Assoluzione perchè mancano le prove concrete di un patto corruttivo, la ricostruzione dei fatti operata dalle difese presenta una ricostruzione plausibile della vicenda anche in relazione alla legittimità delle transazioni. Inoltre, l'agire dell'architetto Valerio Cappelletti non è stato contrario ai doveri di ufficio: per queste motivazioni (il fascicolo è stato depositato in questi giorni) il gup del tribunale di Aosta Davide Paladino lo scorso 23 dicembre ha assolto "perché il fatto non sussiste" i tre imputati nel caso di presunta corruzione per il rilascio delle autorizzazioni a costruire il moderno e tecnologico condominio 'The Stone' a Cervinia, nell'area dell'ex hotel Fosson.
La procura di Aosta aveva chiesto due anni di carcere sia per Ezio Colliard, amministratore unico della Vico srl di Hone, sia per l'architetto Valerio Cappelletti, in qualità di membro esperto della commissione edilizia del comune di Valtournenche, e un anno e quattro mesi per Tiziano Colliard, figlio di Ezio.
Secondo l'accusa, i Colliard avevano promesso a Cappelletti 330 mila euro, somma anticipata dalla consegna di un assegno circolare da 10.276 euro, con l'obiettivo di ottenere da lui, membro della commissione edilizia di Valtournenche, parere favorevole e sostegno alla realizzazione del complesso immobiliare. Il 19 maggio 2023, poco dopo la consegna dell'assegno, Ezio Colliard e Cappelletti erano stati arrestati dalla Guardia di finanza di Aosta - secondo gli inquirenti in flagranza di reato - ed erano poi tornati in libertà tre giorni dopo su ordine del gip. Per le difese invece quella era stata una "lecita transazione commerciale tra le parti relativa all'operazione Area camper, della quale la somma di 300 mila oltre oneri fiscali pattuita avrebbe costituito lecita retribuzione".
Secondo il gup "la sussistenza di una ricostruzione alternativa, non del tutto implausibile ed inverosimile, delle vicende narrate dal capo di imputazione", insieme a "carenze probatorie in merito alla sussistenza del patto corruttivo fra i soggetti coinvolti", fa sorgere "quei ragionevoli dubbi in ordine all'insussistenza dell'ipotesi corruttiva contestata che, secondo l'orientamento di legittimità", non consente di "addivenire, in modo tranquillante, ad una affermazione certa della penale responsabilità degli odierni imputati. Deve pervenirsi, pertanto, ad una pronuncia assolutoria degli stessi, pur con formula dubitativa".
Inoltre, si legge nella sentenza, “può certamente escludersi la messa a disposizione della funzione da parte” di Cappelletti “per una serie di attività di interesse dei privati corruttori”. Per il gup “la messa a disposizione della funzione, stando a ciò che emerge dagli atti di indagine, si sarebbe estrinsecata da parte del Cappelletti nel solo voto favorevole espresso quanto alla pratica citata, senza che emergano altre presunte condotte agevolatrici di Vico da parte dell’imputato”. La prima votazione - ricostruisce il giudice - non fu favorevole a Vico, mentre la seconda “fu sì favorevole, ma condizionata”.