Nonostante "un periodo di significative e sofferte tensioni tra il management di Cva e il Presidente della Società azionista (Finaosta ndr), Rosset" lo stesso management "ha proseguito nella sua opera di gestione, portando a termine un mandato caratterizzato da difficoltà e tensioni di mercato, e raggiungendo uno sviluppo industriale e risultati di bilancio in continua crescita, dati questi che dovrebbero essere il primario elemento di verifica da parte dell'azionista in merito al buon operato del management. Di tutto ciò, Rosset non fa mai alcun cenno".
Lo si legge nella lettera di 29 pagine inviata oggi dai membri del consiglio di amministrazione della partecipata Compagnia Valdostana delle Acque-Cva ai consiglieri regionali della Quarta commissione consiliare regionale (e per conoscenza al Presidente della Giunta, Renzo Testolin; al Presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin e al Presidente di Finaosta, Marco Linty) in risposta alla missiva (acquisita dal cda di Cva tramite richiesta alla Regione di 'accesso agli atti' avendone titolo, lo scorso 2 aprile) inviata meno di un mese fa agli stessi organismi istituzionali dall'ex presidente della finanziaria regionale, Nicola Rosset (foto sotto), che ha segnalato di aver ricevuto nel 2022 indebite 'pressioni politiche' per incrementare gli emolumenti della governance della società partecipata e ha criticato la gestione dell'au Giuseppe Argirò.
Il presunto 'silenzio' di Rosset sui risultati della Cva "è forse il segno più evidente di una sua difficoltà ad armonizzare una visione amministrativa della Società in house che al tempo presiedeva, con il ruolo di azionista di una grande Società pubblica, che però opera in un mercato complesso ed estremamente dinamico".
"Si tratta di una visione che Rosset ha voluto presentare come seria e rigorosa - prosegue il management di Cva - ma che, a un esame più attento, ci pare riveli una sostanziale tendenza a privilegiare i formalismi e a evitare le assunzioni di responsabilità, anche a rischio di perdere di vista l'obiettivo sostanziale, ovvero quello di preservare e far crescere il valore della Società pubblica di cui si è azionisti".
"Rammarica che questa difficoltà di comunicazione - conclude la lettera dopo aver ripercorso una serie di vicende conseguenti l'ingresso di Giuseppe Argirò in azienda - non sia stata risolta con il dialogo, durante il mandato. Mentre osserviamo che i rapporti con i nuovi vertici di Finaosta sono orientati a una fattiva collaborazione, rammarica che la vicenda descritta nella Lettera e da noi commentata possa essere oggi usata, forse anche strumentalmente, nel dibattito politico. Come Amministratori protempore di Cva, riteniamo che il Gruppo sia un grande patrimonio di tutti i valdostani: un patrimonio economico, industriale, e professionale, e che merita di essere preservato".
Botta e risposta tra Rosset e Argirò; il ring è l'aula del Consiglio Valle
Nella sua missiva, Rosset precisava che "l'integrità e la trasparenza amministrativa costituiscono pilastri imprescindibili della gestione pubblica. L'applicazione delle norme non solo garantisce la legittimità dell'azione amministrativa, ma costituisce anche un presidio essenziale contro fenomeni di mala gestione e conflitti di interesse. Pertanto, il ricorso a narrazioni parziali o decontestualizzate non può che suscitare perplessità e richiedere un chiarimento approfondito".
Accuse che il cda di Cva respinge al mittente: "Non si comprende il riferimento a 'fenomeni di mala gestione e conflitti di interesse' che, in assenza di indicazioni circostanziate e argomentate, paiono mere illazioni".
Ancora Rosset: "La governance di una società partecipata, specialmente in un contesto di servizio pubblico essenziale, deve infatti basarsi su un principio di accountability che escluda qualsiasi forma di discrezionalità opaca o decisionismo arbitrario". E replica Cva: "operiamo nella produzione, distribuzione e vendita di energia elettrica, e non tutte queste attività sono pienamente assimilabili an un 'servizio pubblico essenziale'", pertanto "non si comprende il riferimento a 'discrezionalità opaca o decisionismo arbitrario'".
Compensi sì, compensi no...
Sempre l'ex presidente di Finaosta sottolineava nella sua lettera ai vertici regionali e consiliari che "il CdA di Finaosta approva, in data 19 maggio 2022, l'avviso per l'acquisizione di candidature per il rinnovo dell’Organo amministrativo di Cva; nel bando sono previsti i seguenti compensi ONNICOMPRENSIVI: Presidente CdA 26.000 euro, Amministratore Delegato 50.000 euro, Consigliere di Amministrazione 7.500 euro". Il riferimento è al fatto che in seguito, tramite la costituzione della società EOS 'interna' a Cva, i compensi dell'Amministratore delegato passarono da 50 a 350 mila euro.
