Cronaca | 25 febbraio 2025, 13:21

L'inchiesta sulle cave partita da un sacchetto di pietrine ornamentali che colava polvere di amianto

Dalle indagini è emersa una certa superficialità quando non una vera e propria negligenza rispetto alle necessarie attività autorizzative e di controllo

L'inchiesta sulle cave partita da un sacchetto di pietrine ornamentali che colava polvere di amianto

Era la fine di agosto 2024 quando del tutto casualmente un professore di geologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia, aprendo un banale sacchetto di pietrine ornamentali appena acquistate e da utilizzare per il bricolage, si accorse che dall'involucro 'colava' una polvere bianca dall'aspetto e dalla compattezza 'sospette' per lui che, per mera coincidenza, ha fatto della conoscenza dei minerali la sua professione. Sul sacchetto di pietre ne era indicata la provenienza; decise immediatamente di contattare l'Agenzia Arpa di zona e poi di recarvisi immediatamente, con in mano l'inquietante prodotto, in quell'ufficio che poco dopo trasmise la segnalazione e il materiale ai colleghi di Arpa Valle d'Aosta competente in materia di protezione dell'ambiente, il cui dirigente decise a sua volta di allertare i carabinieri.

L'allora comandante del Reparto operativo, Tommaso Gioffreda, avviò le indagini (coordinate dal pm Giovanni Roteglia), verificando che le pietre 'impolverate' della pericolosa sostanza provenivano da una cava di marmo verde a Issogne, di proprietà di due fratelli, Marino e Renato Dal Bosco, originari del Veneto ma residenti da molti anni in Valle d'Aosta. 

Fu subito aperto un fascicolo a loro carico e iniziarono così gli accertamenti, i quali misero in poco tempo misero in evidenza, a detta degli inquirenti, una grave e imprudente gestione dell'attività estrattiva, estesa anche alla società 'Cave Priod' (che porta il nome del primo gestore ma che ha cambiato proprietà), geograficamente vicina; gli inquirenti si concentrarono poi sulla spedizione e sulla distribuzione del materiale e coinvolsero nelle indagini i colleghi del Nucleo operativo ecologico-NOE, riuscendo a raggiungere e perquisire i siti dove le pietre terminavano il loro viaggio.

Un'altra fase inquirente, inserita in un'inchiesta assai complessa ed estesa (e non ancora terminata), riguarda le autorizzazioni e le concessione estrattive delle cave in Valle, così come redatte e protocollate negli uffici diretti da Luigi Pietro Bianchetti, 64 anni, dirigente dell'assessorato regionale delle Opere pubbliche, Dipartimento ambiente settore Attività estrattive, Rifiuti ed Economia circolare.

Dalle indagini è emersa una certa superficialità quando non una vera e propria negligenza rispetto alle necessarie attività autorizzative e di controllo: basti pensare che da alcuni anni la polizia mineraria non effettuava ispezioni nelle cave dei fratelli Dal Bosco, così come in altre identiche strutture valdostane.

patrizio gabetti