Cronaca | 14 marzo 2025, 08:09

Aosta, al quartiere Cogne un portone 'sbagliato' tiene una disabile prigioniera in casa

A causa della pendenza della rampa e dell'apertura interna del portone, è impossibile per una disabile in carrozzella uscire dal condominio autonomamente

A causa della pendenza della rampa e dell'apertura interna del portone, è impossibile per una disabile in carrozzella uscire dal condominio autonomamente

Dicesi kafkiano ciò che presenta i caratteri dei personaggi e delle situazioni tipiche della narrativa di Kafka, ispirata all'assurdità e all'incomprensibilità delle situazioni in cui viene a trovarsi l'esistenza umana.

E drammaticamente kafkiana pare la vicenda della 58enne aostana Rosita Chiodo, che da anni è costretta su una sedia a rotelle a causa di una malattia degenerativa ma non è questo male a impedirle la sacrosanta libertà di uscire ed entrare da casa propria quando lo desidera. 

Dopo una serie assegnazioni inadeguate, nel 2018 a Rosita e a suo marito è stato consegnato in affitto un alloggio di Edilizia residenziale pubblica-Erp in via Liconi, al Quartiere Cogne, a pianoterra e rispondente alle sue necessità di deambulazione. L'alloggio sì, il portone di accesso al palazzo e la rampa che porta all'alloggio, no.

La rampa è in pendenza, 'scende' gradualmente verso il portone, che si apre verso l'interno. Per chi cammina normalmente con le proprie gambe questo non rappresenta un ostacolo ma per chi si sposta in carrozzella si tratta di uno scoglio autonomamente insormontabile: le ruote scendono lungo la rampa e arrivano al portone, che non si può aprire perché ostacolato dalla stessa carrozzella e certamente né Rosita né chiunque non sia dotato di una forza abnorme riuscirebbe a 'retromarciare', salvo poi comunque ritrovarsi con lo stesso problema una seconda volta. Il problema sussiste inoltre anche al rientro: aperto il portone ed entrati con la carrozzella, ci si ritrova ad affrontare una rampa pendente in salita: Rosita, 58enne colpita da malattia invalidante, non può farcela. 

Le segnalazioni sul problema sono iniziate da subito, perché l'alloggio è vivibile (pur se non privo di ostacoli) ma senza l'aiuto degli assistenti domiciliari o del marito, Rosita non può uscire né rientrare in casa da sola - cosa che invece prima del 2018 ha sempre potuto fare normalmente e potrebbe fare anche oggi -  ed è di fatto 'prigioniera' nel suo alloggio.

"Fisicamente, ma anche e soprattutto psicologicamente, questa condizione mi debilita estremamente - spiega -. Tengo mio marito 'carcerato' con me in casa perché lui stesso si trova costretto a vivere tutto il disagio di questa situazione. gli assistenti domiciliari sono splendide persone, ma fanno quello che possono nei tempi loro consentiti. Nel 2024, durante i lavori di riqualificazione del condominio, abbiamo chiesto agli ingegneri dell'Arer (Azienda regionale di edizilia residenziale che gestisce gli alloggi Erp ndr) di provvedere a sostituire il portone o quantomeno ad 'addolcire' la pendenza della rampa in modo che io possa avvicinarmi al portone a distanza sufficiente per riuscire ad aprirlo, ma ci è stato risposto, dal mio punto di vista incomprensibilmente, che queste soluzioni non sono praticabili. E allora quali, lo sono?". Beh, alla richiesta di soluzioni alternative i coniugi si sono anche sentiti rispondere da un tecnico edile che "tanto la signora non esce mai da sola...", come se a decidere della vita e della libertà di una persona debba essere il progettista di un portone.

Rosita Chiodo è inserita nelle liste di mobilità perché da quell'alloggio che la tiene prigioniera vuole andarsene prima possibile, e chi non lo vorrebbe. Ma intanto nonostante le rassicurazioni e la presa in carico di qualche funzionario pubblico il nodo kafkiano resta e nessuno sa capire perché.

patrizio gabetti