Religio et Fides - 28 maggio 2023, 09:00

'Barche a vela ad Argenteuil', 1888 - Gustave Caillebotte (1848 -1894)

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'Barche a vela ad Argenteuil', 1888 - Gustave Caillebotte (1848 -1894)

Quale differenza c’è tra una barca a remi e una a vela?

Nel primo caso occorre usare esclusivamente la forza delle braccia, nel secondo invece è sufficiente spiegare le vele per intercettare il vento. 

E’ esattamente come gestire l’esistenza contando solo su se stessi o invece lasciandosi guidare e sospingere dallo Spirito Santo.

Posso fare tutto da me sfinendomi e per di più lamentandomi delle difficoltà oppure posso affidarmi ogni giorno allo Spirito Santo affinchè sia Lui a sostenermi.

Il francese Gustave Caillebotte (1848 -1894) è stato un grande pittore profondamente innamorato della luce e dell’umanità, i due temi che caratterizzano i suoi lavori, anche se spesso viene semplicemente incasellato tra gli artisti impressionisti.

Caillebotte amava anche praticare la vela a tal punto che acquistò una barca che chiamò Iris con la quale ottenne numerosi successi nelle regate; molte delle sue opere rivelano questa passione come nel caso di Barche a vela ad Argenteuil del 1888, esposto presso il Museo d’Orsay di Parigi.

Argenteuil è una cittadina posta sulla riva della Senna, nell’800 era mèta per appassionati di barche, per gitanti domenicali e pittori. Nel quadro in questione vediamo alcune imbarcazioni ormeggiate, altre con le vele spiegate e qualche barca a remi. Lo Spirito Santo, di cui con la solennità di Pentecoste si celebra la discesa sull’umanità, è la terza persona della Trinità fondamentale nel cammino dell’esistenza tanto quanto il Padre e il Figlio. 

Infatti è la vita, l’energia di Dio che dobbiamo invocare, è il motore della nostra esistenza, senza di Lui siamo persone ferme, restandonel linguaggio velista: ormeggiate. Nella prima lettura ci viene narrata la venuta dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste e così descritta: Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. L’effetto immediato che si genera è che i discepoli iniziano a parlare in differenti lingue rendendosi comprensibili anche agli stranieri. Nel brano di Vangelo leggiamo che Gesù manda lo Spirito Santo sugli apostoli chiusi in casa per inviarli ad annunciare il suo messaggio di salvezza e di perdono. Due episodi che ci rivelano che lo Spirito Santo è Colui che ci fa uscire da noi stessi e da ogni forma di chiusura per aiutarci ad aprirci alla felicità, agli altri, all’amore e naturalmente a Dio.

Quando ci chiudiamo in noi stessi, istintivamente siamo portati a pensare che dobbiamo cavarcela da soli confidando soltanto sulle nostre forze convincendoci che la vita sia come una barca a remi dove tutto dipende dalle nostre braccia e dalla nostra volontà e questo accade anche in ambito di fede: ci illudiamo che l’itinerario spirituale sia soltanto uno sforzo dove si tratta di conquistare il favore e l’amore di Dio, nulla di più falso! In più contando solo su noi stessi e sui nostri mezzi prima o poi ne avvertiamo la limitatezza e l’inadeguatezza facendoci così prendere dal panico e dallo scoramento.

Occorre allora fare un serio cambiamento: abbandonare i remi e spiegare le vele dando la precedenza alla propulsione del vento cioè allo SpiritoSanto. Con ciò non vuol dire che dobbiamo essere passivi perché anche sulle imbarcazioni a vela è importante il fattore umano ma il protagonista è il vento, senza di esso la barca non va da nessuna parte. La solennità di Pentecoste ci invita a compiere una vera e propria conversione di mentalità e di atteggiamento di fronte alla vita ed alla fede:impariamo a non contare solo su noi stessi, sulle nostre forze e ed energie, sui nostri calcoli e ragionamenti, sulla nostra volontà ma impariamo a invocare ogni giorno e anche più volte nella giornata lo Spirito Santo affinchè sia il suo soffio, la sua brezza ad ispirarci,a guidarci, a sostenerci per navigare sulla rotta della felicità. A colpi di remi non si va lontano e in più si fa una grande fatica cadendo facilmente nella lamentazione e nello scoraggiamento, mentre navigando in barca a vela dobbiamo soltanto spiegare le vele,accogliere il vento dello Spirito, metterci   il nostro impegno ma nella consapevolezza che è Lui il motore dell’esistenza, l’ispiratore delle manovre, Colui che ci sospinge fuori dal porto per aiutarci a uscire da noi stessi ed affacciarci al vasto mare della vita.

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta.

Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte.

Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito.

Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.

 

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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