Religio et Fides - 03 settembre 2023, 08:07

'Autoritratto come uomo sordo', 1775-Joshua Reynolds (1723-1792)

"Dal dipinto l’artista sembra suggerirci l’importanza di ascoltare; se non sappiamo metterci in ascolto di niente e di nessuno non potremo far altro che ascoltare noi stessi e il nostro io" - don Paolo Quattrone

'Autoritratto come uomo sordo', 1775-Joshua Reynolds (1723-1792)

Nel brano evangelico di domenica scorsa alla domanda che Gesù pone ai discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?”, Pietro risponde in modo egregio: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” e il Maestro gli dirà: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.

Si complimenta con l’apostolo sottolineando che la risposta da lui data non è solo farina del suo sacco ma è frutto dell’ispirazione di Dio.

Nel brano di questa domenica vediamo invece che poco dopo, quando Gesù inizia a spiegare ai discepoli che dovrà affrontare dolore, sofferenza e morte, Pietro mosso soltanto dal suo io lo rimprovera dicendogli: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai” e immediatamente Gesù lo redarguisce: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.

Ci sono momenti nei quali siamo in ascolto solo di noi stessi e dei nostri pensieri umani e altri nei quali riusciamo a lasciarci ispirare dal Signore, dal suo Santo Spirito e dalla sua Parola. E’ un esercizio da compiere ogni giorno: sottoporre i nostri ragionamenti al pensiero di Dio  confrontandoci con esso.

Subito dopo aver rimproverato Pietro, Gesù dirà ai discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso”, non è un invito ad annientarci bensì a non andare dietro soltanto al nostro ego perché non fa del bene a noi e a chi è accanto.

Infatti il nostro orgoglio ci fa cadere in un inganno: convincerci che mettere davanti a tutto e a tutti noi stessi ci renda felici, assecondando le nostre esigenze e punti di vista. Pietro pensa che il suo bene, quello del gruppo dei discepoli e di conseguenza quello di Gesù sia che Lui debba vivere evitando sofferenze e morte.

Quante volte anche noi crediamo di aver chiaro quale sia il nostro bene e quello altrui e spesso riteniamo di poterlo suggerire e imporre anche a Dio! Si tratta invece di saper abbandonare ogni tanto i nostri ragionamenti per metterci in ascolto di ciò che il Signore ci consiglia attraverso la sua Parola e negli eventi che accadono.

Nella frase iniziale del brano è scritto: Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Il Maestro non annuncia solo dolore e morte ma anche la risurrezione ma Pietro non ci fa caso, è talmente concentrato su di sé che pone l’accento solo sul fatto che Gesù non debba morire, si lascia prendere solo da ciò che non gli piace e che lo turba non accorgendosi che vi era anche un barlume di speranza.

Accade la stessa cosa anche a noi quando, ascoltando superficialmente qualcuno, la nostra mente è concentrata su ciò che dobbiamo ribattere e non siamo esattamente sintonizzati su chi sta parlando e su ciò che dice.

Accade anche con Dio: fingiamo di ascoltarlo mentre in realtà andiamo dietro a noi stessi e alle nostre elucubrazioni; impariamo invece a confrontarci con la Parola e invochiamo lo Spirito Santo per guardare la realtà sotto un’altra luce.

Quando una persona ci sta parlando non preoccupiamoci di cosa dovremo dirle o ribattere per avere ragione e in più impariamo a non fare altro nel frattempo, come per esempio guardare lo smartphone, ma mettiamoci in atteggiamento di vero ascolto per accogliere ciò che sta dicendo anche se immediatamente alcune cose non ci garbano o non ci convincono.

Quando preghiamo impariamo a confrontarci con la Parola di Dio, mettiamoci in discussione con ciò che leggiamo, non passiamo il tempo a dire al Signore cosa dovrebbe fare ma chiediamo al suo Santo Spirito che ci ispiri.

Joshua Reynolds (1723-1792) è stato uno dei pittori più significativi del XVIII secolo in Gran Bretagna, uno dei fondatori della Royal Academy, celebre per i suoi innumerevoli ritratti, ne realizzò molti anche di se stesso: 'Autoritratto come uomo sordo' (1775) è esposto alla Tate Modern e ci ricorda che con l’avanzare dell’età ebbe problemi seri alla vista e all’udito. Dal dipinto l’artista sembra suggerirci l’importanza di ascoltare. Se non sappiamo metterci in ascolto di niente e di nessuno non potremo far altro che ascoltare noi stessi e il nostro io. 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui. Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore. Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

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don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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