Cultura | 12 novembre 2024, 14:00

Le donne pioniere dell'alpinismo sul Bianco; forti, coraggiose, abili scalatrici

Nel 1808 fu Marie Paradis la prima donna a raggiungere la vetta del Tetto d'Europa, con estrema difficoltà, ma la 'vera' alpinista a farlo fu, 30 anni dopo, Henriette d'Angeville

Marie Paradis e Henriette d'Angeville, le pioniere dell'alpinismo femminile

Marie Paradis e Henriette d'Angeville, le pioniere dell'alpinismo femminile

L’8 agosto del 1786 il cacciatore e guida alpina della valle di Chamonix Jacques Balmat e il medico Michel Paccard scalarono per la prima volta la vetta del Monte Bianco, al confine tra Francia e Italia, che con i suoi 4.809 metri è la montagna più alta d’Europa. Nei due decenni successivi sulla cima furono organizzate circa altre venti salite, per lo più guidate da Balmat, che accompagnava soprattutto aristocratici svizzeri e inglesi curiosi di essere tra i primi ad avventurarsi in un posto ancora quasi del tutto inesplorato.

Dall’ascesa di Balmat e Paccard passarono ventidue anni prima che a raggiungere la cima al Monte Bianco fosse una donna: la prima a farlo fu la francese Marie Paradis, una cameriera di Chamonix che nel 1808 ci arrivò accompagnata proprio da Balmat. Alcuni ritengono tuttavia che il merito di prima vera alpinista a esserci arrivata con la preparazione adatta e soprattutto con le sue sole forze andrebbe riconosciuto a Henriette d’Angeville, che fu la seconda donna a scalare la vetta e data la sua passione per la montagna venne soprannominata “la fidanzata del Monte Bianco”.

Paradis nacque nel 1778 a Saint-Gervais-les-Bains, non lontano da Chamonix, che oggi è una località sciistica molto nota e uno dei due punti di accesso principali alla cima del Monte Bianco (oltre a Courmayeur, sul versante italiano). Lavorava in una locanda della valle, non sapeva né leggere né scrivere e a 30 anni diventò una delle prime persone non aristocratiche o borghesi a salire sulla vetta. La sua storia cfu raccontata tra gli altri da Alexandre Dumas, l’autore di I Tre Moschettieri, che la intervistò e ne parlò in un’ampia opera dedicata ai suoi viaggi sulle Alpi, a tratti romanzata. Dalle ricostruzioni che ci sono arrivate fino a oggi non è chiaro se fu Balmat a convincere Paradis a scalare il Monte Bianco oppure se fosse stata lei a chiedere di unirsi al gruppo che aveva in programma di salirci. Alcune fonti dicono che decise di partecipare per una specie di scommessa. In ogni caso, come ha raccontato in un recente articolo El País, sembra che il fatto di intraprendere l’impresa dovesse servire a far guadagnare qualcosa a chi vi partecipava, che avrebbe potuto diventare a sua volta una guida, o semplicemente si sarebbe potuto fare un po’ di pubblicità raccontando la propria esperienza. Paradis, come scrive Dumas, avrebbe potuto ottenere qualche mancia in più alla locanda e magari migliorare le sue condizioni di vita.

La scalata cominciò nel luglio del 1808, durò tre giorni e per Paradis fu uno strazio.

Henriette d’Angeville con il suo abito da scalata in un ritratto anonimo (Wikimedia Commons)

Soffrì di mal di montagna e soprattutto di freddo. Come previsto dai canoni estetici e dal decoro di allora indossava una lunga gonna che le rendeva complicato muoversi, in più spesso era affaticata, scivolava e aveva difficoltà a respirare. Si racconta che a un certo punto avesse pregato gli altri escursionisti di gettarla in un crepaccio e abbandonarla lì. Nessuno però la abbandonò. Sia secondo il racconto di Dumas che secondo le ricostruzioni di Henriette d’Angeville, che ne scrisse a sua volta nei diari in cui annotò i dettagli della propria scalata sul Monte Bianco, Paradis disse di essere stata «tirata, trascinata e portata» fino alla cima dal gruppo.

Al ritorno, a Chamonix tutto il paese festeggiò il rientro di Paradis, che poi si trasferì in una casa dove cominciò ad accogliere e servire da mangiare a tutte le persone che parteciparono alle successive scalate sul monte. Sebbene fosse stata la prima donna a raggiungere la cima del Monte Bianco, non fu mai considerata una vera alpinista, osserva El País: un po’ perché non partecipò alla scalata per passione della montagna, ma per un tornaconto personale, e un po’ perché anche per sua stessa ammissione non sarebbe mai riuscita a farlo senza l’aiuto di altre persone. In ogni caso la scalata la fece!

Per questa ragione, molti ritengono che la prima vera alpinista ad aver scalato il Monte Bianco sia stata Henriette d’Angeville, che fu la seconda donna a raggiungere la sua cima nel 1838, trent’anni dopo Paradis, a 44 anni. Lo sostenne anche la stessa umille e coraggiosa Paradis, che,  durante la festa per accogliere d’Angerville di rientro dalla spedizione, si congratulò con lei dicendole di considerarla la prima vera alpinista, cosa che lei comunque non aveva mai rivendicato di essere.

A differenza di Paradis, d’Angeville proveniva da una famiglia aristocratica ed era appassionata di montagne e speleologia fin dalla gioventù: nubile, senza figli e senza troppe preoccupazioni economiche potè dedicarsi alla sua passione e quindi prepararsi con attenzione per l’ascesa al Monte Bianco. Si allenò, si fece visitare da un medico e imparò a riconoscere e gestire il mal di montagna; cominciò a bere tè al posto del vino e a mangiare di meno, scegliendo alimenti che le dessero forza. Nonostante le difficoltà non volle mai fermarsi e raggiunse la cima il 3 settembre del 1838 con un abito imbottito e una specie di pantaloni che si era fatta fare apposta per stare più comoda.

Nemmeno lei, comunque, era sola: si fece accompagnare da dodici persone tra guide e portatori che la accompagnarono e trasportarono l’equipaggiamento e le provviste necessarie per la scalata. Raggiunta la cima, due delle guide la sollevarono perché potesse dire di essere arrivata più in alto "di qualsiasi altro uomo". Nel 1863, a 69 anni, scalò l’Oldenhorn, nelle Alpi Bernesi, la sua ventunesima e ultima vetta.

tratto da 'Il Post.it - red.laprimalinea.it