Integrazione e solidarietà | 30 luglio 2024, 11:02

Don Mercuri Giovinazzo ha letto la Preghiera per la Pace al convegno del Forum Sociosanitario a Lourdes

Don Mercuri Giovinazzo ha letto la Preghiera per la Pace al convegno del Forum Sociosanitario a Lourdes

Con 'La Preghiera per la Pace', il sacerdote valdostano Isidoro Mercuri Giovinazzo, presidente dell'Associazione italiana di pastorale sanitaria-AIPaS, è stato tra i primi relatori a intervenire al convegno 'Educare alla Pace, Promuovere la Pace e la Salute' che si è svolto martedì 23 luglio nella Sala Hémicycle del Santuario di Lourdes, organizzato dal Forum Sociosanitario.

Questo il testo integrale della Preghiera letta da don Isidoro:

"In Europa e nel mondo intero, il pensiero di ciò che sembrava appartenere ad un passato da dimenticare, le terrificanti grandi guerre, riemerge con vigore in questo momento storico, dove i governanti di alcuni importanti paesi, mossi da cupidigia, da bramosia di potenza e vanagloria, intraprendono sanguinosi conflitti, pur di ottenere ciò che vogliono. Nel nostro pianeta attualmente sono in atto più di 50 sanguinose guerre.

Un mare di dolore che si potrebbe evitare, che si aggiunge a catastrofi naturali, a malattie e sofferenze di ogni genere, con le quali la supponente ma fragile creatura umana deve fare quotidianamente i conti. Una domanda sorge spontanea: chi detiene l’autorità e può prendere importanti decisioni per le nazioni come fa a non capire che la guerra porta solo distruzione, povertà, sofferenza e morte? Come fanno costoro a non capire che un conflitto produce l’esatto opposto di ciò che avrebbero intenzione di ottenere? Tutto questo dolore, l’odio, lo scarto, l’abbandono, il rifiuto… Non c’è forse già troppo male inevitabile da sopportare, cosicché da aggiungerne noi stessi dell’altro?

Prevaricazione,  violenza e indifferenza regnano sovrane in molte parti del mondo e taluni cercano di piegare le coscienze collettive, a sentimenti egocentristi, utilitaristi, funzionalisti che chiudono lo sguardo al prossimo. Non si combatte solo con le armi, ma anche con subdoli strumenti di potere che mettono in gionocchio gli altri. La guerra poi porta carestia e malattia. Menti offuscate da un complesso di onnipotenza si impongono a discapito di molti poveri malcapitati.

Che fare dunque? In mezzo a grandi tribolazioni il buon cristiano desidera aprire un orizzonte di speranza e condividere germogli di pace, educando particolarmente le giovani generazioni a sentimenti di autentica fraternità, alla misericordia, alla preghiera. Una pace globale universale è possibile…è sufficiente volerla ed impegnarsi per attuarla. Si può trovare un orizzonte di senso che ci permetta di affrontare ogni sfida in modo costruttivo, di cercare in maniera pacifica e serena risoluzioni ad ogni problema. Occorre, pazienza impegno e perseveranza. Occorre Pacem in terris.

Abbiamo bisogno di dialogo, di comprensione, moderazione e compassione. Abbiamo bisogno di invocare il nostro Dio, l’onnipotente, affinché illumini le menti e diriga al bene anche i cuori più induriti. Sull’esmpio di Cristo Gesù occorre «μακροθυμία», un grande cuore,  che si muova a pietà, un cuore misericordioso. Dobbiamo con ogni sforzo possibile  ricercare prossimità attuando  programmi condivisi e attenti all’alterità. Un’umanità rinnovata, che proponga progetti inclusivi, ponendo alla base quei diritti irrinunciabili che rispettino la dignità di ogni essere umano. E’ il fondamento della “Spes non confundit”- la speranza non delude- proposta dal Santo Padre per l’indizione del Giubileo Ordinario 2025.

Le diseguaglianze, in tutti gli ambiti sociali, stanno aumentando a dismisura ed occorrono politiche globali adeguate per ridurle. La vera libertà, l’indipendenza, la prosperità è quella che si costruisce tendendosi la mano, standosi vicini gli uni gli altri, camminando insieme con sentimenti di pace.

 A qualsiasi popolo o nazione si appartenga, il linguaggio dell’amore è un linguaggio universale e può davvero essere compreso da tutti. Non possiamo essere tiepidi, distratti o  peggio rassegnati e nello stesso tempo non possiamo aggredire e accanirci contro chi pensa diversamente da noi. Ogni ideologia dovrebbe essere mitigata dalla misericordia evitando di diventare assolutista. Soltanto così terremo lontano il serpente, quel desiderio bellicoso di sopraffazione che nasce dall’invidia e dal desiderio di imporsi a tutti i costi.

Equilibrio, moderazione e diplomazia sono gli ingredienti per una società evoluta e ordinata, una società che trovi vie percorribili senza sacrificare nessuno, specie i più deboli, dei quali è sempre necessario prendersi cura. Nella “comune vulnerabile umanità”, la fede, la speranza e la carità ci rendono forti, anche dinanzi ai nostri limiti. Quando sono debole è lì che sono forte diceva San Paolo e ancora san Francesco d’Assisi, sul finire dei suoi anni, quando aveva ormai perso la salute, era stremato e senza forze, vedeva poco ed era senza voce.

Come poteva chiedere a Dio ed essere udito per ottenere ancora pace? Dio lo ascoltava anche nella debolezza e gli permise di lasciare il suo deposito in una preghiera, la sua lode al Creatore e alle creature, memorabile orazione che detta ai suoi frati perché la cantino e la offrano al mondo intero".

Qui il video dell'Omelia alla grotta di Massabielle

 

red.laprimalinea.it