Religio et Fides - 18 giugno 2023, 07:45

'Campo recintato con sole nascente' -1889 - Vincent van Gogh (1853-1890)

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'Campo recintato con sole nascente' -1889 - Vincent van Gogh (1853-1890)

Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Tommaso, Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Giuda Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota sono i nomi dei dodici uomini che Gesù sceglie per dare inizio alla Chiesa e mandati con una missione ben precisa, come leggiamo dal brano di Vangelo: "li inviò, ordinando loro: 'Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date'".

Sono mandati a diffondere una buona notizia, a propagare il bene ma ai loro nomi possiamo aggiungere i nostri, quelli di chi ci ha preceduto e di chi verrà dopo. Non tutti siamo chiamati a diventare vescovi cioè successori degli apostoli, non tutti abbiamo la vocazione ad essere sacerdoti ma tutti siamo chiamati ad essere portatori di vita là dove viviamo, mettendo in gioco le capacità uniche che ciascuno di noi possiede e che ha ricevuto gratuitamente in dono da Dio.

Ogni persona è unica, non ne esiste una copia identica, ciascuno nella sua originalità è chiamato ad essere un diffusore di vita. Se è vero che noi umani veniamo da Dio e siamo fatti a sua immagine e somiglianza, una delle sue caratteristiche peculiari è la creatività perciò anche noi siamo chiamati a creare il bene, ad incidere nella realtà suscitando e generando vita anzichè morte e bruttura. Ogni giorno è un’occasione per essere luce anziché tenebra.

Campo recintato con sole nascente del 1889 è un dipinto di Vincent van Gogh (1853-1890). Comincia una nuova giornata, la luce solare sorge e invade poco per volta tutto, così è per noi, ogni giorno è un nuovo inizio; è la possibilità di diffondere il bene e di portare vita là dove viviamo pur facendo le stesse cose, vivendo con le stesse persone, svolgendo lo stesso lavoro.

Gesù mette i discepoli davanti alla dura e cruda realtà: nel mondo vi è anche il male che si fa percepire in diverse forme ma ciò che conta è lavorare per il bene, cercare di diffondere vita con le nostre parole, scelte ed azioni; siamo chiamati ad essere dei soli che sorgono ogni giorno per portare luce.

Vi cito a tal proposito una frase tratta dal film la casa dei fantasmi: “Ci provi fallisci. Ci riprovi e fallisci di nuovo. Ma il vero fallimento è quando smetti di provarci”, questo è stato il problema di Giuda Iscariota, non volerci provare, arrendersi di fronte al suo errore e fallimento pensando che la via migliore fosse quella di impiccarsi. Tutti gli apostoli hanno dovuto fare i conti con le loro debolezze ed incoerenze, con i fallimenti ed i peccati ma Gesù ha insegnato loro a non mollare, a non confidare solo in loro stessi e nelle loro capacità ma anche in Lui che è l’unico buon pastore.

Quante volte iniziamo la giornata con le più buone intenzioni e dopo qualche minuto ci schiantiamo sulle dure rocce della realtà ma ciò che conta è non mollare mai!

Gesù dice ai Dodici: “andate!”, ogni giorno si tratta di ripartire per cercare di essere portatori e diffusori di bene. Lo scrittore Cormac McCarthy afferma che: “i veri buoni sono quelli che continuano a crederci e non si arrendono mai”.

Significa aprire gli occhi ogni mattina e scendere dal letto facendoci un segno di croce invocando lo Spirito Santo che è creativo per domandare quella forza e quel desiderio per essere persone accese e non spente, vive e non smorte, pronte a mettersi in gioco e non rintanate dietro i recinti e i muri che ci costruiamo.

Quando preghiamo appena svegli dobbiamo chiedere a Dio di venire su di noi come sole che sorge portando luce anche nelle nostre zone più oscure per aiutarci ad essere portatori di vita che in concreto vuol dire avere il desiderio di incontrare le persone, di sorridere, di imparare ed insegnare cose nuove, di realizzare sogni, di ridire sì alle scelte fatte nel passato, di mettere creatività anche là dove non sembra esserci più speranza.

Siamo vivi e portatori di vita fino a quando abbiamo voglia di curare le relazioni, di conoscere nuove persone, di ascoltarle senza giudicarle.

Siamo vivi fino a quando ci spendiamo per fare qualcosa di buono e di bello, per combinare qualcosa di valido, per migliorare una certa situazione, quando non ci arrendiamo al male ed alle brutture che vediamo attorno a noi ma cerchiamo di diffondere bellezza. 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta.

Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte.

Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito.

Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.

 

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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