Cronaca - 21 maggio 2023, 10:00

Tra lussuosi hotel, progetti ambiziosi e inchieste penali, fortune e sfortune di Ezio Colliard ai piedi della Gran Becca

Da sn Ezio Colliard, un militare della Guardia di finanza e l'avvocato Corrado Bellora entrano a Palazzo di Giustizia ad Aosta

Da sn Ezio Colliard, un militare della Guardia di finanza e l'avvocato Corrado Bellora entrano a Palazzo di Giustizia ad Aosta

"Sono valdostano e metto volentieri la mia professionalità al servizio della riqualificazione di strutture dismesse, non opero quasi mai su terreni vergini". Lo aveva detto nell'ottobre di due anni fa l'imprenditore Ezio Colliard, amministratore unico dell'impresa edile Vico di Hone (oggi agli arresti domiciliari per un'accusa di corruzione), all'inaugurazione del '5 stelle' Grand Hotel Cervino, costruito a tempo di record (13 mesi) in località Avouil di Valtournenche sui resti di un'autorimessa in disuso, parallelo al torrente Marmore e affacciato sui campi da golf e su un meraviglioso panorama. 

"Abbiamo fatto tutto per bene, ci mancherebbe"

L'albergo non è nemmeno troppo distante dalla zona dove nel 1978 e nel 2017 si abbatterono due frane, portando nella prima morte e distruzione e nella seconda solo distruzione e tanta paura. Nel dicembre del 2019 pervenne al Comune di Valtournenche la relazione geologica e geotecnica del geologo Marco Vagliasindi, commissionata da Vico srl, relativa al progetto di edificazione del Grand Hotel di Colliard: articolata in 34 pagine, la perizia concludeva che "non sono emerse situazioni a carattere geologico e geotecnico contrarie all’esecuzione dell’opera in progetto, fatte salve le indicazioni progettuali e le prescrizioni operative contenuti nella presente relazione. Sono stati tuttavia evidenziati alcuni elementi di carattere geologico e geotecnico (presenza di falda idrica, spinta dei terreni) che dovranno adeguatamente essere considerate nello sviluppo della progettazione. Nelle successive fasi progettuali, in particolare in relazione alla definizione delle strutture di fondazione e delle condizioni di carico, saranno necessarie ulteriori e più puntuali valutazioni".

Nulla impediva dunque agli Uffici comunali di Valtournenche di consentire l'esecuzione dei lavori e tutto lascia pensare che la Vico osservò scrupolosamente le indicazioni di Vagliasindi durante i lavori. "Abbiamo fatto tutto per bene, ci mancherebbe..." aveva risposto sinteticamente Colliard a un cronista che gli aveva chiesto se vi fossero problematiche ambientali che potessero lambire le sorti dell'albergo di lusso.

Anni da incorniciare

Il 2020 e il 2021 sono stati certamente anni importanti per Ezio Colliard. L'anno dello scoppio pandemico vede la costruzione, o meglio la ricostruzione di Villa Bacchini, meraviglioso chalet della storica famiglia Bacchini lungo il sentiero del rifugio Duca degli Abruzzi, incorniciato dalla maestosità delle Grandes Murailles. Ora si chiama 'La Fenice', nel 1980 il lussuoso chalet era stato completamente distrutto da una valanga; gli eredi Bacchini non se la sentono di tornarci e vendono i ruderi alla famiglia londinese Harrison, che affida alla Vico srl i lavori di edificazione. L'impatto ambientale del cantiere è indiscutibile e viene segnalato da alcuni turisti a Legambiente, che si rivolge al sindaco di Valtournenche lamentando l'invasività e rispolverando anche la pericolosità della zona. Ma all'Amministrazione comunale giungono le autorizzazioni delle Belle Arti regionali e le concessioni edilizie a norma di legge: quell'area non è più da considerare 'sotto valanga' e non sarà costruito un ecomostro ma la Villa 'quasi' nel suo aspetto originale. "Non possiamo farci nulla -  spiega Jean Antoine Maquignaz - il cantiere può operare". 

