Lo scritto che segue è tratto dal bellissimo libro " Baresità , curiosità e...", edito da Levante editori-Bari di Vittorio Polito. Giornalista pubblicista, poliedrico e colto, Vittorio Polito è stato insignito dal Presidente della Repubblica delle onorificenze di Cavaliere nel 1995 nonché Ufficiale dell’ Ordine al merito della Repubblica Italia nel 2022 . Ha vinto molteplici premi e collabora con alcuni quotidiani regionali e nazionali.
"Quando i nostri più remoti antenati avvertirono la necessità di organizzare la propria vita associativa, sentirono il bisogno di dare delle regole di comportamento per i rapporti da tenere sia nell’ambito famigliare che in quello sociale, arrivando perfino a formulare una specie di codice d’onore composto di massime, modi di dire, proverbi che venivano tramandati di generazione in generazione attraverso la comunicazione verbale ed affidandosi esclusivamente alla memoria. Sempre, quando si parla di proverbi, ricorre solamente il concetto di antica e popolare sapienza, di antica e popolare saggezza, di intelligenza popolare, d'esperienza antica. Questo è un pregiudizio da sfatare, perché va riconosciuto che l'origine di molte espressioni non sono esclusivamente di matrice popolare ma possono derivare anche da antichi autori famosi. In Puglia, infatti, i proverbi sono certamente l'espressione della saggezza contadina o popolana, ma più di ogni altra regione d’Italia questa regione è tata influenzata sotto la dominazione greca da massime di autori classici quali Aristotele e Omero"
Esempio di una massima greca collocabile tra il 680 e il 640 a.C.
“ La cagna frettolosa fa i cuccioli ciechi “
Che in barese è diventata
“ La gatte, pe la fondee, faci le figlie cecàte “
Traduzione : “La gatta per la fretta fa i figli ciechi “
Morale : per fare le cose bene c’è bisogno del tempo giusto
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Di seguito proverbi in lingua popolare, le traduzioni e la morale con i file audio scaricabili in fondo alla pagina
Proverbio: “La messe, ci la cande ca se la sénde”
Traduzione : La messa, chi la canta se la sente
Morale : inutile insistere nel ripetere sempre la stessa cosa e lamentarsi, perchè la persona petulante che si lamenta di continuo non sarà più ascoltata
Proverbio: “ U masque che le calzone non se cosche mà dessciune”
Traduzione : L’uomo coi pantaloni non si corica mai digiuno
Morale : Un uomo capace procura sempre il necessario per sé e per la sua famiglia
Proverbio: “Viiste la gatte, ca pare bèrafatte”
Traduzione : Vesti la gatta, che pare bella
Morale : Anche una ragazza poco bella, se appropriatamente vestita e acconciata, può apparire attraente.
LA QUARANTANA, storia di una bambola di pezza della quaresima
Se nei giorni prima di Pasqua passeggiando nel centro storico di qualche caratteristico e storico borgo della Puglia, alzando lo sguardo vi sembrerà di aver avuto un’allucinazione , sospesa nel cielo potreste intravedere la sagoma scura della Quarantana , anziana signora che penzola lugubre sulle teste dei passanti. Non è vera ! E’ un fantoccio. Vestita tutta di nero, la Quarantana vigila superba e “gramigna “ sul paese, per controllare che tutti rispettino le regole di preparazione alla Pasqua. Il suo nome è infatti un riferimento esplicito alla Quaresima, che per i cristiani rievoca i quaranta giorni di penitenza di Gesù nel deserto e che dovrebbe corrispondere a un periodo di morigeratezza e penitenza dopo i festeggiamenti del Carnevale. La Quarantana in realtà è una figura molto più antica, ricca di simboli provenienti dalle tradizioni pagane che in lontano passato, scandivano l’andamento della vita agricola.
Nel racconto popolare è la moglie del Carnevale: spirito libero e giocoso, la cui morte, il martedì grasso, segna la fine di feste e scherzi e l’inizio di un periodo di astinenza e riflessione. Sua moglie indossa abiti neri, contrapposti ai colori allegri degli abiti delle maschere; porta gli strumenti del lavoro quotidiano, a ricordare che il tempo del gioco è finito, e il fuso per filare, simbolo della vita che trascorre inesorabile. Pende dall’alto come gli “ oscilla ”, piccole sculture in terracotta, a forma di testa, di maschera o di disco, che gli antichi Romani appendevano agli alberi durante le "Sementivae, le feste della semina, perché, mossi dal vento, scacciassero gli spiriti maligni (e forse anche gli uccelli), preservando i campi e assicurando un florido raccolto.
A seconda della tradizione locale la Quaranta subisce una fine nefasta . Nel nord barese o nella provincia di Foggia, Il Sabato Santo la Quarantana muore, colpita da schioppettate e petardi, o data alle fiamme dai contadini. Dal fuoco trarranno l’augurio per una buona annata: la fine delle privazioni dell’inverno, e l’inizio di una nuova stagione di rinascita. A Ruvo di Puglia ( siamo in provincia di Bari ) La Quarantana verrà fatta esplodere la domenica di Pasqua al passaggio della processione di Gesù Risorto.
Che sia di sabato o di domenica quello che conta è la speranza che le cose funeste siano allontanate per lasciare spazio a un anno favorevole e pieno di luce.