Religio et Fides - 07 maggio 2023, 09:00

Spazio elastico, 1972 -Gianni Colombo (1937-1993)

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

Spazio elastico, 1972 -Gianni Colombo (1937-1993)

“Non sia turbato il vostro cuore”, Gesù pronuncia queste parole perché ci conosce bene e sa che spesso siamo in preda alla frenesia, all’inquietudine e all’ansia. Turbato viene dal latino turba cioè agitazione, è quando non trovi pace e il cuore non ha un luogo dove sostare per sentirsi accolto, ristorato e sostenuto. E’ un problema di sempre ma credo in particolare che lo sia oggi perchè spesso viviamo con ritmi disumani.

Ultimamente,parlando con le persone, avverto un senso di fatica generale, non solo fisica ma soprattutto mentale, si è affannati, si corre e non si ha un centro, per non parlare poi dello smartphone che ci distoglie continuamente dal presente per condurci altrove. Giorni fa, parlando con una mia collega insegnante abbiamo fatto questa riflessione: siamo un po’tutti come un elastico tirato, sappiamo che prima o poi si romperà ma non molliamo e questo vale a livello personale, nella società e anche nella Chiesa. Prima o poi l’elastico sispezzerà! Ci eravamo illusi che l’esperienza del Covid ci avrebbe insegnato qualcosa ma non è stato così anzi, abbiamo dovuto rallentare ma ora siamo ripartiti a razzo, con il piede pigiato sull’acceleratore ancora più arrabbiati, a testa bassa, come schegge impazzite e tutto questo aumenta a dismisura il senso di smarrimento e di affanno,corriamo più di prima e siamo ancor più sfibrati. Ci lamentiamo ma non facciamo nulla per rompere questo meccanismo infernale. Il Vangelo e la prima lettura ci mostrano la via per ribellarci alla follia nella quale viviamo per trovare respiro, pace, serenità pur impegnandoci in ciò che siamo chiamati a fare. “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fedeanche in me”.

Gesù ci insegna a non confidare soltanto in noi stessi ma anche in Lui. Vale nel cammino di fede, dove non contano soltanto i nostri sforzi perchè in Paradiso non ci si arriva solo con le nostre energie ma abbandonandoci a Dio e al suo Santo Spirito, lasciandoci guidare, ispirare, smuovere e sostenere e vale anche nelle questioni quotidiane. 

Chiediamoci: come inizio la giornata appena apro gli occhi? Sono già con il cellulare in mano? Sto già pensando a tutto ciò che dovrò sbrigare oppure mi faccio il segno di croce, invoco lo Spirito Santo e dico a Dio con grande spontaneità e sincerità: “Ti affido questa giornata, donami l’energia di cui ho bisogno, ispirami e guidami in tutto ciò che dovrò fare”.

Il pregare oltretutto mi ricorda che io valgo per ciò che sono e non per quello che produco. Il modo con il quale iniziamo la giornata rivela come ci poniamo verso la vita e le nostre responsabilità; spesso siamo turbati e in affanno perché pensiamo di dovercela sempre sbrogliare da soli. 

La prima lettura ci offre altri due consigli: fare scelte e farci aiutare. Viviamo in un mondo nel quale ci illudiamo che per dimostrare di essere persone vive, affermate e di valore dobbiamo essere super impegnati e sempre al top. Gli apostoli invece dimostrano un coraggio da leoni, cosa che manca spesso in tanti ambiti della società, Chiesa compresa; hanno il coraggio di fare delle scelte, di dire dei no, di darsi delle priorità e di chiedere aiuto. Accettano con umiltà e con un sano realismo che non possono occuparsi di tutto, arrivare a tutti e decidono di restare fedeli alla loro vocazione, al loro specifico. Spesso siamo turbati perché vogliamo fare tutto, accontentare tutti, arrivare dappertutto e così ci sfracelliamo, ci dissipiamo, perdiamo di vista le verepriorità, ci riduciamo a brandelli perché siamo tirati da mille parti e perdiamo il nostro vero fascino. Oggigiorno è affascinante chi sa rallentare, chi sa fare scelte, chi non corre come un forsennato.

I Dodici non solo hanno il coraggio di scegliere ma si fanno aiutare istituendo i diaconi. Spesso viviamo male perché non chiediamo aiuto quasi fosse una debolezza o qualcosa che ci sminuisce. Stiamo attenti perché l’elastico prima o poi si può rompere, non tiriamo troppo, non facciamo finta di nulla ma impariamo ad affidarci a Dio,troviamo il coraggio di fare delle scelte, di dire dei no e di chiedere aiuto; la vita è un sottile equilibrio proprio come gli spazi elastici creati negli anni ’70 dall’artista Gianni Colombo(1937-1993) il quale amava sottolineare con i suoi lavori e con differenti linguaggi la fragilità e la variabilità dello spazio, del tempo e dell’esistenza.

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta.

Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte.

Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito.

Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.

 

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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