Religio et Fides | 26 gennaio 2025, 07:00

'Ruscello di montagna, Inverno'; 1898- Frits Thaulow (1847-1906)

Lettura d'arte domenicale di don Paolo Quattrone

'Ruscello di montagna, Inverno'; 1898- Frits Thaulow (1847-1906)

La prima lettura, il salmo e il brano di Vangelo ci ricordano che la Sacra Scrittura è preziosa e benefica. In particolar modo nel brano di Luca vediamo che Gesù, leggendo un passo di Isaia, afferma che in Lui la Parola di Dio si manifesta e si realizza divenendo il portatore di una lieta notizia che ha la capacità di liberare l’uomo dalle schiavitù, di illuminare il suo cammino spesso incerto e tortuoso e di restituire bellezza a una vita sovente imbruttita. Quando siamo confusi, disorientati e impantanati impariamo ad attingere dalla Bibbia. Certamente non è sempre di immediata comprensione ma facendoci aiutare possiamo trovarvi delle parole preziose che possono esserci di aiuto.

Spesso facciamo letture inutili, sprechiamo ore sullo smartphone a scollare immagini e video che non ci edificano, perché non provare allora ad aprire la Bibbia che quasi tutti abbiamo in casa? Qualcuno potrebbe obiettare: è un testo vecchio cosa vuoi che abbia da dire a noi uomini e donne del 2025! L’aspetto più sorprendente è che se iniziamo a frequentarla scopriremo poco per volta che è sorprendentemente attuale e riesce ad arrivare alle questioni che viviamo quotidianamente. Uno dei lavori più importanti e affascinanti per chi si dedica all’annuncio del Vangelo è proprio aiutare le persone ad agganciare la Parola di Dio alla propria esistenza. La dimostrazione della capacità della Scrittura di parlarci è  dimostrata, per esempio, nella seconda lettura dove san Paolo va a toccare un tasto di grande attualità. Sta parlando della Chiesa che è composta da diverse membra dove ognuno è chiamato a svolgere la propria parte.

Spesso quando ascolto le persone e ci parlo insieme sento ripetere sovente questo ritornello, ed io stesso lo dico a volte di me: “ho troppe cose da fare, non riesco a stare dietro a tutto”. Credo che viviamo in un tempo, e lo stesso problema forse c’era anche all’epoca di san Paolo, nel quale pensiamo di doverci occupare di tutto, di dover essere bravi in tutto e di dare una soluzione a ogni questione. San Paolo ci offre una buona notizia che è liberante, ci dona un ottimo suggerimento utilizzando come esempio il corpo umano dove ogni membro svolge la propria funzione e non è di certo in grado di compiere il lavoro di un altro. Questo non significa che dobbiamo specializzarci in modo eccessivo riducendoci a fare solo il nostro, ma ci invita ad avere l’umiltà di riconoscere che non possiamo arrivare dappertutto perché altrimenti rischiamo di scoppiare.

E’ un pericolo che alberga in ogni ambito dell’esistenza. Pensiamo alla famiglia, dove occorre dividersi i compiti e le responsabilità! Sovente raccolgo lamentele di madri e mogli che dicono di non riuscire più a dare il giro tra lavoro e casa. Tutto ciò dipende dal fatto che si pretende, per senso del dovere frammisto a senso di colpa, di doversi occupare di tutto per dimostrare di essere una brava madre e moglie mentre sarebbe opportuno fermarsi e dire: dobbiamo organizzarci perché io non posso star dietro a tutto! Sovente ci lamentiamo che gli altri non ci danno una mano ma noi sappiamo chiedere aiuto? In diversi ambiti lavorativi, così come nella Chiesa si corre un terribile rischio: voler fare tutto senza darsi le priorità, senza fare scelte, senza rendersi conto che ognuno deve concentrarsi su quegli ambiti nei quali riesce meglio, che sono consoni al proprio carisma. Questo non vuol dire che non debba fare a volte qualcosa che non è nelle mie corde ma è bene valorizzare ciò che rientra nelle mie capacità altrimenti si rischia la dispersione.

Ruscello di montagna, inverno (1898) è un dipinto dell’artista norvegese Frits Thaulow (1847-1906) che amava ritrarre la natura e in particolar modo l’acqua con i suoi effetti legati alla rifrazione della luce. Ciascuno di noi è come un ruscello ricco di vita e di energia ma se questo si divide in troppi rivoli l’acqua non arriva da nessuna parte. E’ ciò che accade quando pretendiamo di fare troppo; le forze si disperdono e non siamo incisivi in nulla e questo aggiunge insoddisfazione e frustrazione. Di recente ho sentito dire da un prete: “i santi non hanno vissuto tutto il Vangelo bensì una parola”. Don Bosco per esempio non si è occupato di tutti, ma ha dato precedenza ai giovani e alla loro formazione umana e spirituale e invece anche nella Chiesa si sente spesso dire questa frase contraddittoria: scegli senza trascurare nulla!  

--------------------------------------------------------------------------------------

Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui. Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore. Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it