Religio et Fides | 11 agosto 2024, 07:00

'Le mele', 1878- Paul Cézanne (1839-1906)

Lettura d'arte domenicale a cura di don Paolo Quattrone

'Le mele', 1878- Paul Cézanne (1839-1906)

Il tema del cibo lo ritroviamo anche nella XIX domenica del tempo ordinario. La prima lettura, tratta dal primo libro dei Re mostra il profeta Elia abbattuto e stanco a tal punto che desidera quasi morire ma un angelo del Signore per ben due volte lo invita a rialzarsi e a mangiare. Il cibarsi non si limita a introdurre nello stomaco degli alimenti per avere le forze fisiche ma c’è ben altro e noi italiani lo sappiamo bene così come i popoli mediterranei.

Il cibo fa bene anche all’umore, non a caso quando si è tristi, abbattuti, preoccupati si è inappetenti mentre quando si è sereni si mangia volentieri oppure per ritrovare un po’ di allegria si organizza una cena tra amici per ridarsi un po’ di tono. Il "mangiare" perciò non è finalizzato solo ad alimentare il corpo ma riguarda anche l’interiorità, lo stato d’animo; basti pensare a quanti disturbi alimentari come l’anoressia o la bulimia o semplicemente un disordinato rapporto con il cibo derivino da problemi psicologici.

Se ciò che mangiamo ogni giorno è strettamente collegato con la nostra interiorità credo che sia per questo che Gesù per sostenerci nella fede, nella speranza e nell’amore abbia voluto utilizzare del pane e del vino che una volta consacrati acquistano ancor di più la capacità di incidere nell’animo umano. Se il cibo quotidiano possiede già in se una forza benefica per l’umore a maggior ragione mangiare l’ostia consacrata può sortire ancor di più effetti benefici. E’ per questo che Gesù ha inventato la Messa, dove ad un certo punto si mangia il suo Corpo e si beve il suo Sangue, perché facendosi uomo ha compreso che il cibo è un segno tangibile che possiede una forza che va oltre il semplice nutrire il corpo.

Il francese Paul Cézanne (1839-1906) fu un artista che cercò di superare l’impressionismo che in quel tempo era di moda per andare oltre e ci riuscì. Il suo obiettivo era guardare la realtà cercandone la struttura interiore cogliendo l’energia che abita ogni cosa e questa indagine la compie anche ritraendo soggetti “banali” e nature morte. Vi sono numerose opere dove le protagoniste sono le mele, come nel quadro che vi invito ad ammirare realizzato nel 1878. A uno sguardo frettoloso e superficiale potremmo dire che si tratta di semplice frutta e nulla di più ma se ci concediamo qualche istante scopriremo che quelle mele sembrano guardarci e da ognuna pare scaturire una forza vitale data proprio dalle diverse tonalità di gialli, verdi e rossi conferiti dall’artista come l'utilizzo del tipo di pennellata vigorosa. Per questa ragione le definirei non nature morte ma vive, perché Cèzanne desidera mostrare che anche del semplice cibo, delle normalissime mele possiedono un’energia, non sono soltanto frutta da mangiare ma espressione della forza della natura e della vita.

Se delle semplici mele possiedono questa intensità allora cosa potremmo dire dell’ostia consacrata che il sacerdote consacra, mostra e dona a tutti durante la comunione? Se c’è forza vitale in ogni cibo allora nel pane e nel vino consacrati c’è molto di più, vi possiamo trovare la Vita stessa che si offre a noi per sostenerci e per ricaricarci interiormente. Sono molto belle le parole che a un certo punto l’angelo rivolge ad Elia: “Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”. Parole che mi fanno venire alla mente quelle donne premurose, magari meridionali, che a tutti i costi insistino perché tu debba mangiare e desiderano accoglierti con la loro cucina per esprimere la loro ospitalità e perché temono sempre che tu non abbia mangiato abbastanza e che non sia sufficientemente in forze.

Per tutti il cammino è lungo e impegnativo e di conseguenza abbiamo bisogno non solo di energie fisiche ma anche spirituali e queste le possiamo attingere a maggior ragione ogni volta che riceviamo la comunione. Impariamo ad accostarci ad essa rendendoci conto di quanta grandezza è racchiusa in quella piccola ostia. In quel piccolo pezzo di pane consacrato c’è tutto Dio che si dona a noi per sostenerci e non farci mai sentire soli e vuoti.  

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it