Quanto al 2021, se nel mese di settembre poteva inaugurare il suo albergo di lusso ai piedi della Gran Becca, qualche mese prima Colliard aveva festeggiato un'assoluzione che chiudeva per lui nel modo migliore possibile una vicenda iniziata un anno e mezzo prima. "Perché il fatto non è previsto dalla legge come reato" l'11 febbraio in udienza preliminare il gup del tribunale di Aosta Giuseppe Colazingari assolse l'allora ex (poi nuovamente nominato) presidente della Cervino spa, Federico Maquignaz e l'imprenditore Colliard, in qualità di rappresentante legale della Vico, dall'accusa  concorso in turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Il pm Luca Ceccanti aveva chiesto otto mesi di reclusione per ciascuno.

Il procedimento riguardava il presunto accordo per la cessione dell'albergo Gran Baita di Cervinia, venduto nel 2016 dalla Cervino spa per un milione 570 mila euro alla Vico di Colliard. L'imprenditore, insieme ad altre persone, aveva poi costituito una nuova società (La Gran baita srl) che nel novembre 2018 aveva rivenduto l'immobile per 4 milioni 350 mila euro alla holding 'Castello Società di gestione del risparmio-Castello Sgr spa'  e - spiegava la procura - senza effettuare alcun lavoro al fabbricato.

Secondo l'accusa il tutto era avvenuto con "accordi, collusioni e mezzi fraudolenti", turbando "la regolarità della procedura di vendita" o "il procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando" per "condizionare le modalità di scelta del contraente garantendo alla Vico srl l'aggiudicazione con relativi ingenti vantaggi economici".

Gli inquirenti sostenevano che il 17 marzo 2016 la Cervino spa (partecipata all'86 per cento da Finaosta) aveva trasmesso un invito a presentare offerte a nove soggetti. Il termine - sempre secondo l'accusa - era stato  "brevissimo", fissato al 21 aprile dello stesso anno. Inoltre non era stato indicato alcun prezzo base per l'immobile, nonostante la stima di Finaosta, nel maggio 2016, fosse di due milioni e 58 mila euro. Nato negli anni trenta come grande albergo, l'hotel Gran Baita era stato semidistrutto da un rogo nel 1973. Gli avvocati Corrado Bellora (difensore di Maquignaz) e Monica Atzei (per Colliard) avevano invece evidenziato al gup che l'incasso di oltre un milione e mezzo di euro era stato per la Cervino spa una soluzione vantaggiosa rispetto alla demolizione della struttura, che sarebbe comunque costata un milione di euro. 

Per la cronaca, nel febbraio di quest'anno l'80% del capitale della Castello Sgr, che possiede il Gran Baita, è stato acquistato dal colosso finanziario Anima Holding per un controvalore  di 60 milioni di euro, pagati interamente per cassa. Obiettivo di Anima è "fare crescere la piattaforma esistente di Castello, che oggi conta oltre 20 fondi immobiliari, nel mercato degli alternativi e consolidarne il ruolo sul mercato domestico sia organicamente che con operazioni strategiche di crescita per linee esterne". Se e come in tale obiettivo rientri la riqualificazione del Gran Baita (che non ha nulla a che vedere con l'altra omonima struttura alberghiera realizzata un decennio fa) non è dato, almeno per ora, sapere.

Quanto al Grand Hotel Cervino, è gestito dal Gruppo Mythos, di cui è presidente Santino Galbiati, che annovera nella sua offerta alberghi e ristoranti di alto livello in Veneto, Lombardia (per quest'anno è prevista una nuova struttura a Ponte di Legno), Piemonte e Valle d’Aosta, dove parte del gruppo anche il Grand Hotel Courmayeur Mont Blanc e l’Ad Gallias ai piedi del Forte di Bard, che è di Ezio Colliard.

Quest'anno, poi, dovrebbe essere completata anche la riqualificazione del condominio Flora Alpina, sgombrato con urgenza nel 2011 per problemi di dissesto strutturale ma per il quale la Vico ha poi ottenuto regolari permessi di cantiere. 

