Chi per una ragione, chi per l'altra, per motivare l'estraneità dei loro assistiti sono state sufficienti quattro ore agli avvocati dei 13 politici valdostani comparsi oggi a giudizio di fronte ai giudici della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti (presidente Maria Riolo) per un presunto danno erariale nell'ambito della lunga e articolata indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Aosta (su delega della Procura regionale della magistratura contabile) sui contributi (per gli inquirenti, non dovuti) erogati agli allevatori valdostani nell'ambito delle rassegne zootecniche organizzate dall'Association régional eleveurs valdotains-Arev.
Accusati sono i membri di due Giunte della 14esima e della 15esima Legislatura della Valle d'Aosta - tra consiglieri regionali attuali ed ex - oltre a tre dirigenti regionali. Gli avvocati della Giunta dell'allora presidente Laurent Vierin (14esima Legislatura, primavera 2018) vi è pretesa di intervenuta prescrizione (di parere diverso il pm contabile), mentre quelli della Giunta Spelgatti (15esima Legislatura dall'autunno dello stesso anno) hanno ricordato in aula che la delibera che assegna i fondi per i premi Arev era stata votata da un Gouvernement che era stato sfiduciato e quindi senza più poteri di controllo ma in grado solo di approvare l'atto formale del mero stanziamento.
Per tutti è però in arrivo un provvedimento 'salvapolitici' che potrebbe avere pesanti ripercussioni sul procedimento e certamente più che positive per i citati in giudizio. E' stato infatti prorogato al 30 aprile lo 'scudo erariale per il Governo e per gli amministratori locali, ma è già pronto l'emendamento 'salva tutti' proposto da FdI (denominato il 'Salva Gualtieri') e sarà retroattivo.ùLa Corte dei Conti dovrà dunque dimostrare la 'colpa grave' per il danno commesso e in caso di condanna è comunque previsto una sorta di 'super sconto' sui danni. Il prossimo 30 aprile ci sarà quindi quasi sicuramente una ulteriore proroga del salvacondotto che permette ad amministratori locali e politici di difendersi dalle indagini della Corte dei Conti e poi, se condannati, di pagare in solido con uno 'sconto' risarcitorio pari al 70%. Tutto questo se i magistrati contabili non riusciranno a provare la 'colpa grave' dei citati in giudizio.
La responsabilità amministrativa di chi amministra e di chi governa è stata ridotta con lo 'scudo' dalla Commissione Affari Costituzionali e Giustizia che ha approvato l'emendamento all’articolo 1 del disegno di legge 1621, presentato a dicembre 2023 da Tommaso Foti all'epoca capogruppo di Fratelli d'Italia e oggi ministro per gli Affari Europei.
L'emendamento recita che "la buona fede dei titolari degli organi politici si presume, fino a prova contraria, fatti salvi i casi di dolo, quando gli atti adottati dai medesimi titolari, nell’esercizio delle proprie competenze, sono proposti, vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi, in assenza di pareri formali, interni o esterni, di contrario avviso".
L'emendamento dunque trasforma in legge la presunzione di buona fede degli amministratori locali, scaricando ogni responsabilità sui dirigenti e obbligando il procuratore contabile a esibire la prova della colpa grave. La norma dunque solleva sindaci, presidenti di Giunte e assessori dalla responsabilità su decreti e atti, dando per scontato che eventualmente a produrre un danno erariale sia l'istruttoria dell'atto compiuta da un dirigente o da un responsabile degli uffici tecnico amministrativi, qualora non vi siamo “pareri formali contrari, interni o esterni”.