Ambiente - 30 settembre 2023, 13:25

Il riscaldamento globale 'fa bene' alla viticoltura estrema

Il riscaldamento globale 'fa bene' alla viticoltura estrema

Un dato singolare emerge a margine del concorso 'Mondial des vins extremes' che si è svolto a Sarre giovedì e venerdi scorsi, al quale hanno partecipato 863 vini provenienti da 26 Paesi di tutto il mondo: il riscaldamento globale influisce positivamente sulla viticoltura 'eroica', almeno su quella di alta quota.

 "Cambiamenti climatici non negativi per i vini estremi? Ma diciamolo sottovoce", ha commentato all'Ansa Stefano Celi, presidente del Cervim,, che ha organizzato l'evento. Celi ha sottolineato che "rispetto alla viticoltura di pianura e di collina possiamo ritenerci fortunati: con qualche in grado di temperatura in più le nostre uve ne beneficiano, abbiamo una migliore maturazione e un prodotto finale di maggiore qualità". La viticoltura estrema lavora uve di vigneti che presentano almeno una delle seguenti difficoltà strutturali permanenti: altitudine superiore ai 500 metri di quota, a esclusione dei sistemi viticoli in altopiano; pendenze del terreno superiori al 30%; sistemi viticoli su terrazze o gradoni; viticolture delle piccole isole.

"Nel caso in cui le temperature medie dovessero aumentare - ha aggiunto Celi - abbiamo sempre la possibilità di salire di quota. Certo, se invece parliamo di siccità, il problema riguarda anche la viticoltura di montagna, come nel caso dello scorso anno. La viticoltura eroica deve fare i conti con costi di manodopera maggiori, basti pensare che per lavorare un ettaro di vigneto in pianura servono 100 ore lavoro all'anno, e per lo stesso ettaro in montagna si va da un minimo di 600 a 1.200 ore annue di manodopera".                                      

red.laprimalinea.it

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