Ci si potrebbe scrivere un libro di diritto societario in ambito di società partecipate, con lo studio del professor Giovanni Maria Caruso, che in estrema sintesi conclude che il Gruppo CVA può sì nominare gli amministratori delle sue tante società, ma solo con procedure a evidenza pubblica, controllate da Finaosta e non può sottrarsi alle linee guida e alla direzione dell'Amministrazione regionale, da cui è partecipata al 100%.
Queste le principali risultanze della consulenza svolta dall'apprezzato docente associato di diritto all’Università della Calabria e avvocato cassazionista, su richiesta delle consigliere regionali di PCP Erika Guichardaz e Chiara Minelli secondo le quali, ad esempio, la nomina di Enrico De Girolamo alla presidenza di CVA Eos è avvenuta praticamente 'in autonomia', considerato lo scarso potere decisionale e di controllo su CVA da parte della Regione così come di Finaosta.
E l'amministratore delegato di CVA, Giuseppe Argirò, lo è divenuto anche di CVA Eos senza procedura a evidenza pubblica e con un compenso di 300 mila euro (oltre ai 50 mila di CVA), che secondo le consigliere potrebbe essere stato aumentato di 200 mila euro nell'ultima assemblea del cda ("Attendiamo conferme ufficiali a questa segnalazione").
Scrive il professor Caruso che "l’esclusione delle società partecipate da CVA Spa dal procedimento di nomina degli organi di amministrazione e controllo, previsto dalla legge regionale 20/2016, è sicuramente in contrasto con quanto stabilito dalla legge regionale, che richiama espressamente l’applicabilità della suddetta disciplina non solo rispetto a CVA Spa, ma anche alle società controllate, ovvero società appartenenti al gruppo delle partecipate di CVA".
Il docente evidenzia il palese conflitto tra la legge regionale e le linee guida approvate con una delibera della Giunta regionale del 14 dicembre 2022 e spiega che per ovviare al contrasto occorre seguire le semplici e chiare regole "che governano il rapporto tra le fonti del diritto” secondo le quali un atto amministrativo (in questo caso la delibera) è sempre sottomesso a una legge.
CVA è quotata in Borsa ma questo "non preclude né diminuisce i poteri di controllo della Regione (...) anzi le dinamiche che hanno portato all’emissione e alla quotazione del prestito obbligazionario rappresentano la più vivida manifestazione del concreto esercizio di tale attività direttiva da parte della Regione”. Insomma, pur se emittente di un prestito obbligazionario quotato sul mercato regolamentato di Dublino, CVA non sarebbe sottratta al potere/dovere dell'Amministrazione regionale di esercitare un compito di direzione e coordinamento ai sensi dell'articolo 2497 del Codice civile.
“La nostra non è una guerra contro CVA – ci ha tenuto a chiarire la capogruppo di PCP, Erika Guichardaz – anzia abbiamo grande rispetto per questa società che gestisce un bene primario: le nostre acque. Ma è importante fare chiarezza e capire se si sta davvero procedendo nella direzione giusta”.
Chiara Minelli ha ricordato che “CVA è nata come strumento operativo della Regione per gestire le centrali idroelettriche di proprietà regionale e attuare una politica energetica per la comunità valdostana ma negli ultimi anni si è sempre più orientata verso la crescita fuori dai confini regionali. La nostra attenzione si è concentrata sulla proliferazione delle società di CVA, spesso di grandi dimensioni, i cui amministratori vengono scelti senza procedure a evidenza pubblica”.
Chiarire la posizione di potere della Regione nei confronti di CVA secondo PCP è fondamentale, in vista dell’approvazione della norma di attuazione da parte del Consiglio Valle. Se si dovesse procedere per le concessioni con gara a evidenza pubblica, il professor Caruso prevede per la partecipazione di CVA possibili problemi, essendo la società controllata in toto dalla Regione stessa. Anche l’affidamento in house sarebbe possibile, ma "con gli opportuni correttivi per attenuare l’eccessiva autonomia gestionale che CVA contrappone al controllo della Regione".