Religio et Fides | 23 febbraio 2025, 07:00

'La Creazione dell’uomo', 1956-1958; Marc Chagall (1887-1985)

"Desisti dall'ira e deponi lo sdegno, non irritarti: faresti del male… sta' lontano dal male e fa' il bene, e avrai sempre una casa”. Salmo 36

'La Creazione dell’uomo', 1956-1958; Marc Chagall (1887-1985)

In occasione della giornata della memoria ho avuto modo di ascoltare un’intervista alla scrittrice di origine ebraica Edith Bruck sopravvissuta all’Olocausto e alla deportazione nei campi di concentramento di Auschwitz, Dachau e Bergen-Belsen. Mi ha colpito questa sua affermazione: “io credo che il bene torna e il male torna anche; fare del bene ti ritorna, fare del male ritorna pure”. Parole pienamente in sintonia con le letture della VII domenica del tempo ordinario e in particolar modo con la prima lettura e  il Vangelo.

Nel brano tratto dal primo libro di Samuele il giovane Davide si trova dinanzi al re Saul che gli dà la caccia perché divorato dall’invidia nei suoi confronti. Lo trova accampato, addormentato e inerme , invece di ucciderlo lo lascia vivo perché comprende che il male non paga mai. Citando un’altra donna sopravvissuta alla barbarie nazista, Liliana Segre,è celebre l’episodio nel quale racconta che poche ore prima di essere liberata dalle truppe dell’Armata Rossa dal campo di concentramento di Malchow nel nord della Germania, vide il comandante del campo insieme a altri ufficiali gettare le divise e le armi per confondersi con i prigionieri, raccontando che: “Riconobbi il capo del campo mentre buttava la pistola per terra. Era un uomo terribile, crudele e in quel momento una parte di me avrebbe voluto raccogliere la pistola e ucciderlo. Fu un istante di vertigine, durante il quale si erano invertite le parti: forte io e debole lui. Guardai l’arma, feci per prenderla convinta di potergli sparare, sicura che ne sarei stata capace. La vendetta mi sembrava a portata di mano. Ma di colpo capii che non avrei mai potuto farlo, che non avrei mai potuto ammazzare nessuno. Questo fu l’attimo straordinario che dimostrò la differenza tra me e quell’assassino. E da quel preciso istante fui veramente libera”.

La vera forza, la vera libertà consistono nel saper disobbedire al male che d’istinto vorremmo compiere proprio come ci insegna Gesù con alcune parole che troviamo nel brano di Vangelo: “amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”; “a chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra”; “come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”; “Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta?”; “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. Frasi che possono sembrare assurde e impraticabili eppure quanti uomini e donne nella storia sono riusciti a viverle ieri e oggi dimostrando che il bene e il perdono sono più forti del male e della vendetta.

Quando ci troviamo di fronte a qualcuno che ci fa un torto, che ci mette in cattiva luce, che non sopportiamo per svariati motivi, anche se di istinto ci verrebbe voglia di vendicarci e di fargli trovare lungo fermiamoci un istante e riflettiamo: pensiamo innanzitutto a quanti come Edith Bruck o Liliana Segre hanno risposto al male subito mettendo in circolo il bene; andiamo da Dio e chiediamogli forza per preferire il bene al male così come ci suggerisce un passaggio del salmo 36: “Desisti dall'ira e deponi lo sdegno, non irritarti: faresti del male… Sta' lontano dal male e fa' il bene, e avrai sempre una casa”. Pensiamo poi al nostro benessere personale ricordandoci che coltivare astio, desiderio di vendetta e malignità ci fa male, inquina l’animo, corrode il fegato. e non riusciamo a fare il bene per gli altri facciamolo almeno per noi stessi; infine ricordiamo ciò che dice Gesù al termine del brano evangelico: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”. Proviamo a perdonare pensando che potrà tornarci utile il giorno che ci troveremo faccia a faccia con Dio.

Marc Chagall (1887-1985) è un’artista ebreo consapevole dell’antisemitismo che il suo popolo ha vissuto nel passato e che lui stesso aveva visto prima in Russia dove era nato e poi in Europa ma nonostante ciò ha saputo narrare nelle sue opere che amore e vita prevalgono su odio e morte, come evocato nel dipinto Creazione dell’uomo (1956-1958) dove Adamo è in braccio all’angelo di Dio che si prepara a renderlo  vivo e sul fondo in una girandola di colore si intravedono immagini di eventi della storia anche negativi per ricordarci che la vita e il bene che sono scaturiti da Dio all’origine dell’universo agiscono sempre, hanno agito in Gesù e in tutti quegli uomini e donne della storia che ieri come oggi preferiscono il bene al male.    

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui. Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra.

E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore. Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it