Sanità | 12 febbraio 2025, 12:20

Seroquel, anche in Valle il farmaco che qualcuno chiama 'la pillola del suicidio'

Seroquel, anche in Valle il farmaco che qualcuno chiama 'la pillola del suicidio'

Il 15 novembre 2024 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale una modifica dell'autorizzazione all'immissione in commercio in Italia del medicinale neurolettico antipsicotico a base di quetiapina, il Seroquel (indicato anche come Sequase da alcune case farmaceutiche). Si è trattato di una modifica importante, ovvero l'inserimento, nel 'bugiardino', delle avvertenze sul rischio di sindrome da serotonina, che precedentemente non erano state indicate. La sindrome da serotonina è una reazione a un farmaco, potenzialmente fatale, che tendenzialmente causa temperatura corporea elevata, spasmi muscolari e ansia o vaneggiamento. 

Ma le polemiche sull'utilizzo del Seroquel risalgono a ben più indietro nel tempo, quando il farmaco, potente sedativo, era già stato introdotto sperimentalmente introdotto in Italia e indicato in alcune terapie da psichiatri e medici in Valle d'Aosta, già nel 2002.

Nel 2010, AstraZeneca che lo produce aveva sottoscritto un accordo di risarcimento danni con il Dipartimento della Giustizia Usa per un importo di 520 milioni di dollari per avere diffuso informazioni false sul Seroquel, concepito come farmaco contro la schizofrenia e il disturbo bipolare mentre AstraZeneca aveva promosso l’utilizzo del farmaco per tutt’altra serie di patologie.

Tra il 2001 e il 2006 AstraZeneca aveva pubblicizzato il Seroquel a psichiatri e ad altri specialisti per patologie mai autorizzate dall’FDA (Food and Drug Administration) per utilizzi cosiddetti off-label, ovvero non inclusi nell’elenco delle indicazioni terapeutiche presenti nel foglietto illustrativo perchè non considerati come sicuri ed efficaci (inclusi aggressività, malattia di Alzheimer, gestione della rabbia, ansia, deficit dell’attenzione, iperattività, disturbo bipolare, demenza, depressione, disturbo dell’umore, stress post traumatico e insonnia).

Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, AstraZeneca aveva indirizzato la commercializzazione illegale dell’antipsicotico Seroquel a medici che normalmente non trattavano la schizofrenia o il disturbo bipolare, bensì che si occupavano di anziani, medici di ambulatori, pediatri e medici per adolescenti, strutture per lunga degenza e istituti di pena.

AstraZeneca avrebbe anche violato lo Statuto federale Anti-tangente offrendo e pagando una remunerazione illegale a dei medici assunti per recarsi in località turistiche per 'informare' altri colleghi per gli usi non approvati del Seroquel e per dare lezioni promozionali ad altri professionisti sanitari circa gli usi inapprovati e non accettati del Seroquel. Tra gli illeciti commessi da AstraZeneca, l’omissione del diabete e del suicidio tra gli effetti collaterali del medicinale, cosa questa che causò numerosi sucidi e tentativi di atti anticonservativi negli Stati Uniti e che condusse circa 26.000 ricorrenti, per lo più familiari delle vittime, a fare causa all’azienda.

Secondo l’FDA il Seroquel è stata la sospetta causa primaria o secondaria di 20.000 “eventi avversi”: diabete, aritmia, sindromi irreversibili del movimento e suicidi. Questo numero include 1754 morti in cui il Seroquel è stato il sospetto primario e 2309 morti in cui il farmaco era il sospetto secondario. Nel 93% dei casi la causa era stata un’indicazione non presente nel foglietto illustrativo. Un'inziativa di marketing ingannevole, ovvero il promuovere e pubblicizzare l’utilizzo di un farmaco per una patologia diversa rispetto a quelle indicate nel foglietto illustrativo.

Il Seroquel, concepito come farmaco anti-schizofrenico era dunque stato illegalmente prescritto come sonnifero e per altri usi non autorizzati. 

Simili problematiche sono state segnalate da alcuni anni anche in Valle d'Aosta da pazienti in terapia antipiscotica. "Quel farmaco mi stava rovinando la vita, stavo davvero impazzendo - afferma a Laprimalinea.it A.S., pensionato di Saint-Christophe  - solo da quando me ne solo liberato sono tornato a un'esistenza più serena, ma ci sono voluti mesi di disintossicazione. Mi auguro che la Sanità valdostana abbia improntato un deciso dietrofront rispetto all'utilizzo del Seroquel".

red.laprimalinea.it