Non è una novità, che il rettore dell'Università delle Religioni e delle Denominazioni dell'Iran, Abolhassan Navab, abbia incontrato sabato 4 gennaio, in Vaticano, Papa Francesco, lodandone "la posizione coraggiosa nella difesa del popolo palestinese e delle persone oppresse".
Tralasciando le indiscrezioni secondo cui Bergoglio avrebbe affermato che l'unico vero problema 'politico' nella questione palestinese "è la figura di Benjamin Netanyahu, poco attenta alle leggi internazionali e ai diritti umani", la notizia 'taciuta' ma senz'altro ben più significativa sull'incontro tra il Papa e il rettore Navab è quella secondo la quale il dialogo riservato sarebbe stato incentrato quasi esclusivamente sulla liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala, che in quei giorni era ancora detenuta nel 'famigerato' carcere di Evin in Iran, dov'è rimasta sino a mercoledì 8 gennaio.
Senza nulla togliere all'impegno e alle trattative del Governo Meloni, sarebbe stata proprio la mediazione di Papa Francesco ad aprire un concreto e improvviso spiraglio di accordo, concretizzatosi praticamente dopo il rientro di Navab in Iran e seguito da alcune dichiarazioni dello stesso Bergoglio circa la necessità, da parte di Israele, di far cessare "la crisi portata a Gaza e più in generale nel mondo intero".
La circostanza è stata confermata da fonti della nostra testata vicine agli uffici della comunicazione del Vaticano e da altre in stretto contatto con ambienti militari italiani.