Era la fine di agosto 2024 quando un privato cittadino residente a Bologna, aprendo un banale sacchetto di pietrine ornamentali utilizzate per il bricolage, si accorse che dall'involucro 'colava' una polvere bianca dall'aspetto e dalla compattezza 'sospette', per lui che, per mera coincidenza, era un esperto di minerali. Sul sacchetto di pietre ne era indicata la provenienza; decise immediatamente di contattare e poi di recarsi immediatamente, con in mano l'inquietante prodotto, all'ufficio della Regione Valle d'Aosta competente in materia di protezione dell'ambiente, il cui dirigente decise a sua volta di allertare i carabinieri.
L'allora comandante del Reparto operativo, Tommaso Gioffreda, avviò le indagini (coordinate dal pm Giovanni Roteglia), verificando che le pietre 'impolverate' della pericolosa sostanza provenivano da una cava di marmo verde a Issogne, di proprietà di due fratelli, Marino e Renato Dal Bosco, originari del Veneto ma residenti da molti anni in Valle d'Aosta.
Fu subito aperto un fascicolo a loro carico e iniziarono così gli accertamenti, i quali misero in poco tempo misero in evidenza, a detta degli inquirenti, una grave e imprudente gestione dell'attività estrattiva, estesa anche alla società 'Cave Priod' (che porta il nome del primo gestore ma che ha cambiato proprietà), geograficamente vicina; gli inquirenti si concentrarono poi sulla spedizione e sulla distribuzione del materiale e coinvolsero nelle indagini i colleghi del Nucleo operativo ecologico-NOE, riuscendo a raggiungere e perquisire i siti dove le pietre terminavano il loro viaggio.
Un'altra fase inquirente, inserita in un'inchiesta assai complessa ed estesa (e non ancora terminata), riguarda le autorizzazioni e le concessione estrattive delle cave in Valle, così come redatte e protocollate negli uffici diretti da Luigi Pietro Bianchetti, 64 anni, dirigente dell'assessorato regionale delle Opere pubbliche, Dipartimento ambiente settore Attività estrattive, Rifiuti ed Economia circolare.
Dalle indagini è emersa una certa superficialità quando non una vera e propria negligenza rispetto alle necessarie attività autorizzative e di controllo: basti pensare che da alcuni anni la polizia mineraria non effettuava ispezioni nelle cave dei fratelli Dal Bosco, così come in altre identiche strutture valdostane.