Si terrà venerdì 28 aprile, alle ore 18, negli spazi del Museo archeologico regionale-Mar di piazza Roncas, ad Aosta, l’inaugurazione della Mostra 'Joan Miró. E’ quando sogno che vedo chiaro'.
Per la prima volta in Italia sarà presentata una Mostra inedita su Joan Miró, uno dei massimi protagonisti dell’arte del secolo scorso. Il percorso espositivo delinea la figura dell’artista-uomo, sfiorando le peculiarità della sua persona, dalle convinzioni ecologiste (che oggi chiameremmo di “sostenibilità ambientale”) all’impegno nella lotta antifascista, dall’esigenza fortissima di libertà alla sua ribellione verso ogni forma di tirannia fino alla sua capacità di intrecciare arti lontane come la poesia, la scultura, il teatro, la fotografia.
Le sezioni dell’esposizione mettono in evidenza il triplice impegno morale di Miró: il rispetto per la natura, la libertà politica e l’innovazione del linguaggio artistico, temi scelti dal Comitato scientifico di cui fanno parte Riccardo Auci, Andrea Filippo Cremonesi, Enrique Longinotti, Daria Jorioz, Josep Maria Camps Codina, Josep Massot, Paula Virginia Serè Villarino.
“Le sale del Museo Archeologico Regionale – sottolinea l’assessore Jean-Pierre Guichardaz - ospitano per la primavera-estate di quest’anno un’ampia selezione di dipinti, sculture, libri d’artista, documenti fotografici e video che ci restituiscono la ricchezza creativa di un celebre artista, la sua modernità, ma anche la sua sensibilità e umanità”.
Disse Joan Miró nel 1979 in occasione del conferimento del dottorato honoris causa presso l’Università di Barcellona: “Un artista è qualcuno che, tra il silenzio degli altri, fa sentire la sua voce per dire qualcosa, e che ha l'obbligo che questa cosa non sia inutile, ma che serva all’umanità”.
Dopo quarant’anni di dittatura, in un paese finalmente restituito alla democrazia, Miró manda un messaggio di fedeltà alla terra, di solidarietà tra gli uomini e di dedizione alla ricerca della libertà aldilà di ogni barriera sociale. Per far comprendere il suo processo creativo e la sua connessione con la natura Miró diceva: “Un quadro non si finisce mai, non si inizia nemmeno, un quadro è come il vento: qualcosa che cammina sempre e senza pausa”.
“Miró ha percorso l’arte del Novecento come una stella luminosa, amatissima da molti, ritenuta scontata da alcuni, scrive Daria Jorioz all’interno del catalogo: acclamato per la limpidezza del suo sguardo infantile e per l’esuberante creatività, ma anche criticato per l’accattivante facilità di lettura e per l’immediatezza delle sue opere. Surrealista multiforme e indisciplinato, attratto dal dadaismo e ispirato dalla dimensione onirica e dall’automatismo psichico, l’artista catalano ha fatto della libertà espressiva il fondamento della sua avventura creativa, con inattesi e imprevedibili mutamenti di stile che, superando ogni teorizzazione precostituita, tracciavano un percorso zigzagante “tra eclettismo e azzardo sperimentale”.
Nelle diverse sezioni del percorso espositivo troviamo sculture, olii, i fantocci di Mori el Merma (Morte al fantoccio), la sovversiva e festosa opera teatrale del 1978 ma anche tredici famosi libri d’artista e quattro videointerviste – realizzate appositamente per questa mostra - a persone che conobbero o lavorarono con Miró: il nipote Joan Punyet Miró, Rosa Malet, Colita, Joan Baixas.
“Di estremo interesse sono poi le testimonianze delle persone che vissero o collaborarono con lui. Sono familiari, fotografi, cineasti, storici dell’arte o uomini di teatro che attraverso video, fotografie e interviste ci raccontano del Miró uomo, dell’artista e delle sue opere” specifica nel catalogo il curatore della Mostra, Josep Maria Camps Codina.