Risponde Cva: "Pare di ricordare che 'onnicomprensivi' non fosse in maiuscolo nell’avviso. In ogni caso, e in assenza di specifiche indicazioni, con 'onnicomprensivi' si intende tutto quanto connesso alla carica in oggetto e non, per esempio, ad altre eventuali cariche (...) Gli attuali emolumenti degli amministratori di Cva nascono da decisioni prese diversi mandati fa, in un periodo in cui tali nomine venivano fatte principalmente a funzionari e dirigenti di Finaosta, i quali avrebbero comunque riversato tali compensi alla stessa Finaosta. L’entrata in vigore delle norme sulla spending review 'cristallizzarono' questi compensi su livelli chiaramente fuori mercato (prevedendo che il costo annuale per la remunerazione degli amministratori non potesse superare l’80% del costo annuo sostenuto per la remunerazione degli stessi nell’anno 2013), e sempre più incongrui rispetto alla complessità e alle responsabilità connesse all’incarico di una Società che già nel 2022 era tra le più grandi e dinamiche del mercato a livello nazionale. Da quando furono coinvolte figure professionali esterne, come già nel 2017 e nel 2019, tali emolumenti furono sempre fissati nel rispetto dei massimali di legge al tempo vigenti. Tuttavia, nella consapevolezza evidente e condivisa che fossero totalmente incongrui e 'fuori mercato', furono sempre concordate espressioni (in sede di avviso e/o di delibere assembleari) che indicavano chiaramente una loro possibile rivisitazione in corso di mandato, qualora fossero incorsi cambiamenti 'oggettivi' (es. l’emanazione del c.d. “Decreto fasce” da parte del MEF) o 'soggettivi' (es. l’esclusione della Società dal Decreto Madia). L’intento di attribuire agli amministratori di Cva compensi congrui anche con revisioni in corso di mandato era pertanto pacifico e condiviso informalmente da tutti".
Le indebite 'pressioni politiche'...
"Un altro aspetto non trascurabile - scriveva Rosset - riguarda le pressioni esercitate da alcuni esponenti della Giunta regionale affinché si procedesse a un aumento degli emolumenti del management Cva. Questo è un fatto documentato, come dimostra l'incontro svoltosi presso la Presidenza della Regione con la partecipazione di figure apicali dell'amministrazione. In quell'occasione, non solo si è discusso dell'aumento retributivo, ma è stata persino ipotizzata una sanzione verso Finaosta qualora la società non avesse dato seguito all'adeguamento in tempi brevi. Allo stesso modo ricordo come i vertici di Cva avessero addirittura evocato la possibilità di portare in giudizio Finaosta".
Per Cva "Il racconto di Rosset in merito alla riunione presso la Presidenza della Giunta non ha alcun fondamento, laddove parla di pressioni. Gli esponenti della Regione presenti tennero un profilo istituzionale di estrema correttezza nella circostanza indicata da Rosset, mantenendo una posizione costruttiva e orientata a individuare la soluzione al problema posto. Ci pare piuttosto di ricordare un certo imbarazzo da parte della Regione per l’impasse che si stava creando. Infine, i vertici di Cva non ricordano di aver evocato la possibilità di portare in giudizio Finaosta ma, semmai di aver parlato di un legittimo affidamento a quanto scritto nell’avviso a presentare candidature e nell’assemblea di nomina".
Ancora Rosset: "Siamo quindi di fronte a quella che potemmo definire, in termini non giuridici, come un'anomaIia istituzionale: il rispetto delle regole è invocato con rigore quando si tratta di limitare prerogative e diritti, mentre diventa improvvisamente flessibile e negoziabile quando su altre logiche. Questo doppio standard è problematico e potrebbe minare, lo affermo da cittadino, la credibilità delle istituzioni. Una situazione, questa, che, tra le altre cose, non ha mancato di creare una forte situazione di disagio nei confronti delle altre società partecipate le quali, pur manifestando la stessa esigenza di un adeguamento dei compensi riservati agli amministratori, non avevano potuto contare sulla stessa “elasticità” concessa al management della Compagnia Valdostana delle Acque. ".
Lapidaria Cva: "L’accusa è retorica e generica, cui non vale la pena di rispondere" e l'ultima affermazione di Rosset è "sconcertante perché, in realtà, al management di Cva non fu concessa proprio nessuna elasticità".