Religio et Fides | 12 gennaio 2025, 07:00

'Ritratto di un artista', 1972 - David Hockney (1937)

Lettura d'arte domenicale a cura di don Paolo Quattrone

'Ritratto di un artista', 1972 - David Hockney (1937)

 

"Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo". Sono parole che troviamo nel brano di Vangelo che viene proposto in occasione della festa del battesimo di Gesù con la quale si chiude il tempo di Natale, testo che ci rivela del tutto il senso del perché Dio decide di incarnarsi: riaprire un canale di comunicazione con l’umanità per salvarla.

Attraverso Gesù la relazione tra Dio e noi viene ripristinata annullando ogni distanza, le porte sono aperte, i cieli spalancati per ogni uomo e donna, sta a noi però decidere se varcare o meno la soglia. A tal proposito mi vengono in mente due esempi. Il primo lo traggo dal rito del battesimo che prevede che l’accoglienza avvenga fuori dalla chiesa ed è così che faccio ogni volta che celebro questo sacramento: l’ingresso dell’edificio è aperto a simboleggiare che Dio spalanca le porte a tutti e con il battesimo accettiamo di entrare per lasciarci incontrare e salvare da Lui. Chi non è battezzato non è escluso dall’amore divino ma semplicemente non si è tuffato in esso: è come se andasse in piscina o al mare e stesse a bordo vasca o sulla spiaggia senza tuffarsi; l’acqua è lì anche per lui, deve decidere se buttarsi o meno; non a caso battesimo è una parola di origine greca che significa 'immergere'.

A tal proposito vi invito a soffermarvi sull’opera: ritratto di un artista del 1972 realizzata dal pittore inglese contemporaneo David Hockney (1937) e che il 15 novembre del 2018 è stata battuta all’asta per 90,3 milioni di dollari, record assoluto per un’opera di un artista vivente. Il quadro si ispira alle piscine e all’acqua, temi molto frequentati da Hockney; essi entrarono a far parte del suo lavoro fin da giovane, quando si recò per la prima volta in California dove in quasi ogni casa vi è una piscina. Restò particolarmente colpito dal tema della trasparenza dell’acqua ma non solo: sulla scia della pop art, introdusse nell’arte la piscina quale simbolo della società e del benessere.

È un pomeriggio assolato e una luce accecante ritrae due uomini: uno, posto sul bordo, vestito elegantemente con una giacca rossa e i capelli biondi e un altro, l’artista, in costume, intento a nuotare sott’acqua verso di lui. Cosa fare? Tuffarsi o restare a bordo vasca?

Con la venuta di Gesù la salvezza è offerta non è solo al popolo di Israele ma a tutta l’umanità, sta ad ogni individuo decidere cosa fare. Se per caso non accettiamo? Se non siamo battezzati?

Ciò non vuol dire che Dio si arrenda e non studi altri percorsi pur di raggiungerci, ricordiamoci che le vie del Signore sono infinte! Veniamo al secondo esempio: riguarda il Giubileo che si è inaugurato a Natale, il segno della Porta Santa ha proprio lo scopo di ricordarci in modo tangibile che il cuore di Dio è spalancato a tutti, tutti siamo degni del suo amore, di entrare in relazione con Lui ma sta a noi decidere se varcare la soglia.

Qualcuno potrebbe obiettare: però il battesimo sovente è una scelta dei genitori e non del diretto interessato. Se due genitori ritengono che la fede sia una componente importante della vita allora immergono il/la proprio/a figlio/a nell’amore di Dio, lo/la aiuteranno a nuotarvi e poi sarà lui/lei a decidere se restarvi. Il battesimo non è solo il rito celebrato in un preciso momento ma è un cammino e lo è tanto più per i genitori che lo chiedono per i figli perché si tratta di aiutarli a nuotare nella fede e questo concretamente avviene educandoli a pregare, a instaurare una relazione con Dio e diventa anche per li stessi genitori un’opportunità per riprendere e riscoprire la fede e nuotare in essa da adulti.

Nuotare è un’attività fisica che fa bene perché ci fa muovere in acqua ricordandoci che siamo in grado di stare anche in un altro elemento: non siamo solo terra e solo gente che cammina; la fede e tutto ciò che è relativo ad essa ci richiama al fatto che non siamo solo esseri umani che fanno cose, che corrono, che accumulano, che viaggiano nel mondo materiale ma c’è una dimensione spirituale che non possiamo dimenticare, che è spalancata a tutti e nella quale siamo invitati a tuffarci.   

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui. Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra.

E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore. Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it