Attualità | 19 febbraio 2025, 13:00

La chiusura del tunnel del Monte Bianco 'costa' alla Valle 12 milioni l'anno

Ben poco significativo, invece, risulta l'impatto ambientale sull'aria

La chiusura del tunnel del Monte Bianco 'costa' alla Valle 12 milioni l'anno

Le chiusure determinate dai lavori al Tunnel del Monte Bianco costano alla Valle d'Aosta 12 milioni all'anno di mancato introito.

Sono stati presentati nella mattinata di oggi, mercoledì 18 febbraio, i primi dati e il risultato delle osservazioni messe in campo per conoscere gli impatti sul territorio valdostano delle chiusure per lavori al traforo del Bianco, in ambito ambientale e in ambito socio economico.

Nell’incontro, convocato dal Presidente della Giunta, Renzo Testolin, alla presenza degli assessori Luigi Bertschy, Giulio Grosjacques e Davide Sapinet, sono stati condivisi i risultati degli studi commissionati ad Arpa Valle d’Aosta e all’UniVdA con i rappresentanti degli Enti locali, delle parti sociali ed economiche della Regione, gli esponenti delle Forze dell’ordine e delle società dei due trafori e delle autostrade.

I primi dati tecnico/ambientali

Una prima informazione, sui lavori e sui cantieri che da settembre a dicembre hanno caratterizzato la 'vita' del Traforo, è stata fornita dal Direttore del GEIE-Tmb l’ingegner Riccardo Rigacci che ha dettagliato il piano degli interventi nel corso delle 15 settimane di chiusura.

A illustrare lo studio condotto da Arpa sul monitoraggio sulla qualità dell’aria in Valle d’Aosta, nelle periodo di chiusura del Tunnel del Monte Bianco, in particolare lungo i principali itinerari stradali e autostradali e prioritariamente lungo le vie di adduzione del traffico leggero e pesante verso il traforo, con una verifica di dettaglio sulla situazione dell’impatto acustico da passaggio di mezzi pesanti nel Comune di Courmayeur, è stata Tiziana Magri, fisico, collaboratore tecnico Sezione aria e atmosfera di Arpa Valle d'Aosta.

Dal monitoraggio di Arpa è emerso che la vera pressione ambientale nella zona del Bianco, soprattutto dal lato francese, non è particolarmente legata alla viabilità ma agli impianti di riscaldamento. In particolare, i dati della centralina nel centro di Courmayeur non si sono discostati da quelli relativi ai periodi di normale circolazione con il traforo in attività.

Dal monitoraggio di Arpa - mentre è chiaro che le emissioni indotte dal traffico si siano ridotte all’ingresso del tunnel nella fase di chiusura dello stesso, come rilevato dalla centralina di Entrèves - è emerso anche che le emissioni complessive nell’ambito del centro di Courmayeur non sono significativamente diminuite.  In ogni caso, le emissioni complessive sono di gran lunga inferiori ai limiti normativi e non denotano un peggioramento della qualità dell’aria, anche considerando l'importante impatto dei sistemi di riscaldamento.

Nel lungo periodo, emerge come, anche in presenza di un incremento del traffico veicolare da e verso il tunnel, le emissioni si siano pressoché dimezzate grazie al salto tecnologico che, nel tempo, ha interessato il parco veicoli, sia dei mezzi leggeri sia di quelli pesanti. Guardando anche al lato francese, le dinamiche correlate al traffico sono simili ancorché emerga che la vera pressione ambientale nella zona del Bianco, soprattutto dal lato francese, non è legata alla viabilità ma agli impianti di riscaldamento.

Le ricadute economiche

Marco Alderighi, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche ed economiche di UniVdA ha illustrato il lavoro che ha fatto l’università della Valle d’Aosta con la supervisione dello stesso professore relativamente alle ricadute economiche e di carattere socio-culturale delle chiusure del traforo del Monte Bianco, che ha voluto principalmente verificare se ci fossero o meno delle aree in forte criticità a seguito della chiusura del tunnel o se la situazione possa essere in qualche misura gestibile ed attenuata da apposite iniziative propedeutiche a cercare di attenuare il fenomeno chiusura.

Dal monitoraggio e dall'analisi dell'Università della Valle d'Aosta l’impatto complessivo sull’economia risulta contenuto e pari a circa di 12 milioni di euro all’anno, così articolato:

 - 2,65 milioni di euro per l’industria a causa di maggiori costi di trasporto e logistici;

 - 2,39 milioni di euro per il commercio al dettaglio, la grande distribuzione e la ristorazione dovuti alla riduzione di fatturato causata dal calo degli escursionisti con relativa riduzione della spesa;

 - 6,80 milioni di euro: per il settore turistico a causa di un calo delle presenze dei turisti con relativa riduzione della spesa, non sono invece stati presi in considerazione gli impatti della chiusura sulle infrastrutture autostradali e sulla stessa società che gestisce il Traforo.

In chiusura di analisi Univda ha infine evidenziato che nel dibattito sulla realizzazione della seconda canna è necessario tener conto di 3 diversi aspetti:

 - Sicurezza e riduzione del rischio di incidenti e di perdita di vite umane

 - Maggiore resistenza del sistema stradale di trasporto alpino

 - Minore impatto ambientale grazie alla riduzione di code e rallentamenti

Al termine è della presentazione dei dati il Presidente della Giunta ha evidenziato che per gli aspetti di viabilità e per le date di interruzione della circolazione al traforo del Monte Bianco è in previsione il consueto incontro con la Prefettura dell'Alta Savoia, nell'ambito del gruppo di lavoro binazionale istituito dalla Commissione intergovernativa per il traforo del Monte Bianco-Cig.

  

Il gruppo è copresieduto dalla Prefettura francese e dalla Presidenza della Giunta, in quanto titolare dell'attribuzione prefettizie per la Valle d'Aosta. 

Il Presidente ha inoltre sottolineato che: "Molto probabilmente, il periodo di chiusura della galleria sarà analogo a quello individuato per il 2024 e già per il 2023. La scelta è conseguente alle indicazioni fornite dal gestore, il quale ha evidenziato come il periodo di riferimento sia quello che nell'anno impatta in maniera minore sul traffico locale e turistico". "Rimane il fatto che un impatto c'è e ci sarà comunque – ha evidenziato Testolin - soprattutto in termini di incertezza del collegamento transfrontaliero che, per quanto riguarda la Valle d'Aosta, sicuramente limita le possibilità di collaborazione con le comunità dell'alta Savoia e di certo non favorisce le attività economiche locali e il loro sviluppo.Ed è la ragione per la quale riteniamo che sia necessario avviare a livello locale, transfrontaliero, binazionale tra Francia e Italia, senza escludere un livello più ampio (anche europeo), una riflessione seria sul futuro dei collegamenti nelle Alpi occidentali, avendo riguardo agli aspetti di sicurezza della circolazione sotto la galleria e sui percorsi di accesso, così come agli aspetti di natura ambientale”. 

È fondamentale, per il Presidente della Giunta,"un confronto senza pregiudizi, che contempli anche l'eventuale soluzione di perforazione di una seconda canna sotto il Monte Bianco, come già è avvenuto per il Fréjus; una soluzione che sarebbe garanzia di migliore sicurezza, ma anche di maggiore attenzione all'ambiente, se si accetta il principio che una nuova galleria non debba comunque comportare l'aumento significativo dei flussi di mezzi pesanti, né minare lo sviluppo dei progetti di nuove reti ferroviarie e di intermodalità dei trasporti commerciali ".

red.laprimalinea.it