Religio et Fides - 05 marzo 2023, 08:05

'Il Cristo delle Vette', 1955 - scultura di Alfredo Bai (1913-1980)

Anche oggi don Paolo Quattrone ci avvicina, attraverso le sue puntuali letture d'arte della domenica, alla parola del Signore

'Il Cristo delle Vette', 1955 - scultura di Alfredo Bai (1913-1980)

Ogni domenica di Quaresima, alla luce della Parola di Dio, proveremo ad entrare nel nostro giardino interiore per conoscerlo e scoprire cosa vi è al suo interno perché è da lì che possiamo attingere armonia per la nostra esistenza.

Domenica scorsa ho sottolineato che in esso vi sono anche zone aride e desertiche ma questo non deve scoraggiarci o impaurirci, è semplicemente la realtà, le nostre mancanze di amore, i nostri limiti, i lati negativi del carattere ci ricordano che non siamo Dio e che abbiamo bisogno di Lui.

Inoltre, nel giardino non vi è solo la presenza del Signore ma anche quella del demonio ma ciò che conta è sintonizzarci sul bene più che sul male.

Il Vangelo della seconda domenica di Quaresima racconta di Gesù che si trasfigura su un monte alla presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni mostrandosi in tutta la sua divinità. La montagna nella Bibbia è il luogo per eccellenza dell’incontro tra l’uomo e il divino come accade a Mosè, ad Abramo e a Elia; non a caso due di questi saranno presenti durante la trasfigurazione intenti a conversare con Cristo. Nel nostro giardino interiore vi è un monte dove ogni tanto è bene salire in compagnia di Gesù.

Per quale motivo il Maestro fa compiere quell’esperienza pazzesca ai tre?

Perché da lì a poco dovranno assistere alla Passione e devono aver chiaro che nonostante il male, l’ingiustizia, la violenza e l’odio che vedranno davanti ai loro occhi vi è una prospettiva di speranza e di vita.

Gesù verrà tradito, rinnegato, flagellato, deriso, maltrattato, crocifisso ma si spalancherà un altro orizzonte, quello della resurrezione.

Quante volte anche noi viviamo le nostre passioni: momenti di crisi, di fatica, di dolore e allora occorre andare sul monte del nostro giardino, salirci non da soli ma con Dio per guardare le cose da un’altra prospettiva ed intravedere un orizzonte di speranza.

Gesù li condusse in disparte: vi sono sempre motivi di preoccupazione, di difficoltà e allora occorre fermarci, rientrare in noi stessi, nel giardino interiore e chiedere al Signore di accompagnarci in cima al monte e lì cosa fare? Smettere di guardare solo a noi stessi, ai problemi, a ciò che di negativo stiamo vivendo per volgerci verso Gesù e fare ciò che suggerisce la voce del Padre ai tre discepoli: “Ascoltatelo!”.

Spesso non vediamo via d’uscita dalle nostre crisi perché siamo sempre e soltanto in ascolto di ciò che viviamo, ci lamentiamo, ritorniamo sempre sulle stesse cose come un disco rotto che suona di continuo lo stesso pezzo di brano.

Vuol dire prendere la Parola di Dio, una lettura del giorno, un brano di Sacra Scrittura, un salmo, per ascoltare altro, per metterci dal punto divista di Dio e di ciò che ha da suggerirci. A volte è sufficiente leggere anche soltanto qualche pagina di un testo di spiritualità, l’importante è smettere di ascoltare solo no istessi e ciò che ci tormenta, solo così scopriremo che davanti a noi si schiuderà un panorama del tutto nuovo e inatteso.

Siccome non viviamo in una realtà astratta ma nello spazio e nel tempo, ognuno di noi deve individuare il luogo e il momento che gli consente di salire sul proprio monte interiore.

Quando siamo oppressi da pensieri, preoccupazioni, tensioni, confusione qual è il posto che più ci aiuta a staccare e a connetterci con Dio per poter stare un momento tranquilli ed ascoltarlo? Gesù sul monte si trasfigura, il suo volto, le sue vesti cambiano d’aspetto; salire sul monte interiore insieme al Signore vuol dire andare a guardare ciò che sto vivendo ponendomi da un’altra prospettiva.

Il Cristo delle Vette è una statua di bronzo realizzata dallo scultore torinese Alfredo Bai (1913-1980) e posta nel 1955 sulla vetta del Balmenhorn sul Monte Rosa a 4167 metri. L’opera è legata a un voto dell’artista, ex combattente partigiano, che sopravvissuto alla guerra decise di erigere una scultura a ricordo di tutti i caduti. Non esistendo i mezzi per trasportare l’opera nella sua interezza venne realizzata in undici pezzi portati in cima da alcuni alpini. Di tanto in tanto occorre salire sul nostro monte interiore insieme a Cristo perché da lì le cose le si vedono in modo diverso, da distante, con un certo distacco, da un altro punto di vista, con un orizzonte largo e proprio lì percepiamo le stesse parole che il Maestro disse ai tre discepoli: “Alzatevi e non temete” e così torneremo a valle, nel pieno della realtà, affrontando le situazioni con un altro spirito.

-------------------------------------------------------------------------------------------

Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta.

Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte.

Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito.

Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.

 

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

SU