Cronaca | 11 aprile 2025, 08:15

'Ndrangheta, tanta voglia di massoneria e di controllo politico nelle 375 pagine di motivazioni alle condanne del processo 'Geenna'

Non scorrimento di sangue, nè estorsioni, nè droga. Dopo quasi sei mesi di lavoro la terza sezione penale della Corte di Appello di Torino, presieduta dalla giudice Flavia Nasi ha depositato il 18 marzo scorso le motivazioni alla sentenza di condanna verso Antonio Raso, Nicola Prettico e Giancarlo Giachino e di assoluzione per Monica Carcea, emessa il 30 settembre 2024

Un'udienza del processo Geenna (foto di archivio)

Un'udienza del processo Geenna (foto di archivio)

Riprende, fa propria e modifica solo in parte ma in modo sostanziale la decisione del giudice di primo grado Eugenio Gramola, la sentenza dell'Appello bis del processo Genna sulla presenza della 'ndrangheta in Valle d'Aosta.

Gramola nel 2020 condannò severamente tutti gli imputati; il collegio torinese presieduto da Flavia Nasi (giudici consiglieri Rossana Riccio e Maria Cristina Pagano) ha invece assolto la 51enne imputata Monica Carcea, ex assessore al Comune di Saint-Pierre, perché, si legge nelle 375 pagine delle motivazioni alla sentenza, depositate il 18 marzo scorso dopo quasi sei mesi di studio ulteriore delle carte, "escluso che l'elezione della Carcea al Comune di Saint-Pierre sia stato frutto di uno scambio politico-mafioso, le acquisizioni probatorie non hanno consentito la chiara dimostrazione di una specifica condotta della prevenuta (Carcea ndr), che abbia in concreto determinato il rafforzamento della consorteria criminale". Inoltre, "pur a fronte di una singolare assiduità di contatti" con soggetti che saranno poi incriminati e condannati per associazione 'ndranghetista, come anche Marco Fabrizio Di Donato, "e nonostante tale anomala contiguità, non si ritiene raggiunta la prova della concreta adozione da parte di Carcea di condotte rivelatesi in concreto e secondo un giudizio 'ex post', tali da rafforzare il sodalizio criminoso".

La Corte di Appello però concorda con le valutazioni del collega Gramola (oggi presidente di Appello a Trento) circa "lo spaccato desolante e preoccupante" emergente dalle intercettazioni, specialmente "in quelle realizzate nell'ambito del procedimento 'Egomnia' (che si è concluso con l'archiviazioe ndr), là dove emerge l'attivismo della classe dirigente (valdostana ndr) nella ricerca di voti che esponenti dell'associazione (di tipo 'ndranghetista secondo i giudici ndr) apparivano in grado di indirizzare".

Il riferimento del collegio, stante le condanne emesse, va certamente agli accusati di associazione mafiosa ovvero il ristoratore aostano Antonio Raso, condannato a otto anni di carcere; l'ex consigliere comunale e dipendente del Casino de la Vallée Nicola Prettico e il suo collega Alessandro Giachino, entrambi condannati a sei anni e otto mesi. 

La ricostruzione delle indagini da parte della terza sezione penale della Corte di Appello di Torino non è dissimile da quelle precedenti: non vi compare scorrimento di sangue né particolare attività estorsiva (se non qualche sporadico e peraltro mai del tutto chiarito episodio) e nemmeno allestimenti di traffici di stupefacenti (unico vero riferimento allo spaccio è riferito al processo 'torinese' di Geenna che ha visto imputati Bruno Nirta e i Di Donato). C'è invece tanta 'voglia' di massoneria e di controllo politico locale; quanto basta, ai giudici, per affermare che vi fù una chiara influenza sulla politica valdostana esercitata dalla 'locale' di 'ndrangheta, la quale secondo il collegio di Appello aveva acquisito "un ruolo significativo nel condizionare le scelte politiche locali".

Con dei distinguo, però. A tutti sono state concesse le attenuanti generiche anche per il "buon comportamento" tenuto durante l'intero arco processuale ma, "l'operatività di tali attenuanti (sulla pena da applicare ndr) deve essere diversamente riconosciuta distinguendosi la posizione di Raso da quella degli altri due sodali" ovvero Prettico e Giachino.

Scrive la Corte: "Pur avendo ricondotto anche la posizione di Raso a quella di mero partecipe del sodalizio criminoso, non può trascurarsi di rilevare come diverso sia il calibro della sua partecipazione, il ruolo e l'ingerenza nelle diverse vicende che hanno caratterizzato l'attività di tale compagine criminosa. E' Raso, infatti, che si interfaccia con tutti gli appartenenti al sodalizio criminoso facendo da 'trait d'union' tra le varie anime del sodalizio, raccogliendo le richieste di 'aiuto' anche di soggetti non intranei e manifestando una subalternità solo rispetto al capo della 'locale' con il quale è in grado di interfacciarsi continuamente e dal quale è continuamente interpellato per la risoluzione delle svariate vicende". Anche se, rilevano le difese, in un caso (per dirimere la questione tra Salvatore Filice e i genitori di un ragazzo coinvolto in un alterco con suo figlio) secondo l'accusa Raso dovette organizzare un incontro con lo stesso Filice e presunti esponenti della 'ndrina, dimostrando così di non avere particolare potere, mentre in un'altra circostanza (lite tra il gestore di una discoteca e un cliente) bastò il suo semplice interessamento telefonico per risolvere il problema.

