Religio et Fides | 20 aprile 2025, 07:00

Risorgere e rifiorire, 2025

Lettura d'arte domenicale a cura di don Paolo Quattrone

Risorgere e rifiorire, 2025

E’ risorto! E’ questo il messaggio centrale della Pasqua che risplende sia dal Vangelo proclamato nella Veglia pasquale che da quello della liturgia domenicale.

Gesù dopo essere stato condannato a morte, messo a tacere e seppellito in un sepolcro ben sigillato ne è uscito vivo, è risorto, è ritornato a farsi vedere, è passato attraverso il male e la morte per rivelarci che il bene è più forte e che morire non è la fine di tutto bensì un passaggio verso l’eternità. Risorgere etimologicamente significa sorgere nuovamente, come il sole che ogni mattina rispunta dalle tenebre notturne. La resurrezione di Gesù però non riguarda solo Lui ma tutti noi, celebrare la Pasqua è credere che tutti possiamo risorgere, non solo quando moriremo per entrare nella vita eterna ma anche in più occasioni nel corso dell’esistenza terrena.

Ogni giorno e più volte al giorno si tratta di risorgere e come avviene in concreto? Risorgere è innanzitutto scendere dal letto ogni santo giorno per cominciare la giornata, ringraziando per un nuovo inizio che ci è donato, è guardarci allo specchio e ridirci ogni tanto il senso di ciò che siamo e che facciamo; risorgere è ripartire quando ci sentiamo demotivati e stanchi ritrovando le ragioni delle nostre scelte, chiedendoci perché e per chi viviamo; risorgere è rimetterci in gioco quando rischiamo di sederci, di infiacchirci, di impigrirci riscoprendo che ciascuno di noi è chiamato ad amare non chissà dove ma nella realtà nella quale vive, con le persone che incrocia nel proprio cammino, per rendere un po' più bello il pezzetto di mondo che ci è affidato e nel quale viviamo.

Risorgere è ridirci dei sì e dei no per decidere in quale direzione andare, è ridirci le priorità, è ritornare alle proprie responsabilità, è dire più volte al giorno 'sì' alle nostre scelte di vita; risorgere è, ogni tanto, saperci rimettere in discussione per non andare avanti per inerzia, con mollezza, da trascinati, facendo le cose giusto per farle o perché le si sono sempre fatte così, è riprendere in pugno l’esistenza con creatività ed impegno.

Risorgere è riconciliarci quando c’è fatica in qualche relazione, è riconoscere i propri errori e mancanze, è chiarirsi, è chiedersi scusa, è perdonarsi.

Risorgere è ritornare a scegliere il bene e il bello quando ci accorgiamo che ci stiamo perdendo in brutture, che usiamo male il nostro tempo, che stiamo cadendo nell’indifferenza o nel cinismo; di fronte a certe mostruosità e bestialità che vediamo nel tempo presente, risorgere è risvegliare in noi il desiderio dei valori che non solo appartengono al Vangelo ma che sono scritti anche nella Dichiarazione universale dei diritti umani, è rejnnamorarci delle parole buone e rispettose, è ritrovare il gusto del buon senso, delle regole del vivere civile, è chiederci in cosa crediamo davvero e cosa vogliamo trasmettere ai nostri figli e nipoti.

Risorgere è tornare alla verità quando ci perdiamo nella menzogna; è ritornare a Dio quando scopriamo che l’abbiamo abbandonato, eliminato, dimenticato e di conseguenza si tratta di riprendere la preghiera e di coltivare la fede per prenderci cura dell’anima.

Risorgere vale anche per la Chiesa, è ritrovare la gioia, la creatività e l’impegno per annunciare il Vangelo in modo nuovo perché il mondo e la società sono cambiati, perché la gente non è stufa di Dio bensì è stanca di come a volte lo 'cuciniamo' senza metterci sapore, con sciattezza o ripescando antiche ricette del passato rifugiandoci in tradizionalismi e schemi antiquati che non parlano più all’uomo contemporaneo.

Risorgere è ringraziare ogni sera prima di addormentarci; è rifiorire nonostante il trascorrere inesorabile degli anni che concreto significa credere che ogni giorno, per ciò che siamo, per l’età che abbiamo, là dove viviamo possiamo lasciare un segno positivo, portare un po' di luce, di bene e di bellezza.

L’immagine che vi propongo per la Pasqua l’ho scattata durante una delle mie camminate mattutine a fine marzo. Stavo inquadrando l’albero in fiore quando tra le foglie di un cespuglio è sbucato un raggio di sole. Riguardando la foto ho pensato che descrive molto bene il senso della resurrezione: tutti siamo in cammino sul sentiero della vita che a volte presenta tratti di luce e zone d’ombra, aree verdi e spazi aridi ma risorgere vuol dire proprio credere che c’è sempre la possibilità, con l’aiuto di Dio e con il nostro impegno, di ritornare alla luce e di rifiorire. 

 

 

 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui. Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra.

E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore. Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it