Il riavvio delle procedure di esproprio per la realizzazione di una centralina idroelettrica nel comune di Oyace il cui iter comunale autorizzativo fu al centro di un'inchiesta per corruzione, riavvio portato a conoscenza dell'opinione pubblica da Laprimalinea.it, è stato al centro di una interrogazione a risposta immediata presentata dal gruppo Progetto Civico Progressista a inizio della seduta pomeridiana del Consiglio Valle di martedì 28 gennaio.
"L'iter amministrativo per la realizzazione dell'impianto era stato sospeso dal giugno 2020 a seguito di un procedimento penale della Procura di Aosta, poi conclusosi nel 2021, a carico dell'ex sindaco di Oyace e di un imprenditore che hanno patteggiato un anno e sei mesi di carcere - ha ricordato la consigliera Chiara Minelli (foto sotto) -. Con un provvedimento dirigenziale del 13 dicembre 2024 si è prevista la riattivazione del procedimento espropriativo per la costruzione e l'esercizio di un impianto idroelettrico. Visto che la vicenda ha destato e continua a destare preoccupazione in particolare nella comunità di Oyace, ma non solo, chiediamo alla Regione, che ha la competenza esclusiva sulla revoca delle concessioni, se la Giunta abbia deliberato o almeno discusso del permanere della validità degli atti con cui è stata disposta la pubblica utilità dell'opera in seguito al processo e alla relativa sentenza".
Il Presidente della Giunta, Renzo Testolin, ha ricordato che "il procedimento espropriativo relativo alla realizzazione di una centralina idroelettrica nel comune di Oyace è stato sospeso (quando la Regione venne a conoscenza dell'inchiesta penale ndr) in una fase avanzata dell’iter, vale a dire dopo l’adozione dei decreti presidenziali n. 433 e 444 del 15 maggio 2020, con i quali sono stati disposti, con il primo, l’esproprio e l’asservimento coattivo e, con il secondo, l’occupazione temporanea dei terreni necessari. A essere sospesi sono stati, infatti, gli adempimenti successivi previsti dall’articolo 20 della legge regionale 11/2004 in materia di espropri, che disciplina l’immissione nel possesso dei beni, da verbalizzare in contraddittorio con i controinteressati, quale condizione di efficacia del decreto e del trasferimento della proprietà e degli altri diritti reali. Il provvedimento dirigenziale è stato adottato su istanza di riattivazione del procedimento espropriativo da parte della Società, ciò all’esito di approfondita istruttoria volta a verificare il permanere della validità degli atti presupposti. Istruttoria che ha coinvolto diverse strutture regionali - oltre che il Comune di Oyace - e che ha evidenziato come gli atti in questione non siano stati oggetto di revoca, risultando pertanto validi ed efficaci. La struttura competente in materia di espropriazioni ha, pertanto, dovuto riattivare il procedimento".
"Quanto alla revoca dell’atto concessorio - ha proseguito Testolin -, il relativo procedimento è stato avviato dalla Struttura gestione demanio idrico che, al termine di un’articolata istruttoria, non ravvisandone i presupposti oggettivi, ha disposto l’archiviazione del procedimento di revoca stesso. Per concludere quindi, né la Giunta regionale né il Presidente della Regione sono stati chiamati a deliberare o a decidere in merito a questa questione, i cui recenti sviluppi sono stati avviati, istruiti e conclusi dalle strutture amministrative competenti a termini di legge".
Poco soddisfatta della risposta, la consigliera Minelli ha replicato: "Conosco l'iter, ma la mia domanda era un'altra: la Giunta ha deliberato o almeno discusso del permanere della validità degli atti a seguito della vicenda? Perché è grande lo sconcerto tra la comunità. I cittadini devono essere irreprensibili nell'osservanza delle norme, e se non lo sono vengono sanzionati; qui invece, dopo quattro anni, tutto riparte nel silenzio, come se niente fosse successo. Pensavo che se ne fosse almeno discusso in Giunta...".