Accusato di indebite rivelazioni e utilizzo di segreti d'ufficio, per l'attuale comandante del Corpo forestale valdostano, Luca Dovigo, è stato chiesto il rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero Giovanni Roteglia, che ora attende la fissazione dell'udienza preliminare.
E' questo il primo esito delle indagini condotte dal Reparto Operativo-Nucleo investigativo dei carabinieri di Aosta, che insieme agli agenti del Corpo forestale valdostano della sezione di pg della Procura e del Nucleo investigativo antincendi boschivi, dall'estate del 2023 indagano sulle responsabilità per il vasto rogo di Aymavilles e sulle presunte truffe e tentate truffe che sarebbero state perpetrate dai vertici della società di elicotteri Sky Aviation srl, appaltatrice della Regione.
Sono quindici in tutto gli indagati ma per ora soltanto per Dovigo è stato ottenuto il rinvio a giudizio perché l'inchiesta non è ancora terminata.
Così nacque la maxi indagine
Nei giorni immediatamente seguenti l'incendio, al pm Roteglia incaricato del fascicolo (aperto per incendio colposo a carico di ignoti) viene fornita dalla Forestale una ricostruzione sulle possibili cause, che però 'non quadra': il rogo sarebbe stato determinato da un mozzicone di sigaretta rimasto acceso (traballante e lacunosa tesi che - come oggi si sa - è stata fatta a pezzi dalla relazione tecnica conclusiva svolta dai periti Gianni De Podestà e Maddalena Niclot Vietti). Le modalità con le quali gli incaricati di accertamento 'insistono' sul mozzicone insospettiscono la Procura, che decide di vederci più chiaro e con i carabinieri avvia, l'8 agosto 2023, intercettazioni ambientali degli incontri tra alcuni vertici regionali (anche politici).
Durante un debriefing gli inquirenti sentono il neo responsabile della Protezione civile, Valerio Segor (che è indagato nel procedimento) ammettere alcuni propri errori e altri che sostengono che "quelli degli elicotteri non posso continuare a lavorare così". Secondo gli inqurenti, Luca Dovigo dopo quella riunione collega le doglianze di Segor con l'episodio di un incendio a Sarre durante il quale un elicottero della Sky Aviation aveva manifestato seri problemi di funzionamento, ma omette di segnalare i malfunzionamenti del velivolo alla Procura. Gli investigatori aprono dunque un fascicolo d'inchiesta 'parallelo' a quello dell'incendio, in cui, seppur a malincuore, 'si indaga su chi sta indagando' ovvero si controlla l'operato di chi dovrebbe far piena luce sulle cause dell'incendio di Aymavilles.
Un quadro 'preoccupante'...
Gli esiti delle intercettazioni presentano, dopo pochi mesi di acquisizioni, un quadro che gli inquirenti non esitano a definire 'preoccupante': a fronte di agenti forestali serissimi e competenti, che svolgono con dovizia e pazienza il loro lavoro, vi è chi non sa compilare adeguatamente gli atti di polizia giudiziaria, altri che sostengono che quello di Aymavilles "è il solito incendio valdostano del cazzo..." e che "il nuovo pm (Roteglia ndr) vuole fare 'cinema'"; risulta persino un comandante di stazione che non esegue gli atti di indagine. Ma era bastato qualche giorno di intercettazione per ascoltare il comandante del Corpo, Luca Dovigo, rivelare tranquillamente a un dirigente regionale della nomina da parte della Procura (che il pm Roteglia aveva raccomandato restasse riservatissima) del consulente tecnico sul rogo e che erano emersi possibili elementi di dolosità dell'incendio (poi smentiti dalle seguenti indagini). Dovigo e il suo interlocutore, che non potevano certo immaginare dell'esistenza del secondo fascicolo e delle relative intercettazioni, parlano a ruota libera sostenendo che il pm "non si fida" di loro e Dovigo racconta tutto lo svolgimento delle attività del consulente tecnico, tese appunto ad accertare la possibile natura dolosa e quindi criminale del rogo. "Ma chi vuoi che sia stato"; "la Procura ha soldi da buttare"; "tanto coi nostri rilievi non arriveranno a niente" commentano Dovigo e il dirigente. Frasi ritenute assai gravi da chi ascolta, tanto che Dovigo verrà persino indagato per depistaggio, accusa che sarà poi archiviata.
Nonostante tutto, però, il fascicolo 'parallelo' non si chiude ancora e forse nelle intenzioni del pm Roteglia c'è anche quella di archiviare (pur restando ferma la censura morale sul comportamento del pubblico ufficiale).
Galeotto fu il servizio del tiggì...
Nell'ottobre del 2023, Luca Dovigo è sul luogo dell'incendio insieme a una troupe del Tg regionale di Raitre VdA. Sorprendentemente indica alla giornalista un palo della società Deval come possibile sito di partenza dell'incendio: la cosa grave per gli inquirenti è che probabilmente Dovigo ha saputo del 'palo' dal Sovrintendente della Forestale che poco prima aveva effettuato un accurato sopralluogo sul posto, di cui però deve aver parlato soltanto con lo stesso Dovigo, perché la procura ancora non ne sapevs nulla. Parlando con la giornalista, il Comandante della Forestale pare persino lasciare intendere che l'innesco dalla struttura della Deval sia già un'ipotesi investigativa, circostanza che però, saggiamente, la cronista non raccoglie. Dopo quel servizio del Tg regionale, il pm Roteglia emette un decreto di ispezione 'di urgenza estrema' (strumento investigativo che si usa raramente) delle linee elettriche e della banca dati della centrale di Villeneuve. Nelle motivazioni di urgenza il nome di Dovigo e della possibile fuga di notizie non compare chiaramente, ma si legge certamente tra le righe.
L'esito delle ispezioni fornirà finalmente tutti gli elementi necessari a chiarire le cause del maxi incendio, ma a questo punto il 'fascicolo Dovigo' non potrà più essere archiviato.