Tra le tante terapie che vengono prescritte per risolvere dolori e acciacchi di varia natura ci sono anche delle terapie strumentali, come il laser, gli ultrasuoni e altre tipologie di macchinari che utilizzano l’energia (termica, sonora, elettrica…) per raggiungere l’obiettivo.
Spesso e volentieri però i risultati sono parziali o nulli, il che genera rabbia e sconforto nel paziente, che magari ha anche atteso per settimane il proprio turno per iniziare le terapie.
Bisogna comprendere che tutte queste terapie fisiche lavorano principalmente sul sintomo, cioè cercano di ridurre l’infiammazione e il dolore in un particolare distretto corporeo.
Purtroppo non sanno determinare lo schema bio-meccanico che ha portato il tessuto in questione ad irritarsi e lo mantiene in uno stato infiammatorio.
Non significa che siano inutili, significa che vanno utilizzate nel momento giusto e nel contesto più appropriato.
Immaginiamo di finire sotto una frana e di avere una gamba schiacciata da un macigno, come prima cosa non ci metteremo certo a spalmare una pomata antinfiammatoria sul piede per alleviare il dolore, né tantomeno avremo voglia di aspettare settimane per vedere se la pomata farà effetto. La prima cosa da fare sarà liberare l’arto dal peso del macigno, allora sì che diventerà utile spalmare qualsiasi prodotto e iniziare qualsiasi terapia.
Le terapie strumentali accompagnano e accelerano il processo di guarigione del tessuto, ma vanno abbinate alla terapia manuale.
Ogni macchinario avrà indicazioni specifiche per alcune patologie e un buon professionista saprà consigliare le più appropriate, ma in ogni caso dovrà per prima cosa capire l’origine del problema, liberare la struttura e poi integrare nel progetto riabilitativo tutti gli strumenti a disposizione.
I tempi di attesa purtroppo sono un problema non da poco, il corpo ha mille risorse e nel tempo trova compensazioni che possono nascondere il problema, così capita di andare a fare dieci applicazioni di laser per l’epicondilite di un gomito che faceva male due mesi prima, finire le inutili sedute e tornare a lavoro, per scoprire dopo un mese che il dolore è tornato più forte di prima.
Allora è il laser che non funziona?
Ovviamente no, funziona se alle prime avvisaglie di epicondilite faccio un bel trattamento manuale per scaricare spalla, gomito e polso, subito dopo faccio una serie di applicazioni di laser e abbino esercizi mirati e stretching eseguiti con costanza .
Altro discorso vale per ultrasuoni e onde d’urto, che sono terapie che attraverso il processo di cavitazione attivano un’infiammazione di riparazione, quindi non sarà il dolore il parametro da tenere in considerazione per capire se stanno facendo effetto oppure no, ma in ogni caso avranno senso nel giusto protocollo terapeutico.
Quindi pare banale, ma è importante che i professionisti consiglino e prescrivano le giuste terapie nel momento più opportuno e che sappiano spiegare al paziente cosa aspettarsi durante il periodo di trattamento, così da evitare terapie inutili e massimizzare l’effetto di quelle erogate.
A cura di Stefano Gini
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Sono Stefano, sono nato il 15 novembre 1978 e vivo ad Aosta.
Dopo la maturità scientifica mi sono iscritto al corso triennale di diploma universitario di fisioterapia all’università statale di Milano.
Diplomato nel novembre del 2000, ho intrapreso la professione di fisioterapista presso l’Istituto Radiologico Valdostano (IRV).Già nell’autunno del 2001 ho iniziato il corso di Osteopatia della durata di sei anni presso l’IIO (Istituto Italiano di Osteopatia), sempre a Milano.
Diplomato nell’ottobre del 2007, ho continuato la collaborazione presso l’ IRV, in cui ho ricevuto nel gennaio 2013 l’incarico di Direttore Tecnico del reparto di Fisioterapia.
Da Giugno 2014 svolgo esclusivamente attività di libera professione.
Dalla primavera del 2009, parallelamente alla mia professione, ho coltivato la passione per la pratica del Taiji Quan, antica arte marziale cinese dalle proprietà estremamente benefiche per il corpo, in tutte le sue componenti.
Quindi ho frequentato un corso triennale della NEI DAN SCHOOL e conseguito, nel 2015, il diploma da istruttore di “NEI GONG e QI GONG”.
Con stupore ho riscontrato molti punti di unione, a livello di concetti biomeccanici e fisiologici, tra le discipline che ho avuto la fortuna di studiare… così ho integrato le mie conoscenze e proposto anche il “lavoro interno” del Taiji come ginnastica potente e non traumatica, molto valida come auto-trattamento.
Come Fisioterapista e come Osteopata seguo ogni anno svariati corsi di aggiornamento ECM (Educazione Continua in Medicina) o dei corsi “Post-graduate”.
Tra i più importanti: Corso di “Manipolazione viscerale” con J-Pierre Barral.
Corso sull’ “Osteopatia neonatale” con Viola Frymann.Corso “Valutazione su casi clinici difficili: analisi e integrazione osteopatica” con Renzo Molinari.
Corso di pompage della fascia secondo Bienfait.
Corso di “Dinamica posturale” con Hubert Godard.
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