A Raso l'Appello bis contesta una "maggiore capacità a delinquere" rispetto a Nicola Prettico e Giancarlo Giachino, molto più interessati il primo a far carriera nella massoneria e il secondo a 'gestire' proficui rapporti politici. 

Quanto alla massoneria, le pagine delle motivazioni riportano quasi integralmente una riunione intercettata dai carabinieri nell'ormai 'famosa' tavernetta in via Sant'Anselmo 56 ad Aosta, dove il 19 settembre 2015 veniva costituita la Commanderia di Aosta dell'Ordine Mondiale dei Cavalieri Templari di Jerusalem. Pagine che sembrano tratte dalla sceneggiatura di uno sketch di 'Fratelli di Crozza' ma che invece traducono quanto accaduto tra individui che alla necessità di tale sodalizio 'credono' realmente e agiscono, pur se in maniera tragicomica, in tal senso.

Ispiratore dell'adunanza massonica è tal Giuseppe Scidone, che sarà poi arrestato otto anni dopo, nel 2023, nell'ambito dell'inchiesta 'Eureka' contro la 'ndrangheta. Non c'è Prettico perché, rileva la Corte di Appello, "appartiene ad altra loggia massonica".

Vi partecipano invece Antonio Raso e altri valdostani, persone soltanto 'lambite' ma mai coinvolte come indagati nelle indagini di Geenna.

C'è esaltazione, confusione, incompetenza sull'organizzazione del rito. "Allora, ragazzi, intanto che siamo qua tutti - dice il Maestro di rito in un passaggio dell'intercettazione, mai pubblicata prima d'ora - questo è un passaggio che non si potrebbe fare, perché sarete elevati subito a cavaliere. E' una cosa sotto la mia responsabilità, visto che io sono uno dei cinque Guardiani Mondiali dell'Ordine dei Templari. Lo sappiamo, noi, voi e basta. Però ho bisogno dell'impegno di voi tutti, che facciate, diciamo i rituali che non sono stati fatti adesso (...) perché dovrete poi saperli fare agli altri...". E dice Scidone: "Dovranno fare i quattro, tre anni per essere cavalieri...".

Un 'salto di gradini' massonici insomma, concesso ai presenti alla riunione ma che non dovrà più ripetersi. 

Ancora il Maestro: "Poi gradirei che ognuno di voi fosse abbigliato (...)perché tutti gli accessori hanno un simbolo(...) quando diventate membri dell'Ordine Mondiale (...) praticamente ci si iscrive al Registro dell'Ordine Mondiale in Portogallo, costa 50 euro per avere rispedito il diploma dal Registro Mondiale e costa 50 euro il gioiello dell'Ordine, che ognuno di noi dovrebbe avere (...), poi ognuno dovrebbe avere la corda a otto nodi, che rappresenta l'Universo e noi siamo al centro dell'Universo (...) e poi, mi raccomando, la spada, perché la spada è praticamente una parte integrante...la spada del cavaliere...". 

Il Maestro (che arriva da fuori Valle) più avanti si dedica anche ad aspetti meno sacrali della riunione: "Dovremmo prendere per mangiare...quella là...quella bistecca valdostana..."; e poi a un celebrante, continuando ad allestire la sala per la cerimonia: "Metti la candela, metti il candelabro (...) I mantelli dei nove cavalieri, dove sono? Mantelli, corde, la mia...il mio trolley dov'è? (...) Il vino? Il pane?". Qualcuno (una donna) chiede: "Ma il vino si beve o è solo per..." Risponde il Maestro: "Si deve inzuppare il pane, si deve inzuppare...e poi si mangia". 

Non mancano, nelle pagine delle motivazioni, riferimenti a circostanze e personaggi della vita politica ed economica della Regione, non sempre graditi agli imputati.

In un'intercettazione riportata dai giudici, il valdostano Andrea Favre, amico di Nicola Prettico e sentito come teste al processo Geenna, gli dice: "Hai letto il giornale? (...) han messo Omar (Vittone ndr) a capo della Sitrasb". Risponde Prettico: "Ma giura! (...) al posto di Voyat!", e Favre di rimando: "Molto bene, benissimo, vedrai (...) quanto più vai in alto...se tu cadi da dieci centimetri non ti fai un cazzo, vero? (...)Se cadi da un chilometro? Ti ammazzi, ti sfracelli, capito? Quello è 'midda mischiata con menda (merda mischiata con menta), hai capito?".

I legali degli imputati, Ascanio Donadio, Pasquale Siciliano ed Enrico Grosso (per Raso), Guido Contestabile (Prettico) e Claudio Soro e Francesca Peyron (Giachino) presenteranno ennesimo e ultimo ricorso in Cassazione dopo l'esame delle motivazioni.

patrizio gabetti