Economia | 17 ottobre 2024, 07:38

Per lo Spi Cgil 'il Defr 2024-2027 della Regione è inadeguato'

Per lo Spi Cgil 'il Defr 2024-2027 della Regione è inadeguato'

Lunga e articolata, la relazione del sindacato Spi-Cgil (pensionati) sul Documento economico finanziario regionale-Defr triennale in discussione in questi giorni in Consiglio Valle.

"Il DEFR 2025-2027 regionale non affronta concretamente i problemi che affliggono popolazione e territorio della Valle d’Aosta - afferma la segreteria sindacale in una nota -.  Problemi che riguardano non solo l'incertezza legata al possibile aggravarsi delle tensioni internazionali, ma soprattutto le conseguenze derivanti dai cambiamenti demografici, dal progressivo ridimensionamento dell’apparato produttivo industriale e dalla forte precarizzazione dell’occupazione".

Prosegue la nota: "Le previsioni demografiche formulate dall'Istat per la Valle d'Aosta prospettano per il prossimo ventennio una diminuzione della popolazione più intensa rispetto alla media italiana, tale da mettere a rischio gli equilibri nel ricambio generazionale e relativamente al reperimento di lavoratori. Negli ultimi anni, infatti, Il tasso di natalità in regione è diminuito in misura più marcata rispetto al Nord e al livello nazionale, mentre quello di mortalità è più alto rispetto alle aree di confronto. Si è inoltre ridotta la capacità regionale di attrarre popolazione dalle altre regioni italiane e l’aumento dei flussi migratori dall’estero non ha compensato la decrescita, tenuto conto che ad oggi la quota di stranieri sulla popolazione straniera (7% all'1 gennaio 2024) è più bassa di quella rilevata a livello Nord Ovest (11,4%) e Nord Est (11,2%). Allo stesso tempo la Valle d’Aosta è tra le regioni che registrano migrazioni verso l’estero più consistenti, e secondo le analisi di Banca d’Italia negli ultimi anni circa il 30% di questi flussi ha riguardato persone in possesso della laurea".

I dati sul mercato del lavoro, per la Cgil, "pur mostrando un più alto tasso di occupazione della nostra regione rispetto alla media nazionale, confermano la presenza e l’acuirsi di alcune criticità strutturali. La quota di addetti nei settori industriali (con esclusione delle Costruzioni) sul totale degli occupati si è ridotta ancora in regione, dal 12,7% del 2019 al 10,5% nel 2023, risultando fortemente sottodimensionata rispetto al Nord (25,1% nel 2023). Nello stesso periodo la quota degli occupati nel “Commercio, alberghi, ristoranti” è cresciuta in regione dal 21,8% al 24,6% (a livello Italia è il 19% nel 2023). Probabilmente la riduzione degli occupati nell’industria (il comparto che in genere garantisce maggiore stabilità del lavoro e paghe più elevate) ha favorito l’acuirsi in regione il peggioramento della qualità del lavoro. In particolare la quota di occupati con contratto a termine da almeno 5 anni rilevata per il 2023 è molto più alta in regione (il 21,5%) che a livello Nord (il 13,7%) e Centro (17,5%). E tra gli uomini tale quota sale fino al 24,6% (in crescita di 4,4 punti percentuali rispetto al 2019), il terzo valore più alto in Italia, dopo Sicilia (31,5%) e Calabria (25,4%). Significa che un occupato valdostano ogni quattro, tra quelli inquadrati con contratto a termine, si trova in questa situazione da almeno cinque anni. Inoltre, sempre secondo l’ISTAT, il livello della Retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti in regione (19.509 € nel 2022) è sensibilmente inferiore a quello rilevato per il Nord (22.808 €). E questa volta il gap è più marcato considerando la sola componente femminile dei lavoratori (15.433 a fronte di 20.310 €).  Infine, nel 2023 la partecipazione alla formazione continua in regione (11,7% dei lavoratori) è più bassa di quella rilevata mediamente a livello Nord (13%)".

