Politica | 24 gennaio 2025, 07:20

Dove vai se la legge elettorale non ce l'hai...

La nota dell’Ufficio legislativo del Consiglio Valle sulla scadenza dei termini per indire un referendum infiamma improvvisamente il confronto politico

Dove vai se la legge elettorale non ce l'hai...

Il senso della vicenda è che i cittadini, gli elettori, una volta di più saranno tagliati fuori dalle scelte. Ieri l'Ufficio legislativo del Consiglio Valle ha inviato ai consiglieri regionali una nota con la quale precisa a chiare lettere che la riforma della legge elettorale regionale potrà sì entrare in vigore per le prossime consultazioni di settembre, ma solo se non sarà indetto un referendum popolare per la riforma: in questo caso, i termini per l'approvazione da parte dell'Assemblea sono già scaduti il 15 gennaio, giorno più giorno meno.

Lo dicono i numeri, che non mentono praticamente mai: le ultime elezioni si sono tenute il 20 e 21 settembre 2020, le prossime, in base alla normativa in vigore, potranno svolgersi tra il 24 agosto e il 28 settembre 2025; spiega la nota che "ipotizzando che il decreto di convocazione dei comizi elettorali sia pubblicato a fine luglio 2025, la proposta di legge 'statutaria' avrebbe dovuto essere approvata dal Consiglio regionale entro il periodo dicembre 2024/metà gennaio 2025, per poter indire e svolgere un eventuale referendum, tenuto conto del termine" stimato "per eccesso di 230 giorni" e "far in modo che la legge 'statutaria' entrasse in vigore entro il termine di indizione dei comizi elettorali".   

Si legge ancora: "Nel caso in cui non si dovesse, invece, procedere a referendum, i tempi per l'entrata in vigore della legge 'statutaria' risulterebbero notevolmente ridotti e sono stimabili in circa 100 giorni dall'approvazione da parte del Consiglio regionale, comprensivi dei tre mesi per la pubblicazione e di un ulteriore periodo massimo di 10 giorni per vari adempimenti accessori". 

Centrodestra all'attacco: il referendum lo chiederemo noi

"La modifica della legge elettorale, seppur su presupposti lontani anni luce dalla nostra visione e cioè rendere possibile ai valdostani l'elezione diretta di un presidente con relativa norma anti ribaltone, rappresentava un impegno anche per la maggioranza che si è rivelato, come del resto tanti altri, completamente disatteso. Tranquillizziamo i sostenitori della fantasiosa ipotesi dei termini che potrebbero essere 'ridotti' in assenza di eventuale referendum, perché il referendum lo chiederemmo noi" se la legge elettorale dovesse essere cambiata dall'alto. Così in una nota il centrodestra valdostano - Fratelli d'Italia Valle d'Aosta, Lega Vda, Forza Italia Vda, Udc Vda e Noi moderati -  che esprime "profondo sconcerto di fronte ai contenuti della lettera elaborata dagli uffici legislativi del Consiglio Valle secondo cui, in pratica, i tempi per una modifica della legge elettorale sono ormai scaduti" se si dovesse indire un referendum.   

"Ove si trattasse - secondo il centrodestra - di atto colposo sarebbe l'ennesima dimostrazione dell'assoluta inadeguatezza di questa maggioranza che neanche conosce le principali leggi, ivi compresa la più importante tra esse, cioè il nostro Statuto speciale che stabilisce che la legge elettorale regionale sia di natura statutaria e che presuppone tempi specifici anche se solo si cambia una virgola.    

Se si trattasse di dolo e per inciso l'aver fatto apposta, nonostante gli annunci, per tirarla lunga per arrivare a non modificare niente questa ipotesi delineerebbe la vera natura di coloro che l'avessero pensata così da tempo per prendere in giro elettori e colleghi di partito. In entrambi i casi è una vergogna di cui i cittadini devono essere messi al corrente".

VdA Aperta, 'un regalo a Fratelli d'Italia' 

"Noi di Valle d'Aosta aperta siamo stati gli unici a insistere fin da subito, prima con Daria Pulz e poi Erika Guichardaz (foto sotto), sull'urgenza di un'unica riforma, quella per la parità di genere.Valuteremo cosa fare rispetto alle tre preferenze, ma la scelta del presidente Testolin di aspettare fino al 15 gennaio per forzare la mano e lasciare la riforma ostaggio di Fratelli d'Italia e della destra è una vergogna". 

Così in una nota la coalizione politica VdA Aperta che ribadisce: "Non si dica però che questa modifica è fatta per garantire la rappresentanza di genere!". Secondo VdA Aperta "c'è una maggioranza trasversale contraria alla riforma elettorale in materia di parità di genere, composta da alcuni uomini in malafede e altri incompetenti. Chi voleva mantenere la preferenza unica per garantire la sua poltrona, chi difende il patriarcato contro l'uguaglianza ha preso in giro non solo gli elettori, ma anche diversi consiglieri di maggioranza". 

  

Secondo la coalizione progressista "il presidente della Commissione competente per le riforme, dopo aver atteso invano le forze politiche della maggioranza, torna a fare da parafulmine e porta in Commissione la proposta della maggioranza Uv-Pd per tornare alle tre preferenze di cui una di genere senza alternanza. I consiglieri del Pd, ancora una volta, dimostrano di non contare nulla, di essere così incapaci da non rendersi conto che altri consiglieri di maggioranza li stavano fregando o di essere complici del disegno che ha rinviato ad oltranza una riforma necessaria per adeguare alla Costituzione la nostra legge elettorale".    

Lavevaz (Uv), 'i tempi per la riforma li conoscevano tutti...'

"Il centrodestra vuole ricorrere al referendum se non saranno introdotte elezione diretta del Presidente e norma antiribaltone? Beh, questo fa parte della democrazia, ne hanno la facoltà". Così Erik Lavevaz (Uv), presidente della Prima commissione consiliare 'Istituzioni e Autonomia' al termine della riunione di ieri. 

"Se i valdostani dovessero firmare per andare avanti con la preferenza unica, ne prenderemo atto, perché si tratterebbe di volontà popolare. Ma le precisazioni dell'Ufficio legislativo sui tempi di approvazione indicano termini che erano assolutamente chiari a tutti. Era evidente a chiunque che se si partisse con un referendum oggi, si andrebbe a votare con il sistema attuale. Siamo arrivati a parlarne adesso perché fino a oggi abbiamo cercato di trovare delle convergenze su una riforma più ampia. Questa convergenza non si è trovata e quindi ci troviamo di fronte alla questione della rappresentanza di genere, che più o meno mette d'accordo tutti nonostante il tempo stringa. Si discute sui termini, su come deve essere inserita la preferenza, ma sul superamento della preferenza unica tutti dicono di essere d'accordo. Quindi si tratta di capire come lo si vuole fare".

 

 Nella prossima seduta della Commissione saranno sul tavolo tutte le proposte di legge e la speranza è che da lì esca una proposta definitiva, "che potrà essere alla peggio soltanto la proposta della maggioranza - conclude Lavevaz -  di modificare le tre preferenze con l’inserimento con quella di genere o, come spero, trovare delle convergenze più ampie su altri aspetti".

 

pa.ga.