirt nera con la scritta 'Fortemente credere', un’espressione che accorpa due slogan mussoliniani : 'Fortemente volere' e 'Credere, obbedire, combattere'.

Questa festa annuale porta il nome di Fenix, un riferimento all’uccello mitico che rinasce dalle ceneri, che a sua volta allude al fascismo risorto. La scenografia raffigura Enea, il mitico fondatore di Roma, che fugge da Troia in fiamme con il vecchio padre Anchise sulle spalle e il figlio Ascanio. L’immagine riproduce sinteticamente un noto dipinto del Guercino, di cui si è però provveduto a modificare un particolare: il piccolo Ascanio, che simbolizza il futuro, non guarda avanti, ma volge la testa verso la città distrutta, come fa nostalgicamente Anchise. In altre parole anche per la sua giovane generazione il punto di riferimento è il passato, e il suo compito sarà quello di far risorgere ciò che la guerra ha annientato.

Il professor Louvin, nel suo mirato intervento, ha ricordato la realtà identitaria valdostana opposta a quella italiana: "La Lupa in piazza della Repubblica ad Aosta digrigna i degni verso la Francia e la sua collocazione non fu casuale. I fascisti ben conoscevano le radici profonde dello spirito autonomista valdostano". 

 

pa.ga.