'Problemi' anche sul welfare

Parallelamente, si legge nella nota, "l'aumento della quota di popolazione più anziana (all'1 gennaio 2024 gli ultra65enni sono pari a un residente su quattro, il 25,3% della popolazione complessiva, valore più elevato della media Nord e Italia) richiede servizi e un un'assistenza adeguata, prestazioni che le informazioni disponibili dimostrano invece essere insufficienti o non adeguate. In base ai dati ISTAT, infatti, nel 2022 gli anziani valdostani trattati in assistenza domiciliare integrata costituiscono il 2,2% della popolazione over65, una quota più bassa della media Nord (3,3%) e Italia (3%). Inoltre, secondo l’ultimo Rapporto Oasi della Cergas Bocconi, la Valle d’Aosta si distingue per un tasso di copertura del bisogno della popolazione 75+ non autosufficiente tramite RSA (il 10,4%, calcolato come rapporto tra numero degli ospiti dei presidi residenziali e popolazione over 75 non autosufficiente), inferiore ai valori rilevati per tutte le regioni del Centro – Nord, fatta eccezione per Lazio e Umbria. Infine, secondo il monitoraggio dei Lea (Nuovo Sistema di Garanzia) pubblicato a giugno 2024, la Valle d’Aosta è la regione che ha conseguito i risultati peggiori relativamente ai Livelli essenziali di assistenza sanitaria, risultando l’unica regione italiana a ottenere un punteggio inferiore alla soglia di sufficienza in tutte e tre le macro-aree: prevenzione a e sanità pubblica, distrettuale, ospedaliera. E l’assistenza domiciliare è tra le prestazioni ritenute al di sotto della soglia di sufficienza".

Le risposte del DFR 2025 - 2027

A fronte di questi problemi, secondo lo SPI CGIL "il Defr 2025 – 2027 della Regione non fornisce risposte adeguate. Il Documento è denso di risposte a breve termine mentre gli obiettivi di lungo periodo sono più sfocati. In questa prospettiva, nel DEFR 2025-2027 vengono individuati alcuni obiettivi prioritari: a) il prolungamento dalla concessione di esercizio del Tunnel del Gran San Bernardo (e contestuale realizzazione dei lavori di ammodernamento); b) la valutazione sul potenziamento del Tunnel del Monte Bianco. Relativamente alle linee strategiche forte attenzione è dedicata allo sviluppo dell’economia turistica (investimenti sulle funivie)".

Gli aspetti controversi, "in termini di non adeguata attenzione alla tutela dell’ambiente, riguardano l’opzione favorevole alla seconda canna del Traforo del Monte Bianco e il passo avanti sul progetto funiviario di Cime Bianche, con l’ avvio dell’iter autorizzatorio di fattibilità tecnico-economica".

Per quanto riguarda la situazione del settore sanitario e sociosanitario "il DEFR fa riferimento soprattutto all’attuazione del Piano per la salute e il benessere sociale 2022-2025 (sezioni Sanità e Salute e Politiche sociali) e al PNRR".

Il Piano per la salute e il benessere sociale "risulta parzialmente o completamente non attuato relativamente ai principali obiettivi programmatici, e il nuovo cronogramma per l’attuazione degli interventi previsti, nel DEFR, crea forti perplessità. Infatti, come riportato alle pagine 167 e 171-174 del Documento, la maggior parte delle attività dovrebbero essere avviate nel 2025 e completate negli anni successivi; per alcune di esse è prevista la realizzazione 'oltre il 2027', cioè al di fuori dell’orizzonte temporale della programmazione del DEFR. 'Si tratta - ricorda il DEFR - di un percorso lungo che richiede tempo e risorse significative'. Per la realizzazione dell’ospedale Parini non è riportata in modo puntuale la tempistica prevista di fine lavori".

Nonostante la diagnosi delle priorità del settore sanitario espressa nel Documento sia in parte condivisa dallo SPI-CGIL, "riteniamo che gli impegni relativi allo sviluppo dell’assistenza territoriale non siano sufficientemente dettagliati per poter affrontare efficacemente le storiche debolezze del nostro Servizio Sanitario Regionale (SSR). Non si può pensare rinviare la soluzione dei problemi dell’offerta sanitaria e socio-sanitaria alla conclusione delle attività previste dal PNRR. Rileviamo inoltre che nella nostra regione manca ancora un servizio epidemiologico, la cui presenza sarebbe altamente necessaria".

E ancora: "Oggi il nostro SSR si confronta con stili di vita e comportamenti della popolazione in forte evoluzione, tale da imporre maggiore attenzione alle vecchie e alle nuove aree della fragilità. Negli ultimi anni, infatti, in Valle d’Aosta hanno agito profonde e rapide trasformazioni socio-demografiche, il cui impatto è stato acuito dalle peculiarità morfologiche del nostro territorio: il forte aumento delle persone che vivono sole (circa il 41% nel 2022), l’isolamento fisico e relazionale che colpisce soprattutto i “grandi anziani”, ma non solo. L’evidenza empirica mostra una significativa diffusione delle dipendenze, dell’abuso di alcol e del disagio psicologico, fenomeni ancora non adeguatamente affrontati. Problematiche che, considerando la morfologia montana del territorio, imporrebbero di spostare parte del servizio sanitario dall’ospedale al territorio".

