Ha una visione del mondo senza compromessi, Stefano Cerio, da anni impegnato nella ricerca sull'assenza e l'oscurità là dove meno ci si aspetterebbe di trovarle, ovvero nei luoghi di svago e divertimento. Non immagini che raccontano un paesaggio, quanto piuttosto immagini popolate da strutture gonfiabili, giochi per l’infanzia, poste dall’artista in mezzo alla natura brulla. Anche in zone che in alcune stagioni divengono stazioni sciistiche, mentre altre sono luoghi ricchi di storia.
Nasce a Roma nel 1962; inizia la carriera di fotografo a 18 anni collaborando con L’Espresso. Dal 2001 si interessa di fotografia di ricerca e video ed espone al Diaframma di Milano e alla Galleria Recalcati di Torino, mentre del 2004 è il progetto Machine Man al Lattuada Studio di Milano. Nel 2005 la Città della Scienza di Napoli gli dedica una personale: Codice Multiplo.
Nel 2008 realizza per la regione Piemonte un’installazione per la mostra Le Porte del Mediterraneo a Rivoli ed espone alla Changing Role di Roma con Souvenirs. Nel 2009 la sovraintendenza di Napoli organizza una personale nella Certosa di Capri dal titolo Sintetico Italiano. Nel 2010 espone con due personali alla Galerie Italienne di Parigi e in una collettiva al Museo Madre di Napoli. Nel 2011 realizza Aquapark che espone alla Fondazione Forma per la Fotografia di Milano, alla Galleria Changing Role a Napoli e al MAXXI di Roma. Vive e lavora tra Roma e Parigi.
È una fotografia di grande ricerca quella di Cerio che già dai supporti utilizzati è connotata da una straordinaria cura per la composizione, arrivando anche a manipolare manualmente le fotografie con emulsioni e altri materiali. Il risultato sono opere molto peculiari spesso presentate in serie nelle mostre: 'Sintetico Urbano', 'Souvenirs', 'Apparizioni', 'Winter Aquapark', 'Night Ski', dove regna incontrastata una protagonista assoluta, la 'sospensione'.
In altre parole, nel lavoro di Cerio, quello che emerge è una specie di silenzio solitario dei soggetti raffigurati, dove le persone non sono mai presenti, ma è come se fossero appena andate via, pochi minuti prima. È un lunghissimo stand by di paesaggi quasi lunari, scenari onirici; una galleria da “giorno dopo la fine del mondo” con un effetto straniante rispetto a soggetti conosciutissimi come parchi aquatici e stazioni sciistiche, ma anche statuitine della Madonna, ricordini di viaggio, tombe di animali. E noi ci accorgiamo, come per magia, del surreale che ci circonda, spesso ammantato da un velo di kitsch: basta togliere voci, rumori, alterare le luci, spaesare e il gioco è fatto.
Il lavoro di Stefano Cerio lascia molti interrogativi aperti. Siamo in un’atmosfera di gioia, o ci troviamo ancora una volta immersi nella finzione della sola apparenza, dove la ricostruzione è fatta soltanto con colorati gonfiabili tesi a cadere su se stessi? A ciascuno di noi la risposta.
Le sue serie sono spesso pubblicate anche in volumi curati dallo stesso artista: è il caso di Aquapark (Contrasto editore) e di Sintetico Italiano (Silvana editrice). Di recente ha aderito alla campagna Fotografi per l’acqua pubblica donando una sua foto.
A cura di Massimo Sacchetti; Finestra sull'Arte