Un altro monumentale volume della visione di Trifonov dell'arte pianistica.
Sono 2 ore e 16 minuti in totale.
Il pezzo forte è l'Arte della Fuga, come il titolo del disco fa immaginare. Con tanto di Contrappunto #14 completato in forma "obbligata" dallo stesso Trifonov.
Il progetto è nato dall'Arte della Fuga prima del periodo Covid su suggerimento del suo maestro Babayan che - giustamente - dopo aver visto il "mattonazzo" dedicato ai russi, intenso ma al limite dell'inascoltabile, uscito in precedenza - deve aver pensato che il suggerimento giusto fosse quello di far tornare Daniil alle origine.
L'Arte della Fuga non è rigida ed ascetica come quella di molti clavicembalisti ma non è nemmeno libera come quella di tanti pianisti russi. In questo probabilmente dobbiamo veramente ringraziare Babayan che oltre ad essere un pianista raffinatissimo è anche un didatta inestimabile.
L'immagine che ci da Trifonov è rispettosa ma aperta, vitale, non da Finis Germaniae o Gotterdammerung. Il tocco è lieve, senza troppo pedale. I tempi liberi ma comunque asserviti a questo spirito del sublime senza troppo sublimare. In ogni nota c'è vita, come il titolo del disco vuole appunto sottolineare.