Prosegue la nota: "In base ai dati disponibili (ISTAT, riferiti al 2023), l’abbandono scolastico costituisce un’altra emergenza sociale in regione. In Valle d’Aosta, infatti, la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno al massimo la licenza media è pari al 10,4%, il valore più elevato in assoluto tra le regioni del Centro Nord (fatta eccezione per la P.A. di Bolzano), anche se in miglioramento rispetto agli anni precedenti. Allo stesso tempo il passaggio all’università dei neo-diplomati costituisce un’ulteriore criticità del sistema dell’istruzione e formazione: nel 2021, ultimo anno disponibile, i giovani che diplomati che hanno acceduto all’università costituiscono il 51% del totale, percentuale più bassa della media Nord (53,4%) e Centro (56%).  Anche il disagio abitativo non trova risposte adeguate nel DEFR. Ancora una volta gli obiettivi programmatici contemplano la necessità di revisionare la disciplina della l.r. n. 3/2013 (Disposizioni in materia di politiche abitative) al fine di strutturare un sistema integrato tra le politiche settoriali (abitative, lavorative, sociali, educative) e garantire interventi e servizi multidimensionali, tempestivi ed efficaci in favore delle persone e dei nuclei familiari più fragili, posticipando la conclusione di tale iter al 2025. Più in generale, le politiche abitative sono carenti e inadeguate a fronte della crescita dei nuclei familiari e della conseguente richiesta di case, oltre la loro disponibilità sul mercato.  Entrambe queste aree d’intervento – politiche abitative e abbandono scolastico – non appaiono adeguatamente governate dalla Regione, tenuto conto che nel DEFR sono assenti obiettivi programmatici stringenti (risorse e tempistica) per farvi fronte con efficacia".

Per lo Spi-Cgil "Non è possibile dunque ignorare la discrepanza tra le cospicue risorse per la sanità veicolate dalla Regione e i modesti traguardi ottenuti dal servizio sanitario regionale in termini di copertura della domanda sociale. E’ un dato che deve far riflettere sulla effettiva capacità del sistema regionale di organizzare le politiche per il welfare e intercettare la domanda di cure della popolazione".

Ritiene il sindacato "prioritario adottare le migliori pratiche sperimentate a livello nazionale e internazionale per realizzare azioni efficaci di prevenzione e di presa in carico delle patologie croniche. Occorre agganciare le tematiche del post Covid al riordino rapido ed effettivo di settori cruciali per la popolazione e il territorio, come quello sanitario e socio-sanitario. E’ urgente fornire delle risposte e formulare un programma di allineamento che porti il nostro servizio sanitario a raggiungere lo standard minimo fissato dai LEA".

A questo proposito, secondo lo Spi Cgil è necessario "dare effettiva attuazione al nuovo piano per la salute e il benessere sociale; creare maggiore equilibrio tra assistenza territoriale e ospedaliera; orientare la produzione sanitaria alla riduzione dei tempi di attesa per le visite specialistiche e le prestazioni diagnostiche, attivare un contrasto più efficace alla non autosufficienza. Tali obiettivi dovrebbero essere coniugati sia ad azioni di contrasto dell’isolamento relazionale e fisico che interessa soprattutto gli anziani e i disabili (specie nei comuni più isolati), sia ad un migliore impiego delle tecnologie disponibili per la telemedicina e la diagnostica a distanza". Infine, "occorre che nel 2025 la Regione avvii il riordino di settori cruciali per l’economia:

·    - attuare il piano per il lavoro sulla base del costante confronto con le parti sociali e prestando attenzione al miglioramento della qualità dell’occupazione;

·        -  puntare decisamente sul rilancio di politiche industriali

·      - rilanciare la sostenibilità ambientale, con riferimento anche al miglioramento dell’uso delle risorse idrico-forestali, allo sviluppo della filiera agro-turistica e alla definizione della strategia regionale di adattamento al cambiamento climatico ;

·        -  adottare un piano dei trasporti di qualità;

·        -  sviluppare la filiera agro-turistica e delle attività industriali sostenibili 

·        -  migliorare le strategie per il riequilibrio territoriale (aree interne, servizi innovativi);

 .   -  - integrare maggiormente le politiche regionali.

 

 

red.laprimalinea.it