Non c'è solo la Valtournenche...il 'caso' Maison Prois

E' innegabile e sarebbe ipocrita sminuirne la portata: l'espansione immobiliare di Ezio Colliard quasi non conosce limiti e una citazione a parte merita la vicenda di Maison Prois a Courmayeur. Qui è inevitabile sottolineare una gaffe storica macroscopica (magari però è stata voluta...): il complesso residenziale da 65 alloggi 'prima casa'- iniziativa imprenditoriale accolta con grande favore dall'Amministrazione comunale della località ai piedi del Monte Bianco, il cui costo di realizzazione di 14 milioni di euro fu sostenuto dalla Bccv e per il quale fu creata da Colliard la società  Prois Group srl di Hone - sorge sullo storico 'Sasso Preuss', che porta il nome del grande alpinista austriaco Paul Preuss che, dopo averlo scoperto nel 1912, ne fece per mesi la sua palestra di allenamento per la salita al Mont Rouge di Peuterey e al Pic Gamba. Il 'Sasso Preuss': una centenaria icona per gli scalatori di tutto il mondo che si pronuncia 'prois' ma si scrive, per l'appunto, 'preuss'.

Lo scandalo però non sta tanto nella storpiatura del nome ma nel fatto che ora quel bellissimo masso erratico si trova...sotterrato nelle fondamenta di Maison Prois, o meglio ne emerge soltanto più una piccola porzione rocciosa, tanto da far dire al giornalista-alpinista Enrico Camanni "era meglio farne ghiaia...". Le ruspe della Prois Group evidentemente non hanno fatto granché attenzione alla storia dell'Alpinismo. Polemiche, accuse, campagna sui social...tutto inutile, il 'Sasso' resta sottoterra. 

Sempre a Courmayeur, Ezio Colliard possiede l'Hotel des Alpes, modernissimo e tecnologico albergo 'quattro stelle Superior', inaugurato nel 2018 e gestito dalla società Th Resort Compal dell'imprenditore di Hone. Gli ambientalisti hanno protestato: "E' troppo vicino alla Dora", ma sorge sui resti del precedente e omonimo albergo e ha ottenuto, anche in questo caso, tutte le autorizzazioni necessarie.

Nuovi guai giudiziari

Ezio Colliard è stato arrestato venerdì 19 maggio, e con lui l'architetto Valerio Cappelletti, membro della Commissione edilizia del Comune di Valtournenche (che decade alla mezzanotte di oggi domenica 21 maggio, così come la nomina stessa di Cappelletti) dai militari della Guardia di finanza di Aosta. Sono entrambi ai domiciliari, accusati di corruzione per un presunto accordo volto al rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione del 'mini grattacielo' per ricconi 'The Stone' nel centro di Cervinia. Secondo gli inquirenti, si sarebbero accordati per far ottenere a Colliard il parere positivo sul rilascio del titolo a costruire, ottenendo quale contropartita la promessa di una dazione complessiva di 300.000 euro, per la quale un acconto di 10.000 euro sarebbe già stato versato venerdì da Colliard tramite assegno circolare. I finanzieri sono risaliti all'ipotesi di corruzione perché Colliard era intercettato da mesi nell'ambito di un'altra indagine e l'appuntamento per la presunta dazione corruttiva era stato dato per telefono.

"Siamo sereni - ha spiegato il suo avvocato difensore, Corrado Bellora, al termine dell'interrogatorio svoltosi ieri in Procura - quei soldi non hanno niente a che vedere con The Stone ma sono l'acconto per una consulenza finalizzata a un'acquisizione alberghiera". Un'altra? E perché no? Oltre all'assegno sono stati sequestrati dalle Fiamme Gialle il contratto di consulenza e documenti relativi all'acquisizione di alcuni terreni da parte di Colliard. Saranno le indagini a chiarire se di corruzione si tratti oppure no ma intanto, a ben guardarla, la scalata di Ezio Colliard al business del turismo di eccellenza in Valle d'Aosta sembra davvero 'inarrestabile'. E sia scusato il gioco di parole. 

patrizio gabetti

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