Cronaca | 01 ottobre 2024, 07:38

Processo Geenna, tutti i condannati ricorreranno in Cassazione

Due sentenze di Cassazione, in direzione contraria l'una dall'altra, hanno influito pesantemente nelle decisioni dell'Appello-bis

Processo Geenna, tutti i condannati ricorreranno in Cassazione

Soltanto la lettura delle motivazioni permetterà di valutare la sentenza di condanna nei confronti di Tonino Raso, Nicola Prettico e Alessandro Giachino e di assoluzione per Monica Carcea nell'ambito dell'Appello-bis del processo Geenna sulla presenza della 'ndrangheta in Valle d'Aosta.

I giudici torinesi hanno tempo 90 giorni per depositarle ma gli avvocati (Pasquale Siciliano e Ascanio Donadio per Raso, Guido Contestabile per Prettico ed Enrico Grosso per Giachino) dei tre condannati ritenuti colpevoli di associazione mafiosa di tipo 'ndranghetistico hanno già annunciato ricorso alla Suprema Corte di Cassazione.

Nessuno ha la sfera di cristallo ma non se li aspettavano, i legali, gli otto anni di carcere comminati a Raso e i sei anni e otto mesi a Prettico e a Giachino; erano forti del fatto che nel gennaio del 2023 la Quinta sezione penale della Corte di Cassazione aveva annullato nei confronti di Raso, Prettico, Carcea e Giachino le condanne determinate in secondo grado (già ridotte rispetto alla sentenza di primo grado) e aveva rinviato tutto alla Corte di Appello per un nuovo giudizio. Al termine dell'esame dei faldoni processuali contenenti tutti i contradditori, le testimonianze e le lunghe arringhe e requisitorie, i Supremi Giudici avevano smontato l'accusa della Dda torinese e dei carabinieri di Aosta sotto un doppio profilo: sia sul collegamento con la 'casa madre' ovvero la 'ndrina 'Nirta-Scalzone' (per loro il collegamento non c'era o era flebilissimo e improduttivo), sia sulla capacità intimidatoria degli imputati che non avrebbero mai avuto "un programma delittuoso" tipico di qualunque associazione mafiosa e pertanto necessario per definire il gruppo una reale associazione per delinquere di stampo 'ndranghetista. 

La Cassazione aveva così rinviato tutto il 'malloppone' all'Appello: "Rifate il processo". A confortare avvocati e imputati sulla possibile direzione dell'Appello bis c'era stata anche, ovviamente, l'assoluzione con formula piena dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti dell'ex assessore comunale ed ex consigliere regionale Marco Sorbara, nonché la restituzione a Raso dei beni confiscati cinque anni fa. Di più, lo stesso Antonio Raso era stato assolto dall'accusa di voto di scambio politico-mafioso con l'imputata Carcea, a sua volta assolta ieri dal reato di concorso esterno alla 'ndrangheta.

Invece l'Appello ha stabilito che seppur il 'concorso esterno' alla 'ndrina non ci sia mai stato, è sussistita invece la 'ndrina stessa, evidentemente in autonomia operativa e organizzativa.

Una 'spalla' a questa tesi i giudici torinesi l'hanno avuta nella sentenza con la quale lo scorso aprile la Seconda sezione della Cassazione aveva confermato e rese definitive le condanne per associazione di stampo 'ndranghetista inflitte a tre imputati del processo Geenna celebrato a Torino, quello in rito abbreviato (che aveva preso in esame solo gli atti contenuti nel fascicolo delle indagini preliminari), ovvero Bruno Nirta, Marco Fabrizio Di Donato, Roberto Alex Di Donato. In trenta pagine di motivazioni i Supremi Giudici avevano spiegato che "il processo svoltosi con rito abbreviato ha consentito di dimostrare quanto descritto in imputazione, cioè che la plurisoggettività organizzata (ancorché a ristretta base sociale) di satelliti 'ndranghetisti traslati in territorio valdostano (anche da più di una generazione) ha qui replicato (dal 2014) un modello mafioso che si avvale dell'assoggettamento omertoso per controllare un determinato territorio e le attività (lecite o illecite) che in quel territorio hanno luogo". Ovvero: un certo numero di calabresi le cui famiglie risiedono in Valle da decenni hanno replicato nella regione un modello di 'ndrangheta fondato più sull'omertà che sulla violenza. 

Insomma, i togati dell'Appello bis per la loro valutazione avevano a disposizione due sentenze di Cassazione molto diverse tra loro, seppur derivanti da un unico procedimento, 'Geenna', in realtà diversificato e sdoppiato solo perché differenti sono stati i riti processuali scelti dagli imputati e si è trattato di una differenza che ha assunto, come si è visto ieri, importanza capitale.

pa.ga.