Il nuovo disco del quintetto di Furio Di Castri presenta un percorso attraverso alcune atmosfere “diversamente” domenicali” in cui un po’ del materialismo dialettico di Mao Tse Tung si confronta con l’iconografia classica dell’estremo Oriente (Shades of China) e con varie riflessioni sentimentali e ironiche (Oh No), romantiche (Calling Miss Daisy), hardcore (What Love) e freudiane (The bass and His double). Tutto intriso di pensieri maggiori e minori e dominato dallo spirito di Charles Mingus e Frank Zappa. Furio Di Castri, contrabbassista e compositore nato a Milano nel 1955, ha collaborato a lungo con Michel Petrucciani, Enrico Rava, Paolo Fresu, Chet Baker, Paul Bley, Richard Galliano, John Taylor, Joe Henderson, Peppe Servillo. Ha suonato in tutto il mondo, registrando più di duecento dischi di cui 20 come leader. Ha composto musiche per orchestra e laboratori sperimentali, teatro, danza, arte contemporanea e sonorizzazione di film muti.
“Di solito la domenica è vissuta come un momento di gioia e festa anche se implica viaggi snervanti per fare un pic-nic in aree verdi improvvisate, per raggiungere una spiaggia affollata o sostenere camminate mostruose in montagna alla ricerca di un angolo di silenzio siderale e aria tagliente, in compagnia di un costante odore di sterco di mucca. Ho sempre nutrito un po’ di timore verso la domenica - da adolescente, da adulto, da padre e da marito. Da bambino era il magico giorno dello zucchero filato al Luna Park o del labirinto degli specchi - che preferivo alle montagne russe dato che soffro incredibilmente di vertigini. Ignoravo che la vita cominciava tirando pugni a un punching-ball e che alla fine ci saremmo spesso ritrovati dall’altra parte del pugno…” - Furio Di Castri.
A cura di Paolo Fassino- SpazioMusica, Aosta
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